sabato, 23 Novembre, 2024
Esteri

Israele: preoccupazione per ricomparsa del “piano a fasi” di Abu Mazen

Per il movimento Fatah, l’Autorità Palestinese e il loro capo Abu Mazen, la creazione di uno “stato di Palestina” nei territori caduti sotto controllo israeliano nel 1967 (Giudea/Samaria o Cisgiordania e Gerusalemme est, prima sotto occupazione giordana, e la striscia di Gaza, prima sotto occupazione egiziana) è solo una tappa verso l’obiettivo finale di distruggere Israele.

La comunità internazionale ama credere che costringere Israele ad abbandonare completamente Giudea/Samaria e Gerusalemme est (la striscia di Gaza l’ha già abbandonata nel 2005) porterebbe alla tanto attesa pace israelo-palestinese. Ma la verità è che la dirigenza palestinese, scrivono alcuni giornali israeliani, non ha alcuna intenzione di arrivare a una pace definitiva con Israele. E lo affermano chiaramente le stesse fonti palestinesi. Autorità Palestinese, Olp e altri capi palestinesi affermano costantemente che lo stato ebraico non ha diritto di esistere. Queste affermazioni sono rafforzate da messaggi martellanti e dalle migliaia di mappe della “Palestina”, onnipresenti nella pubblicistica palestinese, che cancellano Israele dalla carta geografica.

È il rifiuto palestinese di accettare l’esistenza di Israele (entro qualsiasi confine) che spiega come mai i palestinesi hanno respinto tutte le proposte di compromesso volte a garantire una pace duratura creando uno stato palestinese sui territori pre-67.

Per capire come si concilia questa intransigenza con le ripetute dichiarazioni palestinesi a favore di una “soluzione a due stati” (ma attenzione: non dicono mai “due stati per due popoli”, perché secondo loro il popolo ebraico non ha diritto a un proprio stato), bisogna conoscere il “Piano a fasi” approvato dall’Olp nel 1974 .

La dirigenza palestinese sta attenta a non evocarlo quasi mai, ma a volte accade che lo faccia, e piuttosto esplicitamente. Di recente, Abu Mazen viene spesso accusato, in ambito palestinese, di adoperarsi per ottenere uno stato palestinese limitato solo a Gaza, Giudea/Samaria e Gerusalemme est. In sua difesa si è schierato di recente Muwaffaq Matar, membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah nonché regolare editorialista del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida.

In un articolo dello scorso 26 luglio, Muwaffaq Matar respinge le critiche spiegando che basta leggere i discorsi di Abu Mazen per rendersi conto che il suo obiettivo è “liberare ogni centimetro della terra palestinese”, compreso tutto Israele, attraverso “la politica a tappe” delineata nel “Programma in 10 punti” o “Piano a fasi” dell’Olp.

Secondo il “Programma in 10 punti” o “Piano a fasi”, adottato nel 1974 dal Consiglio nazionale palestinese, l’organo di governo dell’Olp, la stessa Olp (oggi presieduta da Abu Mazen) è impegnata a “stabilire una autorità nazionale combattente indipendente su ogni parte del territorio palestinese che viene liberata” (art.
2). “Una volta stabilita, l’autorità nazionale palestinese si adopererà per realizzare l’unione dei paesi in conflitto, con l’obiettivo di completare la liberazione di tutto il territorio palestinese e come un passo lungo la strada verso l’unità araba globale” (art. 8). Per raggiungere questo obiettivo, l’Olp “impiegherà ogni mezzo, e in primo luogo la lotta armata” (art. 2) e “si batterà contro qualsiasi proposta per un’entità palestinese il cui prezzo sia il riconoscimento, la pace, le frontiere sicure, la rinuncia ai diritti nazionali e la privazione del nostro popolo del diritto al ritorno e all’autodeterminazione sul suolo della sua patria” (art. 3). Da notare infine (art. 10) che “alla luce di questo programma, la direzione della rivoluzione determinerà le tattiche che serviranno per rendere possibile la realizzazione di questi obiettivi”. (ITALPRESS).

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