Giovedì scorso, mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite teneva il suo abituale dibattito mensile sul conflitto israelo-palestinese, il commissario generale dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi palestinesi) Philippe Lazzarini ha lanciato un severo avvertimento, in vista del rinnovo del mandato dell’Unrwa in autunno, dichiarando che l’agenzia corre un rischio “esistenziale” a causa del calo dei finanziamenti. Gli israeliani, criticano il fatto che soltanto i palestinesi meritano una ribalta fissa ogni mese al Consiglio di Sicurezza, oltre agli altri dibattiti obbligatori in altri organismi delle Nazioni Unite. E questo “perché l’Onu ha conferito ai palestinesi lo status unico di “profughi perpetui” che viene tramandato di generazione in generazione, e ha incaricato l’Unrwa di prendersi cura dei loro bisogni e soltanto dei loro bisogni, mentre tutti gli altri profughi nel mondo vengono assistiti dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati”.
A rendere la cosa ancora più assurda, scrive la stampa locale, che l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Riad Mansour, ha annunciato ai giornalisti che l’Autorità Palestinese sta rilanciando la sua iniziativa per ottenere la piena adesione all’Onu come “stato membro”, anziché “stato non-membro” come è oggi. Il che garantirebbe unilateralmente ai palestinesi il pieno riconoscimento internazionale della loro statualità senza doversi prendere il disturbo di negoziare un accordo con Israele su confini, sicurezza e altre questioni cruciali. A tal proposito, Mansour ha espresso “cauto ottimismo”. Tornando alla richiesta di fondi per l’Unrwa fatta da Lazzarini, come ha riferito Tovah Lazaroff sul Jerusalem Post, l’agenzia attualmente serve 5,6 milioni di “profughi” tra Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme est, Giordania, Libano e Siria.
Per il 2022 ha un bilancio di 1,6 miliardi di dollari, di cui 817 milioni di dollari per i programmi di base. Ad oggi, ha ricevuto 838 milioni di dollari. Lazzarini attribuisce in parte la cronica carenza di fondi a quelle che ha definito “campagne coordinate per delegittimare l’Unrwa con lo scopo di erodere i diritti dei profughi palestinesi”.
L’Unrwa è stata fondata nel 1949 per fornire quella che doveva essere una soluzione temporanea fino a quando il “problema dei profughi palestinesi” non fosse stato risolto. A quel tempo erano circa 726.000 (secondo i dati delle Nazioni Unite) gli arabi registrati sotto il patrocinio dell’Unrwa. Oggi, il numero dei “profughi palestinesi” affidati alle cure dell’Unrwa supera i 5,5 milioni. In modo sorprendente, negli ultimi settant’anni il numero è aumentato nell’ordine di milioni. Altre ragioni per il calo dei finanziamenti hanno a che fare con svariati rapporti che mostrano dove stanno andando quei soldi. Diverse ong che esaminano sistematicamente i libri di testo e il materiale didattico usati nelle scuole gestite dall’Unrwa hanno documentato la continua presenza di sostegno al terrorismo e culto del martirio violento, nonché istigazione all’odio contro Israele ed ebrei. Per non parlare dei casi accertati di tunnel terroristici e depositi di armi scavati da Hamas sotto scuole dell’Unrwa a Gaza, scrive sempre il Jerusalem Post. Sono passati più di settant’anni da quando il rifiuto del mondo arabo di uno stato arabo palestinese e dello stato ebraico d’Israele generò la crisi dei profughi palestinesi. Da allora, diversi paesi arabi hanno mutato posizione e hanno firmato accordi di pace con lo stato ebraico.
Ma i palestinesi sperano ancora di ottenere il riconoscimento internazionale come stato indipendente senza firmare alcun accordo con Israele, e di mantenere allo stesso tempo gli aiuti internazionali come profughi eterni. L’Unrwa, per il quotidiano di Tel Aviv, non merita ulteriori finanziamenti se non verrà sottoposta innanzitutto a una riforma radicale tale da garantire che si occupi davvero di alleviare la situazione dei profughi palestinesi e non di perpetuarla all’infinito.