lunedì, 16 Dicembre, 2024
Cronache marziane

Kurt e la crisi di governo

Di fronte all’esito dell’ultima votazione sulla fiducia al governo Draghi, in Senato, Kurt il marziano mi ha proposto beffardamente di modificare il titolo di questa Rubrica, cambiandolo da “Cronache Marziane” in “Cronache Terrestri”: egli sostiene infatti che gli accadimenti paradossali e privi di ragionevolezza che io attribuisco agli abitanti di altri pianeti sono invece evidenti e indiscutibili soltanto in questa nostra Italia, che si trova – appunto – sulla Terra e non su Marte.

A questa divertente provocazione ho replicato, osservando che quanto accaduto risponde perfettamente alle dinamiche della politica, che da sempre antepone gli interessi dei partiti e dei gruppi di pressione a quelli dei cittadini.

L’abbandono dell’aula – al momento del voto di fiducia – da parte dei senatori pentastellati non può essere dunque qualificato nè paradossale, né tanto meno irragionevole; ma il loro comportamento va letto semplicemente come un segnale alle altre forze politiche di maggioranza, perché queste ultime sappiano che le conseguenze della scissione pentastellata dovranno ricadere inevitabilmente anche su di loro.

In parole più semplici questo vuol dire che gli spazi di consenso che la scissione inevitabilmente libera non potranno essere appannaggio dell’una o dell’altra forza politica presente in Parlamento, ma dovranno essere riassorbiti o in capo al partito  di Conte, o in capo a quello di di Maio: Tertium non datur e poco importa se, per ottenere questo riassorbimento, l’economia italiana (e non solo quella) dovesse andare a rotoli!

Conte e Di Maio – un tempo condivisori della leadership  di una medesima forza politica – sottoscrissero insieme il patto che portò Draghi a presiedere il Governo di Unità Nazionale, ma oggi che quella condivisione è finita, non può che esser venuta meno anche la principale ragione per la quale le due forze nate dalla scissione  dovrebbero continuare a sostenere il Governo in carica (che di Maio vuole continuare a sostenere e che Conte vuole invece radere al suolo).

Qualche fine commentatore politico potrebbe anche criticare come rozza e semplicistica questa interpretazione dell’accaduto, ma è solo partendo dall’evidenza dei fatti (nel nostro caso, rozzi e semplicistici) che si può tentare di capire come finirà la vicenda.

E qui introduciamo una ulteriore considerazione, ancor più rozza e semplicistica della precedente: né Conte, né di Maio potrebbero condividere la mia lettura dell’accaduto, perché questo significherebbe inevitabilmente emorragia di consensi e quindi la fine di entrambe le forze politiche nate dalla scissione: visto che al corpo elettorale dovrebbero necessariamente esser forniti, da entrambi i leader, elementi di riflessione molto più suggestivi di quelli da me qui riferiti.

L’esito della crisi di governo si giocherà, perciò, tutto sulla capacità dei due leader di nascondere le vere ragioni per le quali quel che resta del Movimento 5 S ho telle (di cui entrambi si dicono unici eredi) vuole ricorrere alle urne per contenere l’emorragia di consensi che ormai da tempo lo affligge.

È vero che in questa analisi non ho considerato gli starnazzamenti degli altri partiti che compongono il Governo a guida Draghi, ma non è men vero che il loro ruolo viene ad essere inevitabilmente subalterno alle scelte che Conte e Di Maio rispettivamente faranno: il Primo per (forse) tornare sui suoi passi, dimostrando di aver ottenuto il soddisfacimento della maggior parte delle sue richieste e il Secondo per non rendere troppo umiliante quel ritorno alle posizioni di partenza.

Nel frattempo gli italiani continuano a subire, inermi, la furia predatoria dell’Agenzia delle Entrate- Riscossione e il Ministero dell’Economia non riesce ad incassare altro che pochi euro dagli esiti di quella furia: lo dico a titolo di esempio delle conseguenze negative della stasi politica in corso.

 Mentre esponevo queste mie considerazioni a Kurt, Lo vedevo quasi divertito e così – sapendo che Lui può vedere nel futuro – ho provato a domandargli di raccontarmi come andrà a finire.

La risposta è stata un capolavoro di ipocrisia: sei nella patria del Gattopardo e dimentichi sempre quanto diceva il Principe di Salina a proposito della necessità di cambiare tutto, affinché tutto resti come prima!

Se ho ben capito, questo vorrebbe significare che Draghi resterà al suo posto, ma se ho capito male… peggio per  tutti noi.

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