venerdì, 15 Novembre, 2024
Cultura

Una passeggiata sul Monte Fogliano, per meditare

La frescura di cui ci si bea, fino a inebriarsi, sotto le fronde estive della faggeta del Monte Fogliano vale bene una passeggiata, e ancor di più. Certamente, un contesto favorevole alla meditazione, un luogo dell’anima.

In quel tempo, Paolo e Giovan Battista Danei dovettero pensare più o meno così, perché scelsero di avere qui il loro primo ritiro, il Ritiro di Sant’Angelo, a Vetralla, vicino Viterbo, quando fondarono l’Ordine dei Passionisti.

 

Dal Manifesto 2017 dello Spazialismo dell’Anima

Alcuni versetti delle Sacre Scritture ci aiutano ad ambientarci meglio nella dimensione trascendente di queste opere. Già leggendo Giovanni, nel suo Prologo, siamo aiutati a comprendere il senso che accomuna tutte le opere dello Spazialismo dell’Anima. Infatti in Gv 1,4-5 leggiamo: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. Ed al versetto 9: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Già si comprende l’origine del significato dei cristalli presenti in tutte le mie opere, della luce e dell’orientamento dell’osservatore per contemplarla.”

 

Presentazione dell’opera
“I Passionisti”

L’opera è un dittico. Sono due frati, sono “I Passionisti”: San Paolo della Croce e Giovan Battista Danei, fratelli. Fratelli non soltanto di sangue, ma anche di sacerdozio, infatti hanno preso i voti a distanza di pochissimo tempo l’uno dall’altro, hanno fondato insieme l’Ordine dei Passionisti. Però sono due tele, è un dittico, perché sono fratelli, ma anche perché le loro storie hanno un epilogo differente, cioè: San Paolo della Croce è agli onori degli altari, mentre il fratello, poiché il suo corpo non è stato ancora ritrovato, non può assurgere agli onori degli altari; è incredibile, la sua santità è evidente, ma non può essere canonizzato. Quest’opera fa parte della prima produzione dello Spazialismo dell’Anima. Esposta nella Galleria La Pigna in Vaticano, è andata poi a Berlino nel 2017. L’Autrice ha voluto donare il dittico ai Frati Passionisti del Ritiro di Sant’Angelo, grata della loro soave presenza, in quel luogo ma anche in un’antica dimora privata lì vicina e tanto familiare ai Frati, e della loro nascosta e fervida preghiera.

 

Spiegazione dell’opera

San Paolo della Croce, cioè la sua tela, nella pittura ha il bianco, il candore della sua umanità, e verso l’alto, verso il margine superiore, ha cristalli oro, perché lui è visibilmente agli onori degli altari, è riconosciuto in Dio dalla Chiesa. Tuttavia, rimane ancora legato al fratello (area pittorica di transizione) perché i due sono stati sempre indissolubilmente legati. Giovan Battista, che è la tela inferiore, è orizzontale e scuro perché giace ancora nella terra. Fu portato via dal Ritiro di Sant’Angelo, il convento di cui era stato per primo Rettore dell’Ordine, a causa delle incursioni napoleoniche del 1814. Fu portato via e non è ancora stato ritrovato. Quindi è nella terra, in questo buio nero orizzontale perché è ancora sepolto, nascosto, non sappiamo dove. È la tela in basso perché è stato il basamento per il fratello, è stato fondamentale nell’opera di fondazione dei Passionisti. Dei due era forse il più rude, il più chiuso, è vissuto nel nascondimento, e forse Dio lo sta ancora esaudendo, perché è ancora nel nascondimento. I cristalli sono più grossi, perché la riflessione della Luce di Dio in lui è stata molto forte. Comunque, l’opera deve svolgersi in due tele separate, perché la vita dei due fratelli ha avuto, fino ad oggi, un epilogo differente.

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