giovedì, 2 Maggio, 2024
Cultura

UNESCO, massiccio dell’Ahaggar candidato a Patrimonio dell’Umanità

Il massiccio dell’Ahaggar è un complesso montuoso, in Nord Africa, nel cuore del deserto del Sahara, nel sud dell’Algeria. Prende il nome dalla popolazione che tradizionalmente vi abita, i tuareg Kel Ahaggar. L’Ahaggar sorge immediatamente ad ovest di Tamanrasset. L’intera regione ha un’ altitudine media superiore ai 900 metri sul livello, e la cima più alta è il monte Tahat, al centro dell’Atakor. Esso culmina a 2.918 metri di altitudine, ed è anche la vetta più alta dell’Algeria. Per questo parco culturale si parla da tempo di iscrizione nel patrimonio Unesco. Il progetto è stato affidato a Slimane Hachi, direttore di Crespiaf ed ex Cnrpah che ha recentemente coordinato il dossier per l’inserimento del cuscus nel patrimonio immateriale dell’Unesco.

Slimane Hachi è anche il capo del Centro regionale di Algeri per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale in Africa (Crespiaf) che ha la missione di inventariare, salvaguardare ed elencare gli elementi a livello regionale e continentale. In una intervista ad un quotidiano algerino ha detto: “Le nostre missioni non consistono nel prendere il posto degli Stati attraverso l’Unesco. Siamo qui per aiutare a salvaguardare il patrimonio culturale immateriale. Il backup è una parola grossa perché comprende una serie di azioni. Siamo li’ per soddisfare i requisiti della convenzione. Uno di questi requisiti é l’identificazione e l’inventario del patrimonio culturale a livello statale. Il nostro ruolo é produrre modi di fare cose, testi e politiche pubbliche per salvaguardare questo patrimonio”.

Tutte queste ricerche vengono condotte con l’obiettivo di includere più elementi nella lista del patrimonio immateriale, ha aggiunto. Infatti Il Ministero della Cultura ha recentemente avviato l’operazione per classificare il Parco Culturale di Ahaggar come patrimonio materiale universale. Dopo il parco del Tassili che è classificato Patrimonio dell’Umanità, aggiunge Slimane Hachi, ora c’é una richiesta che viene fatta per classificare quello di Hoggar come Patrimonio dell’Umanità, è ciò un’ottima cosa. Questo parco è di quasi 500.000 km2. E’ di grande ricchezza preistorica. Questa registrazione potrebbe introdurlo nella rete dei parchi mondiali, e l’Algeria dovrà fare come tutti i grandi parchi mondiali che si sono succeduti. Slimane Hachi ricorda che inizialmente era stato elaborato un progetto che forse dovremmo rilanciare, e che doveva permettere di gemellare i nostri parchi con i parchi mondiali, in Francia, Spagna e Africa.

“Ciò consentirà di beneficiare delle esperienze fatte altrove, del know-how e dello scambio, e di avviare politiche di conservazione, promozione e salvaguardia – spiega Slimane Hachi – Ma ovviamente, passo dopo passo, è necessario, dal mio punto di vista, forse creare strutture ad hoc che federino questi parchi nazionali in un’unica struttura, non amministrativa, ma di orientamento, di idee e di coordinamento, al fine di coordinare le diverse politiche di diversi parchi di diverso tipo. Perché così hai parchi con un forte contenuto archeologico, antropologico, naturale, come Djurdjura o Taza, o anche culturali come il Tassili – aggiunge – Oggi abbiamo una comprensione unica del massiccio dell’Hoggar, perché tutto il lavoro che è stato fatto finora e’ stato frammentato. Studiamo una parete rocciosa, poi passiamo a una collezione archeologica. Per dieci anni con un team da me creato, abbiamo fatto registrazioni artistiche di incisioni rupestri di un intero massiccio dell’Hoggar, quello di Tefedest”.

“Questo massiccio che si estende per oltre 150 km di lunghezza e 35 di larghezza contiene una grandissima ricchezza preistorica – prosegue Hachi – Abbiamo sviluppato in questo territorio quella che viene chiamata archeologia totale, cioè che abbiamo considerato resti sia materiali che artistici nel tentativo di comprendere appieno questo periodo preistorico. Il risultato è che ora abbiamo uno scavo preistorico che si tiene regolarmente in questo massiccio chiamato Thanain 6. Abbiamo identificato più di 120 stazioni d’arte che sono documentate, fotografate e rilevate.

In questo scavi diretti da Smaïn Idir, abbiamo scoperto oggetti, macchine, oggetti litici, ceramiche e ornamenti neolitici – conclude – Ha scoperto tutto ciò che ha fatto la vita quotidiana di queste popolazioni di pastori e occasionalmente cacciatori.
Molto presto pubblicheremo un bellissimo libro sulle 120 stazioni che abbiamo riconosciuto e studiato”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Mipaaf candida espresso italiano a patrimonio dell’Unesco

Romeo De Angelis

L’Algeria chiede revisione delle tariffe del gas alla UE

Marco Santarelli

Se Putin chiude le forniture una mano dal gas algerino? Cruciale il ruolo degli Stati Uniti

Enzo Cartellino e Emanuela Antonacci

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.