venerdì, 29 Marzo, 2024
Cultura

“Scelte compromesse”, da Openpolis e Con i Bambini una fotografia sull’adolescenza

L’adolescenza è un periodo complesso non soltanto per essere la fase di passaggio tra infanzia ed
età adulta, ma anche perché in esso i ragazzi maturano decisioni importanti. Come la scelta del
percorso formativo.

In questa fase, pertanto, il divario educativo può essere determinante per un adolescente che si
appresta a disegnare il suo domani.

Il quattro febbraio, con una diretta streaming, la giornalista Sara De Carli, il responsabile di
Openpolis Vincenzo Smaldore, e il vicepresidente di Con i Bambini Marco Rossi-Doria, hanno
presentato il nuovo Report nazionale “Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla
scelta e povertà educativa minorile”.

Lo studio è stato condotto dall’Osservatorio #conibambini, promosso da Openpolis e Con i
Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.

«Ci si aspetta dai ragazzi sempre tanto – afferma Vincenzo Smaldore – allora la nostra riflessione è
stata: questo dovere che gli si ricorda in continuazione è frutto anche di un percorso di crescita, di
consapevolezza che i ragazzi hanno avuto? Quali sono le scelte che loro hanno potuto fare?».
Lo scopo è quello di fornire al decisore pubblico gli strumenti adatti a eliminare o ridurre il divario
educativo da cui il nostro Paese è dilaniato: un patto che veda come attori lo Stato e le Regioni,
per la definizione di una politica forte di indirizzo, i Comuni, le scuole e gli operatori del Terzo
settore, per la realizzazione di un’alleanza sul territorio.

Come ricorda Smaldore, l’intento è di esplorare il dato, provando ad andare su una “granularità”
maggiore. Ogni dato medio rischia di fornirci una fotografia “piatta” di quella che è la situazione, e
solo dettagliandolo possiamo ritrovare le differenze: dietro una condizione nazionale critica,
esistono diverse sfaccettature.

Se consideriamo la fascia di età che frequenta medie e superiori, limitandoci ai minori, in Italia
sono 4 milioni i ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni. Si tratta di quasi la metà dei minori
residenti in Italia (42%) e del 6,67% della popolazione italiana.

Per loro è elevatissimo il rischio di ereditarietà; nel nostro Paese la condizione da cui provengono i
ragazzi e le ragazze spesso ne condiziona il futuro.

Questo si evince ampiamente dai numeri: chi proviene da una famiglia con uno status socio-
economico-culturale alto, nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano.
Specularmente, per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente.
E la terza media rappresenta il punto di divario più alto, poiché aumentando la necessità di essere
seguiti si fa più evidente l’esigenza del supporto familiare.

Allo stesso modo, il territorio incide sul divario e sulle opportunità di scelta degli adolescenti: nei
test alfabetici, l’87% dei capoluoghi del Nord Italia presenta un risultato superiore alla media
italiana. Nell’Italia meridionale e centrale, la quota di comuni che superano questa soglia scende
rispettivamente al 25% e al 36%. Un dato che a sua volta diverge, se si confrontano aree
metropolitane e periferiche di una singola città.

Altra variabile analizzata è l’origine degli adolescenti. Per gli stranieri, infatti, le difficoltà in ambito
formativo si fanno più marcate: mentre il ritardo scolastico di studenti italiani si attesta al 9%, per
gli stranieri al 30%; l’abbandono scolastico interessa l’11% di italiani e ben il 36% di stranieri.

Non sempre, quindi, le opportunità di sviluppo dei ragazzi e delle ragazze dipendono da scelte
individuali, ci sono spesso delle condizionalità sociali e infrastrutturali.

Indagando sempre più dettagliatamente se ne potrebbe ricavare un’analisi che da quantitativa
diventa qualitativa: come riconosce Marco Rossi-Doria, la minima sfumatura nella vita di un
adolescente può ribaltare la sua condizione.

«Il sistema Paese non pone sufficientemente la questione in termini di diritto e macroeconomici:
le due cose coincidono, nel bene e nel male – afferma Rossi-Doria –. Se un Paese che fa pochi figli
vede ormai da molti lustri che, oscillando tra un quarto e un terzo, la sua popolazione non ha le
competenze minime per poter continuare ad apprendere nel corso della vita, si deve porre un
problema in termini di sviluppo». E prosegue «la Repubblica deve fare cose per rendere
l’eguaglianza reale e tocchi la vita delle persone – comma 2 dell’art.3 della Costituzione – faccia
cambiare quel “salmo” caso per caso. […] Abbiamo bisogno di una svolta, altrimenti tutti quegli
adolescenti tra cinque anni saranno giovani adulti senza possibilità di occupazione nel mondo
basato sulla competenza, per la produzione di beni e servizi».

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Devianza minorile, bando da 15 milioni di euro

Ettore Di Bartolomeo

“Con i Bambini”, 80mila studenti bocciati per troppe assenze

Marco Santarelli

Autorità garante per l’infanzia e adolescenza: decreto Caivano migliorabile

Anna Garofalo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.