sabato, 27 Aprile, 2024
Politica

Il Presidente del Consiglio dei Ministri “primus inter pares”

L’attacco frontale attuato nei confronti della persona del Presidente del Consiglio in carica, fino a costringerlo a dimettersi, è senza precedenti nella storia della nostra Repubblica. C’era proprio tanta impellente necessità di questa crisi di governo e di chiedere un rimpasto a metà percorso durante questa tempesta epidemica già sufficientemente spregiudicata?

La risposta è SÌ da parte di molti e NO da parte di tanti altri, mentre la verità sta, sicuramente, nel buonsenso, nella opportunità e nella ragionevolezza.

Quale Stato Maggiore avrebbe ordinato al suo esercito di fermarsi e fare “dietro front” durante il più difficile momento della battaglia mentre si sta per assaporare la vittoria e col rischio di annullare tutti i sacrifici sopportati?

Se il Capo delle Forze Armate (art. 87 Cost.) invia degli avvertimenti, bisogna sapere che nelle gerarchie vale il principio secondo cui “ogni desiderio è un ordine”.

Qualcuno pretende, invece, proprio il contrario, quasi un sanguinario massacro per garantire vantaggi generali o particolari, in una visione diametralmente opposta, magari col pretesto di assumerne il comando, nel qual caso potrebbero acquisire forma e sostanza tutti i pregressi tasselli e passaggi tattici, facendo emergere il fondato dubbio se il proprio plotone sia di soldati patrioti o anche di mercenari.

Gli attori ed i comici nella storia hanno avuto sempre un ruolo di ammonitori della classe politica, dicendo loro la verità senza mezzi termini, con la massima schiettezza.

Corre alla memoria lo scambio di opinioni che ebbe il famoso attore e comico nel lontano 19 febbraio 2014 con l’altrettanto famoso “rottamatore”; i due si erano riuniti a confronto per trovare una intesa comune e ne usci fuori un contrasto ancora maggiore, con reciproche accuse mai sopite.

Tanta acqua continuò a passare sotto i ponti finché il 4 marzo del 2018 si realizzò l’inaspettato: Presidente del Consiglio dei Ministri l’attuale dimissionario, benché le avversioni sul suo nome furono immediate da tutte le altre forze politiche e solo dopo approfondite consultazioni, il Capo dello Stato lo nominò a tale carica con la lista dei ministri proposti.

È utile ricordare che le diffidenze ed i preconcetti nei confronti della principale forza di governo provengono dalla precedente legislatura nella quale venne varata una legge elettorale che gli avrebbe dovuto garantire poche aspettative di successo; la campagna elettorale si svolse con gli stessi obiettivi a cui, però, seguirono risultati diametralmente opposti.

Il Presidente del Consiglio si propose come l’avvocato del popolo e riuscì a resistere alle operazioni di logoramento e di boicottaggio della sua linea politica fino ai giorni nostri, tra simpatie ed antipatie, col dirigere la politica generale del Governo di cui ne è responsabile secondo il dettato dell’articolo 95 della Costituzione.

A lui spetta l’onere di mantenere l’unità dell’indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri i quali sono singolarmente responsabili degli atti dei loro dicasteri e collegialmente di quelli del Consiglio dei ministri.

La formazione dell’attuale Governo, con parlamentari provenienti da più forze politiche, ha favorito l’insorgere di divergenze e contrasti nella linea di indirizzo del “PRIMUS INTER PARES” per l’ingerenza sistematica dei rispettivi capi partiti che si sentivano emarginati – forse anche per la non adeguata tranquillità e fiducia verso i propri ministri – col rischio di perdere consensi nel proprio elettorato.

Con la tacita intesa, per la coincidenza di interessi ed obiettivi coi partiti di opposizione, non hanno avuto difficoltà alcuna ad attecchire tante attività di logoramento ed attacchi interni alla stessa formazione di governo, con interferenze e contrasti sulle prerogative del ruolo del Presidente del Consiglio, ad iniziare dalla dannata questione intorno ai Servizi Segreti, per finire sull’emergenza sanitaria da Covid-19, sul lavoro, sulla giustizia, sulla scuola, sui fondi europei e persino sulla realizzazione del ponte sullo Stretto, nata dal primo contratto con gli italiani sottoscritto, unilateralmente, nel programma televisivo “Porta a Porta”, dal Presidente di altra forza politica nel 2001, alcuni giorni prima delle elezioni nazionale ed ancora semplicemente un sogno, il tutto davvero in alto mare.

Si chiede di sostituire esercito e condottiero e si sprecano nomi e cognomi, invocando personaggi e relative attitudini con i quali sostituire il Primo Ministro, come semplicisticamente avviene coi giocatori in panchina in una partita di calcio od in quella fase, ancora più venale, nota come “calciomercato”.

Il ragionamento giornalistico ed il conseguente lavoro alla ricerca della verità possono giovare come complicare la delicata attività esploratrice del Presidente della Camera, pure lui presente nel dialogo tra il “Comico” ed il “Rottamatore” in quella fatidica riunione del 19 febbraio 2014. Il ruolo dell’informazione è riconosciuto fondamentale, si direbbe vitale per una sana democrazia; la sua tutela costituzionale di cui all’articolo 21 ne sono lapalissiana, purché le notizie siano tempestive, complete ed veritiere.

La chiarezza e la verità devono accompagnare comunque e sempre ogni atteggiamento e comportamento di ciascuno nel proprio mestiere; chi ha un rapporto di “SERVIZIO” verso la collettività nazionale ad essa deve renderne conto con immediatezza e trasparenza. È il cittadino italiano che ne sostiene gli oneri assicurando ad ogni membro del Parlamento una indennità stabilita dalla legge (art. 69 della Costituzione) per cui non è pensabile che si svolgano altri mestieri retribuiti, oltretutto fuori dei confini nazionali e poi si perseguita a norma di legge, persino penalmente chi, usufruendo del reddito di cittadinanza, in attesa di un lavoro decoroso e dignitoso, vi aggiunge altre fonti di sostentamento.

Il politico non è un libero professionista, ma ha un rapporto di lavoro di pura lealtà nell’ambito dei confini dettati dall’articolo 67 della Costituzione, cioè rappresentare la Nazione, con fedeltà alla Repubblica, adempiendo le funzioni pubbliche affidate (e non private) con disciplina ed onore, ai sensi del precedente articolo 54 della Costituzione, dal titolo, non a caso “Diritti e doveri dei cittadini – Rapporti politici”.

Il Presidente del Consiglio non può essere trascinato nell’arena dei conflitti di interesse proprio da schieramenti o da singole persone, su questioni di inopportunità o di incompatibilità; ma le regole sulla sicurezza dello Stato sono fondamentali ed a rischio nel momento in cui certi rapporti e frequentazioni non seguano i canali diplomatici o non vi sia l’assenso della Camera di appartenenza ed informata dei risultati appena possibile.

Se dagli attori e comici si apprendono tante verità, anche il vecchio e famoso motto “A pensar male
si fa peccato ma spesso ci si azzecca” è sempre attuale.

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