Crescita del 3,5% quest’anno, del 3,8% nel 2022 e del 2,3% nel 2023 quando recupererebbe i livelli precedenti la pandemia. È quanto emerge dai dati del Bollettino economico, secondo cui “gli investimenti riprenderebbero a crescere a ritmi sostenuti, beneficiando delle misure di stimolo, e sarebbe considerevole la ripresa delle esportazioni; quella dei consumi sarebbe invece più graduale, con un riassorbimento solo parziale della maggiore propensione al risparmio osservata dall’insorgere dell’epidemia. L’inflazione rimarrebbe bassa anche nel corso di quest’anno, per poi salire solo gradualmente nel biennio 2022-23.
La stima di crescita per l’anno in corso risente in misura significativa dell’effetto sfavorevole di trascinamento della flessione del prodotto prefigurata per la parte finale del 2020”.
Inoltre “la dinamica dell’attività, rispetto a quanto previsto nel Bollettino economico dello scorso luglio, è invece più robusta a partire dal secondo trimestre e significativamente più forte nel 2022, grazie allo stimolo delle misure di sostegno. La possibilità di conseguire questi ritmi di incremento del prodotto presuppone che si manifestino appieno gli effetti espansivi degli interventi (ancora in corso di definizione) previsti nell’ambito della NGEU; che le misure di sostegno evitino che il maggiore indebitamento delle imprese abbia ripercussioni negative sulla stabilità finanziaria; che non tornino a peggiorare i timori sull’evoluzione dell’epidemia. La crescita potrebbe per contro essere più elevata nell’ipotesi di un più rapido progresso nel controllo dei contagi”.
Per Bankitalia “la seconda ondata pandemica, come negli altri paesi dell’area euro, ha tuttavia determinato una nuova contrazione del prodotto nel quarto trimestre: sulla base degli indicatori disponibili, tale flessione è attualmente valutabile nell’ordine del -3,5%, anche se l’incertezza attorno a questa stima è molto elevata”.
Inoltre, “il calo dell’attività è stato pronunciato nei servizi e marginale nella manifattura. Nelle nostre indagini le valutazioni delle imprese sono divenute meno favorevoli, ma restano lontane dal pessimismo raggiunto nella prima metà dello scorso anno; le aziende intendono espandere i propri piani di investimento per il 2021. Secondo le famiglie intervistate dalla Banca d’Italia sono i timori di contagio, più che le misure restrittive, a frenare ancora i consumi di servizi”.
Sul fronte del lavoro, osserva ancora la Banca d’Italia, “nel trimestre estivo, con la riapertura delle attività sospese in primavera, sono fortemente aumentate le ore lavorate e si è ridotto il ricorso agli strumenti di integrazione salariale. Anche il numero di posizioni di lavoro alle dipendenze è tornato a crescere. In novembre il recupero del numero di nuove posizioni lavorative si è sostanzialmente interrotto, evidenziando un divario rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in particolare per i giovani e le donne”.