Fabrizio Manuel Sirignano è Professore Ordinario di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, dove insegna Filosofia dell’educazione e Pedagogia della politica, dove è Delegato del Rettore per il Lifelong Learning e Presidente del Corso di laurea in Scienze della formazione primaria. È Direttore scientifico del Centro internazionale di ricerca Francesco Saverio Nitti per il Mediterraneo e dell’Accademia mediterranea di Scienze pedagogiche Elisa Frauenfelder. Nel 2024 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro da Sua Altezza Reale Il Principe Emanuele Filiberto, Capo della Real Casa di Savoia. È Autore di 250 pubblicazioni scientifiche.
Come nasce il suo interesse per la pedagogia della politica?
L’interesse per la pedagogia della politica viene da lontano, come consapevolezza che la pedagogia non è una disciplina che si occupa della dimensione del rapporto insegnamento- apprendimento, perché è una disciplina che si sofferma sulla formazione dell’uomo in quanto cittadino.
Anche partendo da questa consapevolezza, alla fine degli anni ’90, ho iniziato il mio percorso di approfondimento, sotto la guida della professoressa Elisa Frauenfelder, grande Maestra della pedagogia italiana contemporanea, che non ha mai indirizzato né obbligato i suoi allievi a seguire una unica pista di ricerca, la sua. La professoressa Frauenfelder, che si è occupata, in particolare, delle neuroscienze e del rapporto tra pedagogia e biologia, ha sempre incoraggiato i suoi allievi a seguire i propri interessi. Lo ha fatto anche con me: mi ha spinto a seguire i miei temi, ha indirizzato il mio entusiasmo, mi ha dato delle “piste di ricerca”, mi ha spinto di approfondire i temi di ricerca legati alla παιδεία, all’origine della pedagogia, alla nascita nella Magna Grecia.
L’Università Suor Orsola Benincasa, grazie alla spinta propulsiva del Magnifico Rettore prof. Lucio d’Alessandro e ricollegandosi alla lezione etica, umana e civile di Elisa Frauenfelder oltre ai suoi studi di matrice storico-educativa, di filosofia dell’educazione e di scienze biologiche ed educative, ha recentemente istituito l’Accademia mediterranea di Scienze pedagogiche Elisa Frauenfelder nell’ambito di un prestigioso partenariato europeo. L’Accademia intende preservare ed allo stesso tempo proiettare la figura e l’opera della grande Maestra in un più vasto ed ampio orizzonte di senso, incentrato sull’impegno per la costruzione di una comunità interculturale, transculturale, dialogica e riflessiva di apertura euro-mediterranea, offrendo, così, soprattutto ai giovani studiosi, un exemplum straordinario di rigore scientifico, d’innovazione pedagogica e di passione per lo studio, intesi come volano di un’autentica emancipazione esistenziale e di una sostanziale trasformazione sociale, capaci di dare risposte adeguate alle sfide/emergenze, anche, ma non solo, educative, del XXI secolo.
I miei studi mi hanno riportato indietro nel tempo, nell’antica Grecia delle πόλις, facendomi assumere la consapevolezza che la pedagogia è nata come scienza politica dell’educazione: in particolare ad Atene, ma potrei citare tante πόλεις greche, la pedagogia aveva come finalità quella di formare l’uomo in quanto cittadino ossia formare un individuo che fosse in grado di agire nell’ambito della πόλις come un cittadino consapevole.
Franco Cambi definisce la πόλις come comunità educante: nella πόλις il cittadino doveva possedere gli strumenti della parola, del linguaggio, della dialettica, per poter intervenire nella vita pubblica. La formazione alla vita pubblica si acquisiva nelle strade, nei mercati, a teatro; L’ ἀγορά, la piazza, era il luogo principe in cui avveniva l’incontro e lo scontro politico, il cittadino doveva essere in grado di agire nell’agone politico, di confrontarsi e “scontrarsi” con gli altri attraverso la dialettica.
Come nasce, quindi, la pedagogia?
La pedagogia nasce come scienza politica. Nel corso della storia, varie vicende hanno spostato l’interesse della pedagogia anche in altri ambiti, facendo perdere questa forza politica alla pedagogia, quando si è pensata la scissione tra la formazione dell’uomo e la formazione del cittadino.
Questo rapporto tra pedagogia e politica, come un fiume carsico ha però continuato a scorrere per poi emergere in alcuni momenti della storia e della storia dell’educazione, come nell’800 con i movimenti socialisti, liberali; nel 900, il secolo dei grandi totalitarismi, delle grandi battaglie per i diritti; durante l’Italia della ricostruzione.
Cosa fare oggi, per riscoprire il rapporto tra pedagogia e politica?
Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica: c’è la scomparsa della moderna πόλις, della piazza; la scomparsa dei luoghi di incontro e scontro politico, civile, di idee. La politica non si fa più nelle sezioni di partito, ma sui social.
Presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa – Napoli ho l’onore di tenere da circa quindici anni l’insegnamento di Pedagogia della politica, che è rivolto ai futuri insegnanti, educatori, formatori. Ritengo che sia importante riallacciare il legame tra la pedagogia e la politica, favorire il dialogo, il confronto – anche aspro – sui grandi e piccoli temi che riguardano la vita di tutti: spostarci dai social, dove prevale la logica degli insulti e dello slogan e ritornare nei luoghi e negli gli spazi per la riflessione e il confronto politico.
È importante riannodare il nesso tra la pedagogia e la politica e soprattutto battersi molto sull’idea della formazione della classe dirigente, sia al livello locale sia nazionale del nostro Paese. I partiti politici, demonizzati dalla stagione di Tangentopoli, sono importanti per il futuro e la tutela della nostra democrazia. Credo che il nostro Paese abbia degli straordinari tesori, dei grandi Maestri che possono essere ricordati. Penso al pensiero legato al meridionalismo: ho rintracciato un modello di pedagogia civile nella figura di Francesco Saverio Nitti, “il Grande esule di Acquafredda”, come evidenzia il titolo di un mio libro.
Un’opportunità per le nuove generazioni?
La pedagogia della politica intende fornire alle giovani generazioni gli strumenti storici, culturali politici del dialogo per interpretare e leggere la nostra complessa realtà, per scindere il “vero dal falso”, perché non dobbiamo piegarci alla realtà virtuale, a quanto ci viene trasmesso dai social, quando ci trasmettono una realtà fuorviante che ci appare come uno specchio deformato e deformante.
Dobbiamo fornire ai giovani gli strumenti per leggere la realtà in maniera seria: questo è anche il grande lascito della mia grande Maestra Elisa Frauenfelder che nel 2008 riunì tutta la pedagogia italiana nel convegno “Civitas educationis”, che ebbe luogo presso Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e che poi ha dato vita alla rivista di Ateneo “Civitas educationis”, oggi diretta dal professor Enricomaria Corbi e classificata in fascia A dall’ANVUR, che funge da palestra di formazione per le nuove generazioni di studiosi e di ricercatori.
Qual è il suo impegno oggi?
Proseguire sicuramente nelle attività di studio e di ricerca finalizzate a riannodare il nesso tra educazione e politica per fornire ai giovani gli strumenti per diventare cittadini consapevoli; un ruolo importante in questo ambito lo svolgiamo attraverso il Centro internazionale di ricerca Francesco Saverio Nitti per il Mediterraneo, presieduto dal Magnifico Rettore prof. Lucio d’Alessandro e di cui sono il direttore scientifico.
Il Centro internazionale di ricerca, promosso dal nostro Ateneo in sinergia con 8 Università di Grecia, Portogallo e Spagna, nasce nel solco del confronto culturale, scientifico e politico-sociale avviato agli inizi del 1900 tra Francesco Saverio Nitti e l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa, come testimoniato dal fitto scambio epistolare – custodito nell’Archivio storico dell’Istituto – tra il grande Statista lucano, la principessa Adelaide del Balzo Pignatelli di Strongoli, fondatrice dell’Istituto e Antonietta Pagliara, che fu la prima donna nella storia d’Italia a dirigere una Istituzione universitaria.
Su questa solida piattaforma culturale l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa ha promosso l’istituzione del Centro internazionale di ricerca Francesco Saverio Nitti per Mediterraneo consolidando la rete di relazioni scientifiche con prestigiose Università estere – prevalentemente del Sud Europa – avviata nelle due edizioni del Premio internazionale Francesco Saverio Nitti per il Mediterraneo (anni 2016-2017) ponendosi così l’obiettivo generale di promuovere studi e ricerche, in chiave interdisciplinare, su modelli, figure e personaggi che pur avendo una forte dimensione e connotazione educativa non sono stati mai adeguatamente studiati.
Dallo scambio epistolario tra Nitti, Adelaide del Balzo Pignatelli ed Antonietta Pagliara, emergono alcuni degli aspetti maggiormente significativi del loro impegno pedagogico-educativo sia a livello sociale sia politico-civile, che fungono da guida per l’azione del Centro di ricerca.
Francesco Saverio Nitti, nella corrispondenza con la principessa di Strongoli, fa riferimento sia a quello che lui stesso definisce il proprio “arduo compito” – ossia di mostrare tramite i suoi studi su Nord e Sud che l’esistenza delle due Italie sia un “fatto economico o politico”, “transitorio” non dovuto all'”inferiorità etnica” dei meridionali – sia al riconoscimento dell’impegno profuso dall’Istituto Suor Orsola per “rialzare il livello della cultura femminile nel Mezzogiorno” con la sua disponibilità a tenere dei Corsi e lezioni contribuendo con i suoi suggerimenti al completamento di quel progetto visionario avente l’obiettivo di aprire per le donne percorsi di vita attiva e impegno civile, presto completato dal Magistero, pareggiato nel 1901 e oggi trasformato in un Ateneo proiettato verso le sfide del nostro tempo.
Le attività di ricerca del Centro, sulla base di questo vero e proprio scrigno culturale, tendono quindi ad individuare le tante «pedagogie sommerse» presenti in ambito internazionale, con particolare riferimento al Mediterraneo: modelli, esperienze e testimonianze sommerse, appunto, dall’oblio cui sono state direttamente od indirettamente relegate per la loro sostanziale dimensione critica, legata a fasi storiche in cui più forte è stato il dissenso e la coeva speranza nei cambiamenti più o meno radicali dei sistemi vigenti.
L’obiettivo è ricostruire in ambito internazionale storie educative dimenticate e sommerse per formare soggetti critici ed infrangere quella rete di stereotipi che contribuisce ad alimentare pedissequamente la ri-produzione dell’esistente, per smascherare quei pregiudizi che, erigendo delle barriere cognitive, morali ed emotive, minano alla base la possibilità di creare delle reti cooperative di scambi ed incontri solidali tesi al cambiamento.
Tutto ciò nella certezza che nel proporre soprattutto alle giovani generazioni gli strumenti storico-educativi adeguati ad una lettura critica del presente, si possa offrire un valido contributo alla confutazione di stereotipi infondati ed alla messa in discussione del presentismo, sotteso alla formazione di soggetti de-privati della memoria, senza passato ma anche senza futuro.
Il Centro di ricerca – sulla scorta della plurisecolare tradizione pedagogica dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, dei legami intessuti con lo Statista lucano nonché degli studi intrapresi in questi anni nel partenariato internazionale tra Università del Sud Europa e Società scientifiche – ha individuato in Francesco Saverio Nitti un exemplum di modello pedagogico sommerso a cui ispirare la propria azione.