venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Meglio farli lavorare

Uno degli aspetti più irrazionali, e a volte aberranti, della non-politica per l’immigrazione è quello che riguarda  il gran numero di immigrati irregolari che stanno a spasso.

Un anno fa il ministro Salvini tuonava solennemente: ”Basta migranti a spasso”. Ma la soluzione proposta, da quello che è considerato a torto il “deus ex machina” che risolve il problema dell’immigrazione in Italia, era piuttosto ridicola: i centri per i rimpatri devono essere chiusi, blindati così i migranti non potranno uscire.

Peccato che il Ministro, cancellando con il primo decreto sicurezza la protezione per motivi umanitari abbia fatto aumentare il numero di chi sta a spasso mandando per strada migliaia di persone che prima erano ospiti dei CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo). Costoro, da persone identificate sono diventati fantasmi e si sono andati a sommare ai tanti che arrivano in Italia dove solennemete “i porti sono chiusi”, e gli sbarchi avvengono sulle spiagge.

La politica degli slogan , delle paure, delle frasi ad effetto può attrarre il consenso di chi non una il senno, ma non risolve i problemi. Ammesso che certi politici vogliano davvero ricsolvere problemi e non solo accaparrare voti, la politi per regolare e gestire l’immigrazione è ben più sertia e complessa.

Un tassello importante di tale politica dovrebbe essere quello di coinvolgere gli immigrati che a vario titolo si trovano sul territorio italiano, anche irregolari in attesa di asilo o espulsione, in progetti di lavoro.

Qualcuno storcerà il naso e dirà: ma con tanti disoccupati che ci sono…dobbiamo dare lavoro proprio a questi?

Il problema è duplice: con tanti disoccupati che abbiamo ci sono dei lavori che nessuno dei disoccupati vuol fare e ci sono tanti lavori che costerebbe molto di meno far svolgere ad immigrati piuttosto che ad italiani

Beninteso , non si tratta qui di sfruttare nessuno ma di dare un’opportunità a tanti che stanno a spasso e spesso diventano prede della criminalità. I comuni dovrebbero individuare tutti i lavori una volta definiti “socialmente utili” che anche per alcune ore al giorno potrebbero essere svolti dagli immigrati.

Un esempio? Prendiamo Roma Capitale, una città con enormi problemi e poche risorse. Il Comune e i Municipi potrebbero organizzare  gli immigrati per farli lavorare per 4 ore al giorno per: aiutare a raccogliere l’immondizia, collaborare con il servizio giardini per la manutenzione ordinaria  di ville e parchi, per tagliare l’erba (invece di usare le pecore), tenere pulite le banchine del Tevere, per altre attività  che migliorino il decoro della città e che supportino l’assistenza alle fasce sociali più svantaggiate. Ma la lista potrebbe essere molto più lunga.

Inserire anche per poche ore al giorno gli immigrati nel circuito del lavoro socialmente utile oltre a consentire loro di guadagnare qualcosa invece di ricevere sussidi gestiti spesso da piccole mafie, aiuterebbe queste persone ad integrarsi e responsabilizzarsi.

Naturalmente, è più facile gridare slogan tipo “basta gente a spasso, tutti dentro“ che rimboccarsi le maniche e gestire con razionalità il problema. Ma  usando il buon senso si governa meglio.

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