mercoledì, 25 Dicembre, 2024
Economia

Confesercenti: molte imprese non riapriranno più. Aiuti finora insufficienti per il commercio

Fare presto per salvare il salvabile. Piccole imprese commerciali e lavoratori artigianali finiti nel guado. Forme di finanziamento troppo burocratico e con il rischio che ad essere tagliate fuori siamo proprio le realtà più piccole e famigliari. Sono i drammatici problemi che la Confesercenti evidenzia dopo uno studio economico sulla situazione delle imprese commerciali.

“Lockdown è costato un terzo del fatturato annuale per pubblici esercizi, alberghi e ambulanti, -25,7% per i negozi di moda”, fa subito presente la Confederazione che sollecita iniziative finanziarie, “servono indennizzi per i mancati ricavi e sostegno agli investimenti per adeguare le misure di sicurezza”. Il tutto mentre un sondaggio con SWG rivela che il 50% delle imprese interessato al credito agevolato.

“La Fase Due è all’orizzonte, ma molte attività potrebbero non riaprire. Il 32% delle piccole e medie imprese di commercio e turismo ritiene che il lungo lockdown, anche se in esaurimento, potrebbe comunque averle messe a rischio di chiudere definitivamente”, sottolinea amaramente la Confesercenti che calcola,
“un ulteriore 35% teme di chiudere se l’emergenza dovesse protrarsi ancora.

È quanto emerge dalle elaborazioni condotte da Confesercenti sulla base dei dati disponibili e di survey agli imprenditori somministrati con SWG. Il 57% degli imprenditori dei due settori è più preoccupato per la recessione economica che dei contagi. Anche con una ripartenza graduale a partire dal 4 maggio, infatti, l’economia del lockdown costerà alle imprese nel 2020 oltre 30 miliardi di euro fatturato: fino ad un terzo di quello annuale per pubblici esercizi come le attività ricettive e ambulanti – settore quest’ultimo in stato precario ormai da anni -“ Dall’emergenza Coronavirus si è dissolto, in media, anche il 19,4% dei ricavi annuali delle imprese del commercio non alimentare. Arriva a perdere il 25,7% del fatturato l’abbigliamento, che dopo un decennio di crisi rischia il baratro con la perdita dell’intera stagione primaverile, la merce giacente ed i pagamenti che scadono.  E le prospettive di ripresa non sono semplici: l’onda lunga dell’emergenza dovrebbe durare fino a dicembre, in parte per le restrizioni che resteranno comunque in vigore, in parte per un probabile comportamento di spesa delle famiglie ancora condizionato dall’emergenza”.

Per far fronte alla caduta di fatturato oltre la metà delle imprese valuta di utilizzare la possibilità di chiedere una linea di credito aggiuntiva pari al 25% del fatturato dell’anno precedente: il 23% ha intenzione di farlo subito, mentre il 30% è ancora indeciso”. Ma gli interventi di sostegno messi in campo vengono bocciati dalle imprese: la maggioranza infatti, ritiene “poco” o “per niente adeguati”.

“Le attività hanno già subito forti perdite e continueranno a subirne, in virtù della lentezza della ripresa e delle difficoltà, incertezze, ad essa collegate”, spiega la presidente Patrizia De Luise. “Le misure messe in campo dal Governo per assicurare liquidità alle imprese vanno accelerate e rese certe; ma non basteranno comunque a colmare i mancati ricavi e redditi. Servono forme di indennizzo o finanziamento a fondo perduto, commisurati al valore dei mancati redditi, per dare la possibilità alle imprese ed agli imprenditori di non chiudere definitivamente”. Per avviare la fase di riapertura in sicurezza, invece, secondo Confesercenti,occorre accelerare sui protocolli di sicurezza per dare modo alle imprese di adeguarsi.

“Il che vuol dire” conclude Patrizia De Luise, “anche metterle in condizione di poter avere a disposizione i presidi medici necessari garantendone l’approvvigionamento in maniera agevole e controllata, e sostenendo i costi dell’adeguamento attraverso credito d’imposta”.

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