“La fraternità è il futuro, è la risposta all’anti-civiltà, alle trame diaboliche dell’odio e della guerra, anche del settarismo”. Con queste parole Papa Francesco ha descritto, durante l’Udienza Generale del mercoledì in Piazza San Pietro, ciò che ha caratterizzato il suo Viaggio Apostolico, visita che ha portato il Pontefice a visitare l’Indonesia, la Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore tra il 2 e il 13 settembre. Un percorso che, già dal motto “Fede, fraternità, compassione”, ha permesso al Vescovo di Roma di capire come “la Chiesa è molto più grande, molto più grande di Roma e dell’Europa, molto più grande, e molto più viva, in quei Paesi” dove di fondo c’è proprio la compassione che è “la strada su cui i cristiani possono e devono camminare per testimoniare Cristo Salvatore e nello stesso tempo incontrare le grandi tradizioni religiose e culturali”, aggiungendo un monito: “Siamo ancora troppo eurocentrici, o, come si dice, ‘occidentali’”.
Un simbolo di fraternità
Bergoglio ha, poi, raccontato nel dettaglio la sua visita. In Indonesia, dove i cristiani rappresentano solo il 10% della popolazione, con i cattolici appena il 3%, il Santo Padre ha apprezzato la vitalità della Chiesa locale. Nonostante sia una minoranza in un Paese con la più numerosa popolazione musulmana al mondo, la comunità cristiana è “vivace, dinamica, capace di vivere e trasmettere il Vangelo”. Ha inoltre lodato la capacità dell’Indonesia di armonizzare le diversità, con un simbolico riferimento al ‘Tunnel dell’Amicizia’ che collega la Cattedrale di Giacarta e la più grande moschea dell’Asia presente proprio nella capitale indonesiana, come simbolo di fraternità e pace interreligiosa.
L’ambiente ideale per lo Spirito Santo
In Papua Nuova Guinea, il Papa ha raccontato di aver trovato una terra ricca di diversità linguistica, con oltre 800 idiomi parlati. Ha descritto questo contesto come “un ambiente ideale per lo Spirito Santo, che ama far risuonare il messaggio dell’amore nella sinfonia dei linguaggi”. Il Sommo Pontefice ha evidenziato il ruolo cruciale dei missionari e dei catechisti, che da tempo lavorano per raggiungere le tribù più isolate. “Non è uniformità quello che fa lo Spirito Santo, è sinfonia, è armonia”, ha spiegato. Ha inoltre sottolineato il potenziale della Papua Nuova Guinea come “laboratorio di sviluppo integrale”, dove il Vangelo può essere il lievito per una nuova umanità, libera da violenze tribali e dipendenze.
Un Paese a favore della pace
Parlando di Timor-Leste, ha ricordato il ruolo della Chiesa durante il lungo e doloroso processo di indipendenza del Paese, che ha sempre favorito la pace e la riconciliazione. Ha lodato l’inculturazione della fede in questa giovane nazione, spiegando come “la fede va inculturata e le culture vanno evangelizzate”. Ma ciò che ha colpito più profondamente Francesco è stato il sorriso dei bambini di Timor, simbolo di speranza per il futuro: “Non dimenticherò mai il sorriso dei bambini di quella patria”. La giovinezza della Chiesa, rappresentata dalle famiglie, dai tanti giovani e seminaristi, ha suscitato nel Papa un senso di speranza, tanto che ha descritto la sua esperienza come “aria di primavera”.
L’ultima tappa del viaggio è stata Singapore, una città-Stato modernissima e un polo economico di primaria importanza. Anche qui, pur essendo una minoranza, la comunità cristiana è viva e attiva, impegnata a promuovere “armonia e fraternità tra le diverse etnie, culture e religioni”. Francesco ha sottolineato che, anche in un contesto di grande prosperità economica, la vera speranza va oltre i guadagni materiali: “Nella ricca Singapore ci sono i ‘piccoli’, che seguono il Vangelo e diventano sale e luce”.
Concludendo il suo racconto, Papa Francesco ha espresso profonda gratitudine per l’accoglienza ricevuta durante il viaggio: “Dio benedica i popoli che ho incontrato e li guidi sulla via della pace e della fraternità”.
Saluti e appelli alla pace
Dopo il racconto del Viaggio Apostolico, insieme ai saluti di rito ai fedeli e pellegrini presenti, Papa Francesco ha rivolto un forte messaggio di solidarietà alle popolazioni dell’Europa Centro-Orientale colpite dalle recenti inondazioni. Ha menzionato in particolare Austria, Romania, Repubblica Ceca e Polonia, Paesi che stanno affrontando gravi disagi a causa delle forti piogge torrenziali. “Assicuro a tutti la mia vicinanza”, ha affermato, “pregando specialmente per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari”. Ha poi voluto ringraziare e incoraggiare “le comunità cattoliche locali e gli altri organismi di volontariato per gli aiuti e il soccorso che stanno portando” a chi è stato colpito da questa tragedia.
Infine, il Vicario di Cristo ha lanciato un nuovo appello per la pace, ricordando i conflitti in corso in diverse parti del mondo, tra cui Palestina, Israele, Ucraina e Myanmar. “La guerra è una sconfitta”, ha dichiarato con forza, sottolineando come la violenza non sia mai la soluzione. Ha invitato tutti a pregare affinché “il Signore dia a tutti un cuore che cerca la pace”, per mettere fine alle guerre che continuano a causare sofferenza e divisione.