venerdì, 6 Dicembre, 2024
Attualità

Mattarella: “Depistaggi sulla strage di via d’Amelio, ma la verità è un dovere nelle nostre mani”

Il Capo dello Stato onora la memoria di Borsellino a 32 anni dall’attentato mafioso. Meloni: “La lotta alla mafia è una priorità del governo”

Ore 16.58 del 19 luglio 1992. Un orario e una data indimenticabili da 32 anni a questa parte. Da quando cioè la mafia mise a segno, purtroppo, uno degli attentati più terribili di sempre in cui persero la vita il Magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un accadimento di cronaca nera famosa oggi come la strage di via D’Amelio, a Palermo, che avvenne a soli 57 giorni di distanza da quella di Capaci. Tra i responsabili, Salvatore Riina, Giuseppe Graviano, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Pietro Aglieri, Giovanni Brusca, Salvatore Madonia, Francesco Tagliavia e Antonino Troia.

“Infinito dolore”

E ieri, giorno del triste anniversario dello scoppio dell’autobomba, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, palermitano doc e toccato profondamente dalla malavita organizzata che assassinò il fratello Piersanti (allora Presidente della Regione Sicilia) il 6 gennaio del 1980, ha vergato parole dure direttamente dal Brasile, in visita di Stato. “Il primo pensiero”, le sue parole, “è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell’attentato”.

Una verità che, per Mattarella, poteva e doveva essere raggiunta anche prima, ma ciò non è potuto accadere per una serie di depistaggi: “Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare a esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile”, ha aggiunto. Borsellino e Falcone, per il Presidente, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia, “ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un’eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi”. E hanno insegnato, ha continuato la più alta carica dello Stato, che la mafia si può battere anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle Istituzioni, nella vita sociale: Questi insegnamenti continuano a segnare il dovere della Repubblica”.

Mattarella ha parlato della strage di Capaci come l’apice della strategia terroristica condotta dalla mafia che con veri atti di guerra voleva piegare lo Stato e sottomettere la società, ma “le Istituzioni e i cittadini lo hanno impedito. Gli assassini a capo dell’organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi”.

Le altre istituzioni

Tra le tante istituzioni che ieri hanno ricordato il sacrificio di Borsellino e degli agenti della sua scorta, anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “È nostro dovere onorare la loro memoria continuando a combattere ogni forma di criminalità e difendere i valori di giustizia e libertà per i quali hanno dato la vita”, il pensiero del Premier che ha proseguito il suo messaggio ricordando di come il governo italiano “è fortemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata. Per noi la lotta alla mafia è una priorità assoluta, e non smetteremo mai di combattere per una società libera dalla paura e dall’oppressione mafiosa. La loro eredità ci spinge a rinnovare il nostro impegno nella costruzione di una società più giusta e sicura. L’Italia non dimentica”.

Non è mancato un ricordo anche da parte del Presidente della Camera Lorenzo Fontana che ha accomunato l’operato di Borsellino e Falcone: “Il loro esempio è un faro per il presente e per il futuro, hanno dimostrato che la criminalità organizzata non è invincibile”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente del Senato Ignazio La Russa: “L’esempio di Borsellino è presente in ognuno di noi e continua a essere un faro per chi crede nella giustizia e nella legalità”.

Ieri intanto in via D’Amelio, come accade dal 1993, si sono dati appuntamenti persone comuni. Alle 16.58 è scattato un minuto di silenzio, successivamente è stato intonato l’inno di Mameli. Presenti sul palco allestito dal Movimento delle Agende Rosse alcuni parenti delle vittime come Salvatore Borsellino, fratello del Magistrato. La folla ha poi intonato un coro di protesta contro la politica: “Fuori la mafia dallo Stato”.

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