È una primavera dalle mille fioriture quella dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, che insieme alla Fondazione Musica per Roma, offre uno sbocciare di grande proposte musicali realizzate dal PMCE, l’Ensemble stabile che continua a regalare emozioni uniche, date dalla grande capacità di interpretare innovazione e tradizione in modo superlativo. Proprio attraverso due concerti, quasi una lieson tra aprile e maggio, il PMCE ci porta in viaggio attraverso un percorso sonoro affascinante e impregnato di magia popolare, quasi rituale, passando dall’esibizione di due violini solisti, ad una pagina di teatro- concerto con i Pupi di Mimmo Cuticchio.
Di Luigi Nono ricorre nel 2024 il centenario dalla nascita: non poteva mancare un tributo alla figura di questo importantissimo musicista, compositore e intellettuale del ventesimo secolo. Il brano presentato in questa occasione è un celebre duo di violini che si muovono nello spazio teatrale. Nicola Sani, membro della Fondazione Archivio Luigi Nono, è tra i compositori della scena musicale contemporanea italiana e internazionale, che meglio ha ereditato e assimilato la lezione di Nono. Due dei suoi lavori, scritti in periodi differenti e testimoni dell’evoluzione estetica e stilistica del compositore, completano questo interessantissimo programma.
“Histoire du Soldat”, invece, è la nuova creazione dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio. Una “favola” che pone a confronto la malefica azione del Diavolo con il candore di un ingenuo Soldato che desidera solamente passare i quindici giorni di licenza con la madre e la fidanzata, nel proprio borgo natio; il giovane porta con sé un vecchio violino, che fa risuonare con passione e sentimento. Mentre si sviluppa la trama di un racconto denso di poesia, le vibrazioni della voce di Cuticchio e le variazioni della sua espressività si intrecciano con le cadenze del “cuntu”. Il tutto si intreccia con il fascino delle musiche eseguite dal PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble che amplificano la magia di uno spettacolo davvero efficace. Histoire du Soldat musica Igor’ Fëdorovič Stravinskij libretto Charles Ferdinand Ramuz adattamento scenico e regia Mimmo Cuticchio Compagnia Figli d’Arte Cuticchio Mimmo Cuticchio Giacomo Cuticchio Tania Giordano Salvino Calatabiano con il PMCE (Parco della Musica Contemporanea Ensemble) diretto di Tonino Battista a cui ho rivolto alcune domande:
Maestro cosa può dirci del programma del concerto Hay que sonar?
Hay que caminar” soñando di Luigi Nono è del 1989 per due violini. Il verbo “caminar” e la sua forma nominale “caminantes” diventano un motto per Nono, dal momento in cui legge su di un muro di Toledo la frase “Caminantes no hay que caminar”, un possibile monito alla ricerca scientifica e culturale di matrice prometeica, e a quella romantica del Wanderer. Ai due violinisti interpreti di “Hay que caminar” soñando Nono richiede di “errare” nello spazio scenico, tra il pubblico. È “il mare sul quale si va inventando, scoprendo la rotta” che Nono chiede di solcare ai due musicisti impegnati nell’interpretazione di questa sublime pagina, una delle più poeticamente avvincenti, ultima opera del catalogo di un compianto poeta del suono. E i due violinisti si evocano e si echeggiano, richiamandosi a vicenda attraverso le note della scala “enigmatica”, mentre seguono ciascuno il proprio percorso nella sala del concerto.
In questo ultimo lavoro di Luigi Nono si accentua il carattere sempre più intimistico, il procedere per frammenti, l’alternarsi di questi a sospensioni incantate, visionarie, che manifestano una inquieta interiorizzazione del pensiero musicale del compositore. In “Hay que caminar” soñando tutto si dimensiona sulla natura del suono acustico. Sembra che, dopo aver sperimentato innumerevoli dispositivi tecnologici per favorire e implementare la spazializzazione del suono come mezzo espressivo, al termine del suo cammino personale, Nono indichi il cammino dell’uomo come artefice di questa magia: il suono viene prodotto dalle mani dell’uomo e l’uomo lo può anche portare in giro.
I due violinisti del PMCE che hanno interpretato questo brano il 7 aprile nel Teatro Studio dell’Auditorium del Parco della Musica sono: Filippo Fattorini e Mayah Kadish.
Black area in reds (2011) invece di Nica Sani è liberamente ispirato a un dipinto di Mark Rothko, con cui intrattiene una relazione stretta e significativa. Nel dipinto di Rothko si distingue una superficie rettangolare rossa, dai contorni definiti e lineari, e un rettangolo nero che vi si sovrappone orizzontalmente, i cui bordi sono per converso irregolari e frastagliati. Si può immaginare il dipinto come se fosse una rappresentazione grafica del gioco sonoro che intercorre tra le due sezioni dell’ensemble strumentale: da una parte il quartetto d’archi e come concertino il tri formato da clarinetto, pianoforte e percussioni. Le componenti acustiche dei due insiemi si contrappongono molto facilmente, data la diversa natura degli strumenti, e si con-fondono in un sapiente gioco di osmosi timbrica. Nel quadro questo accade con i colori: a lungo fissare la tela, i distinti colori cominciano ad interagire dando luogo a una pigmentazione virtuale che mescola le frequenze dei due con il risultato di un terzo colore che appare quasi per magia.
LIED (you have been lied to) (2001) Non è una composizione per percussioni tradizionali, l’elettronica interviene come filtro del presente, della realtà e i tre percussionisti interagiscono su strutture ritmiche in cui entrano suoni della contemporaneità, materici, concreti, distorti, amplificati, in un continuo rapporto di deflagrazioni fra dinamiche sonore e stati d’animo contrastanti. Il flauto contralto è trasfigurato in una dimensione onirica, lacerante, una lama d’aria che taglia la materia grezza delle percussioni. è anche un omaggio alla stagione dell’elettronica sperimentale britannica, alle sonorità di gruppi indipendenti che si riunivano attorno all’etichetta Warp, come i Plaid e di musicisti e sound artist come Björk Aphex Twin, Scanner, che hanno dato all’elettronica di ricerca un nuovo spazio nella musica e nell’arte intermediale di oggi.
Il Concerto di domenica 5 maggio invece vi ha visto impegnati in una bellissima pagina di teatro musicale. Come nasce questa commistione?
Histoire du Soldat di Igor Stravinsky è un’opera di grandissima poesia.
L’opera, presentata per la prima volta a Losanna nel 1918, suscitò molto interesse e scatenò molte polemiche destinate a riecheggiare a lungo. È fuor di dubbio che l’apparizione dell’Histoire du Soldat nel mondo musicale dell’epoca abbia segnato una data capitale nella storia della musica contemporanea: una concezione nuovissima, alimentata da una notevole ricchezza di idee, il peso artistico e l’insolita maniera con cui Stravinsky (e i suoi collaboratori) tratta il materiale, hanno decretato un nuovo “modo di fare” che ha suscitato interesse a livello mondiale.
Questa pantomima, cui danno vita contestualmente il narratore, la scena e i musicisti, intende rappresentare la sconfitta di tutto ciò che ha valore umano e che succede nel giuoco crudo della vita: il Male che trionfa sul Bene!
L’impianto dell’opera è basato sull’idea di una successione di numeri separati, di una Suite di danze che dialoga con la scena e con il narratore. L’ensemble orchestrale è in scena e fa parte della drammaturgia: la musica ora interagisce con gli altri elementi della scena, ora è essa stessa azione scenica, quando il narratore tace.
Un indizio sulla ricerca poetica stravinskyana è reso evidente nel finale dell’opera: al termine della Marcia Trionfale del Diavolo, dopo aver esposto magistralmente tutti gli elementi della sua arte compositiva, è come se Stravinsky li avesse poco a poco consumati tutti questi elementi, lasciando in vita solo lo scheletro, la vera radice della sua arte: il ritmo. Era successo già in Petruška che il ritmo arrivasse a simboleggiare le forze demoniache. Nella Marcia Trionfale del Diavolo tale riferimento diventa esplicito, anche se con atteggiamento grottesco che, però, attiva percettivamente un collegamento diretto con la tragica serietà: l’uomo soccombe e non ha speranza di riscatto.
Questa è la prima europea di una messa in scena molto particolare, si direbbe unica, dell’Histoire. La Compagnia dei Pupi di Mimmo Cuticchio ha realizzato scene, costumi e pupi per una sorta di trasposizione del teatro stravinskyano nel mondo del teatro dei Pupi siciliani. La voce del narratore, interpretata dal Maestro Mimmo Cuticchio, ha conferito al racconto tutta la musicalità, la prosodia del “cunto” di tradizione, commuovendo me per primo.
Il PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista è una formazione ad assetto variabile, composta da musicisti della scena europea contemporanea in grado di interpretare e trasmettere la molteplice ricchezza della musica di oggi. Il progetto, sviluppatosi nel corso delle diverse stagioni di musica contemporanea della Fondazione Musica per Roma presso l’Auditorium, affianca giovani musicisti ai migliori solisti del panorama internazionale. L’ensemble ha natura modulare e può dar vita a performance solistiche, di musica da camera o per Large Ensemble, dedicate all’esecuzione di composizioni di musica colta contemporanea.