mercoledì, 1 Maggio, 2024
Esteri

Stop ai colloqui per gli ostaggi. Israele vero l’attacco a Rafah

Le navi americane lasciano il Mediterraneo. Forse valico a nord di Gaza

Niente passi avanti: Israele respinge le pressioni internazionali, non partecipa ai negoziati e, quasi certamente, domenica inizierà l’offensiva su Rafah. Il premier Netanyahu ha ribadito che l’esercito continuerà a combattere e “Rafah è l’ultima roccaforte di Hamas. Chi ci dice di non agire là, ci chiede di perdere la guerra. Questo non avverrà.” I colloqui al Cairo sono “a un punto morto”, almeno secondo quanto trapela da fonti egiziane, mentre gli Stati Uniti insistono e pensano che sia “un errore” sostenere che i negoziati siano finiti. Un errore madornale, ma anche Hamas ha lasciato il Cairo con la promessa che i colloqui riprenderanno la prossima settimana. I terroristi ribadiscono che non rilasceranno i civili in ostaggio senza il completo ritiro israeliano dal territorio. Tra l’altro non più tardi di qualche giorno fa il Presidente degli Stati Uniti, Biden, aveva chiaramente affermato che la decisione è nelle mani di Hamas perché Israele ha già fatto abbondanti concessioni. Il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, probabilmente già sicuro che l’offensiva ci sarà, ha affermato che non ci sono terze opzioni, “Hamas può solo arrendersi o morire.”

Gli Usa lasciano il Mediterraneo

Gli Stati Uniti hanno abbandonato il Mediterraneo. Sia la portaerei “Gerald Ford” che le portaelicotteri Bataan e Hall hanno lasciato il nostro mare per fare rotta verso l’America. Ora tocca alle marine italiana, francese e turca farsi carico della sicurezza dell’area mediterranea.Nel mar Rosso, invece, un portavoce degli Houthi ha ribadito che il gruppo continuerà a condurre attacchi contro le navi legate a Israele fino alla fine della guerra a Gaza, e ha incolpato gli Stati Uniti per aver sostenuto i “crimini genocidari” di Israele. Secondo i ribelli yemeniti gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono responsabili della militarizzazione del Mar Rosso. “Gli statunitensi e i britannici soffrono le ripercussioni della loro militarizzazione del Mar Rosso”, ha affermato il portavoce degli Houthi, Abdusalam Salah.

Corridoi umanitari a Nord di Gaza

L’Italia ha anche reso noto di aderire “alla proposta, che si fa sempre più concreta, di un corridoio umanitario marittimo” per Gaza. Lo ha annunciato il ministro degli esteri Antonio Tajani spiegando ai cronisti di aver comunicato l’adesione dell’Italia a Ursula von der Leyen. “È una proposta che nasce da Cipro per aiutare la popolazione palestinese”, ha aggiunto. Anche gli Stati Uniti si stanno prodigando per gli aiuti. Biden fa sapere che “non ha voluto attendere Israele” e ha deciso per i lanci dall’alto e che si sta lavorando per “aprire un valico a nord della Striscia di Gaza.” Questo renderebbe anche più agevole l’offensiva militare a Rafah. Mentre il Cogat, l’ente di coordinamento delle attività israeliane nei territori palestinesi, ha aggiornato i dati sugli aiuti umanitari. Ieri nel sud di Gaza sono entrati complessivamente 257 camion di aiuti. Di questi 153 contenevano cibo, mentre gli altri trasportavano medicinali, materiale per la protezione nei rifugi e acqua. Dall’inizio della guerra, secondo i dati del Cogat, le aviazioni di Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania e Francia, hanno compiuto 25 missioni di lancio di aiuti, in prevalenza nel nord della Striscia di Gaza.

Italia non vuole Kashiriel

Ieri si è aperto, e chiuso, anche un contenzioso tra Italia e Israele che aveva comunicato la nomina di Benny Kashiriel quale nuovo ambasciatore a Roma, ma l’Italia ha rifiutato di approvarla perché è stato sindaco di una città oltre la “linea verde” e in passato è stato capo dello “Yesha”, il consiglio municipale degli insediamenti in Cisgiordania. La candidatura a Roma di Kashriel era stata avanzata dal precedente ministro degli esteri israeliano Eli Cohen mentre il suo successore Katz sta cercando di risolvere la crisi. La soluzione sembra sia già stata trovata: Kashriel potrebbe candidarsi per la sede diplomatica di Budapest al posto di Yoni Peled, che potrebbe invece essere proposto come ambasciatore a Roma.

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