sabato, 27 Aprile, 2024
Esteri

Netanyahu boccia il piano Hamas: “Vogliamo la sua l’eliminazione”

L’esercito israeliano punta verso Rafah. Missione difficile per Blinken

Non ci sarà fine alla guerra a Gaza se non con la completa eliminazione di Hamas. E’ questa la risposta del premier israeliano Netanyahu al Segretario di Stato americano, Blinken che è in missione in Medio oriente per la quinta volta in pochi mesi. “Hamas non sopravviverà a Gaza” ha ribadito, ancora una volta, il leader di Israele durante una conferenza stampa. “Solo la vittoria finale ci consentirà di portare la sicurezza nel nord e nel sud di Israele”, accennando così anche alla situazione di crisi lungo il confine con il Libano. Insomma chiacchiere quelle che sono state fatte girare in questi giorni su un possibile accordo, in attesa dell’incontro di ieri tra Israele e Stati Uniti.

Quasi vicini alla vittoria

L’esercito israeliano deve liberare gli ostaggi e spazzare via dalla Striscia di Gaza i terroristi, e secondo il premier Netanyahu: “tutti gli obiettivi sono possibili”. Questo lo dimostrerebbe anche la situazione sul campo, smentendo così anche il giudizio di “tutti gli esperti.” “Siamo quasi vicini alla vittoria”, ha spiegato Netanyahu,“che è la distruzione totale di Hamas. Se ci arrendiamo non solo non arriveremo al rilascio degli ostaggi, ma ad un secondo massacro. Il giorno dopo la guerra, sarà il giorno dopo Hamas. A Blinken ho detto che dobbiamo smilitarizzare completamente Gaza.” Il premier ha anche dato ordine all’esercito di andare “verso Rafah”, il valico a sud della Striscia al confine con l’Egitto, e chiesto che venga “sostituita” l’Unrwa; l’agenzia umanitaria dell’Onu coinvolta in uno scandalo perché alcuni suoi dipendenti hanno aiutato i terroristi nell’assalto del 7 ottobre. “Arrendersi alle condizioni deliranti di Hamas – ha concluso Netanyahu – porterà a un altro massacro e a una grande tragedia per Israele che nessuno sarebbe disposto ad accettare.” “Il mio cuore è lacerato” per gli ostaggi nelle mani di Hamas, ha detto, “non smettiamo nemmeno un momento di lavorare la loro liberazione il proseguimento della pressione militare è una condizione necessaria per il loro rilascio.”

Paura per Rafah

Da parte sua il Segretario di stato Usa, Antony Blinken, poco prima aveva già spiegato ai giornalisti che “c’è ancora molto lavoro da fare.” Blinken ha riferito inoltre di aver discusso di “misure supplementari” per portare “aiuti necessari” nella Striscia. Nel corso del colloquio, “buono e prolungato” si è parlato della soluzione a due stati con garanzie di sicurezza per Israele, “pienamente integrato nella regione.” L’Amministrazione americana sottolinea che sono oltre un milione i palestinesi concentrati a Rafah e nelle aree circostanti, lungo il confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, e teme che un’operazione delle forze israeliane nell’area, senza possibilità di evacuare la popolazione civile in zone sicure, possa causare un gran numero di vittime e spingere decine di migliaia di palestinesi verso l’Egitto. Il Cairo ha già fatto sapere che lo sfollamento dei palestinesi in Egitto porterebbe a una rottura nei rapporti con Israele.

Blinken ha avuto un colloquio anche con il Presidente israeliano Isaac Herzog, e secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller. ha riaffermato il sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele di garantire che gli eventi del 7 ottobre non si ripetano mai e ha sottolineato l’importanza di adottare tutte le misure possibili per proteggere i civili a Gaza. Blinken ha detto di comprendere la “problematicità della risposta di Hamas” ai mediatori. Netanyahu, infine, ha confermato inoltre di aver respinto la richiesta del Segretario di Stato Usa Antony Blinken di incontrare privatamente il capo di stato maggiore dell’Idf Herzi Halevi, affermando che non si incontrano comandanti militari senza leader politici presenti quando visita gli Stati Uniti o altri Paesi. “Penso che sia così che dobbiamo agire”, ha detto. In serata, a Ramallah il Segretario americano ha incontratoil leader dell’Autorità palestinese Abu Mazen.

Milei apre ambasciata a Gerusalemme

In Israele anche il Presidente argentino Javier Milei, definito da Netanyahu, “un grande amico di Israele” è stato ringraziato pubblicamente per la decisione di spostare da Tel Aviv a Gerusalemme l’ambasciata di Buenos Aires. “Siamo lieti della vostra decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, di spostare la vostra sede diplomatica e anche, ovviamente, l’ambasciata”, ha detto il primo ministro israeliano. Netanyahu ha poi detto al Presidente argentino che la minaccia più grande “nella nostra zona e nella vostra è l’Iran.” Ieri anche la Nato ha avuto parole dure contro l’Iran: “oggi abbiamo anche condannato il ruolo destabilizzante dell’Iran in tutto il Medio oriente – ha detto Jens Stoltenberg durante una conferenza stampa con il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan – compreso il suo sostegno ai gruppi terroristici che attaccano le forze alleate e le navi civili. Gli attacchi alle milizie appoggiate dall’Iran in Iraq e Siria contro le forze statunitensi sono inaccettabili.”

Tunnel di Sinwar e scudi umani

Ieri al Segretario Blinken Israele ha mostrato la rete dei tunnel che viene smantellata dai militari. E proprio nei giorni scorsi i soldati hanno scoperto a Khan Yunis nel sud di Gaza un tunnel “strategico” di Hamas lungo un chilometro usato da alti membri della fazione islamica e anche per tenere, in passato, circa 12 ostaggi. Lo ha detto il portavoce militare secondo cui i soldati “hanno combattuto nel tunnel” contro i miliziani. “Sono state scoperte diverse stanze – ha spiegato – e tra queste una cella con le sbarre dove sono stati tenuti i 12 ostaggi in tempi differenti, un bagno e un’area di riposo usata dai terroristi a guardia degli ostaggi”. Dei rapiti – ha aggiunto – “3 sono stati liberati e gli altri sono invece ancora a Gaza”. I militari sono certi della presenza del fatto che il tunnel sia stato nascondiglio del leader di Hamas Sinwar grazie alle analisi del dna.

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