mercoledì, 1 Maggio, 2024
Attualità

Piatti a base di Granchio reale blu nei ristoranti Eataly, per trovare un impiego al predatore delle vongole

In risposta ai problemi dell’invasione del Callinectes sapidus, il noto Granchio reale blu che sta provocando danni ingenti per allevatori e pescatori di vongole, Eataly ha scelto di promuovere una filiera di questo crostaceo incentivando un consumo consapevole. Nei ristoranti Eataly, di Torino, Milano, Roma, Genova e Trieste si potranno degustare piatti a base di granchio blu (come i ravioli al granchio blu) ma anche cucinarlo a casa, acquistando la versione venduta in vaschetta. Infatti, si potranno seguire corsi di cucina di chef, in collaborazione con Slow Food, su come prepararlo al meglio. Eppure, nonostante le potenzialità, i pescatori restano critici rispetto ad iniziative come quelle di Eataly.

Otto italiani su dieci pronti a degustare

Il noto Granchio reale blu sta proliferando a livelli esponenziali e minacciando gli ecosistemi in cui si è insediato per la sua voracità e la sua velocità di riproduzione. Il gruppo intende così dare il suo contributo per trovare un impiego a questo insaziabile predatore delle vongole, che soltanto quest’estate ne ha ridotte fino al 70%. Secondo il recente sondaggio di Fedagripesca-Confcooperative, otto italiani su dieci sarebbero pronti ad assaporare pietanze al granchio blu “per moda o curiosità”. Tuttavia, in Italia manca ancora una cultura gastronomica legata a questo prodotto, che invece negli Stati Uniti viene venduto a ben 100 euro al chilo.

I pescatori restano perplessi

Ma nonostante le potenzialità di questo prodotto, i pescatori restano perplessi sulle iniziative come quelle promosse dal gruppo Eataly: “Non saranno purtroppo i ravioli a salvare le nostre vongole dal granchio blu – ha dichiarato Paolo Tiozzo, vice presidente di Fedagripesca – iniziative come queste sono ininfluenti nella battaglia per debellare questa specie aliena. Per uscire dal guado occorre, invece, una pesca intensiva dei granchi con strumenti mirati e il supporto della ricerca scientifica per creare degli argini a questo invasore”. I pescatori sono costretti a buttare via il 90% dei granchi blu pescati, dai quali guadagnano al massimo 1,50 al chilo, perché la maggior parte degli esemplari sono troppo piccoli e non sono richiesti dal mercato gastronomico.

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