giovedì, 2 Maggio, 2024
Società

In Nigeria attacchi soprattutto alle comunità cristiane. Accertata la morte di quasi 170 persone

Nello stato di Plateau in Nigeria il Natale 2023 ha visto gravi violenze a Bokkos. Gli aggressori, che si ritiene siano più di mille Fulani, hanno preso di mira soprattutto comunità cristiane tra il 23 e il 26 dicembre. È stata accertata la morte di 167 persone e si prevede che il bilancio delle vittime sia destinato ad aumentare. A riferire cosa è accaduto è la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) mediante comunicato stampa, pubblicato lo scorso 28 dicembre. Gli attacchi sono avvenuti in circa 26 comunità, principalmente a Bokkos, ma anche in alcune parti di Mangu e nella comunità locale di Barkin Ladi, sempre nello Stato di Plateau. Dal 1999 i conflitti per la terra si sono intensificati tra i pastori Fulani, a maggioranza musulmana e gli agricoltori locali, principalmente cristiani. “Sotto l’amministrazione dell’ex presidente Muhammadu Buhari – si legge nel comunicato di Acs – si è diffusa una certa tolleranza per le attività dei pastori Fulani, che ha generato fenomeni di banditismo, rapimenti e attacchi”.

Le testimonianze di Padre Dewan

In un’intervista con Aiuto alle Chiese che Soffrono, Padre Andrew Dewan, direttore delle comunicazioni della diocesi di Panxin, dove è avvenuto l’attacco, ha riferito che le vittime accertate sono “167, ma il numero è destinato ad aumentare, perché ci sono ancora molte persone negli ospedali, con lesioni e ferite di diverso grado”. Secondo le testimonianze, l’attacco era mirato a colpire la comunità cristiana. “Vivo in questa stessa comunità – ha detto Padre Dewan – e posso confermare che nelle zone in cui sono avvenuti questi attacchi le vittime sono cristiane al 100%, tranne alcuni. Questa violenza è iniziata di notte in una comunità rurale chiamata Mushu. Diciotto persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite”. Poi, i terroristi sono passati a Tudung Mazat. “Le persone sono state uccise sul colpo – ha riferito il sacerdote – le case e i raccolti di mais sono stati dati alle fiamme, anche le chiese e le cliniche sono state date alle fiamme. Quella mattina stavo partecipando a una messa di Natale nella comunità cattolica della stessa diocesi. I terroristi Fulani di Tudun Mazat hanno invaso Mayanga, uccidendo tredici persone e nella notte, circa altre 20 comunità sono state attaccate”. Riguardo all’identità degli aggressori, il sacerdote ha affermato: “I sopravvissuti e i testimoni oculari sono stati categorici nel dire che si tratta chiaramente di miliziani Fulani. Nelle comunità in cui i cristiani vivono fianco a fianco con i Fulani, nessuna persona Fulani è stata colpita e nessuna loro casa è stata bruciata, quindi non c’è dubbio che gli aggressori fossero Fulani”. Per quanto riguarda il motivo, “non sono sicuro – ha chiarito Padre Andrew – ma potrebbe essere collegato agli attacchi avvenuti nella vicina amministrazione locale, Mangu. I Fulani lì hanno attaccato le comunità e si aspettavano che i cristiani di Bokkos, in particolare le comunità al confine con Mangu, permettessero loro l’accesso, ma questi hanno rifiutato. Quindi, penso che siano tornati ad attaccare le comunità per questo motivo”.

Assenza delle istituzioni

Riguardo alla matrice anticristiana, il sacerdote ha aggiunto: “Per coloro che credono che questo conflitto non sia religioso, quest’ultimo attacco dimostra che si tratta chiaramente di un conflitto religioso. Il fatto che abbia avuto luogo a Natale e che i cristiani siano stati deliberatamente presi di mira in una comunità mista, in cui i musulmani non vengono attaccati, manifesta chiaramente le caratteristiche di un conflitto religioso”. Le vittime di queste violenze spesso lamentano la mancanza di risposta da parte della polizia. Secondo Padre Andrew, questi ultimi “avrebbero dovuto ricorrere all’intelligence” poiché prima dell’attacco “c’erano state delle voci e ciò avrebbe dovuto mettere la sicurezza in allerta rossa, ma come spesso accade sono stati colti di sorpresa”. Quanto ai leader politici, Padre Andrew nel colloquio ha parlato di ‘categoria assente’. “I nostri leader – ha sottolineato il sacerdote – non vivono nella comunità, quindi non capiscono i problemi che affliggono la gente”. Inoltre, molti sfollati hanno trovato rifugio nelle chiese con le organizzazioni religiose che hanno fornito assistenza primaria, data l’assenza di sostegno da parte del governo. In un clima estremamente freddo, paragonabile a quello attuale in Europa, i cristiani dai villaggi si riversano nei centri urbani in cerca di riparo, cibo e vestiti. “In assenza di una risposta ufficiale, spesso è la Chiesa a dover rispondere a tali emergenze”, ha concluso Padre Andrew Dewan. Regina Lynch, presidente esecutivo di ACS ha dichiarato: “Chiediamo al governo di affrontare finalmente questo problema e di garantire sicurezza ai suoi cittadini ed esortiamo i nostri amici e benefattori a continuare a pregare per la Nigeria, proprio come noi ci impegniamo a continuare ad aiutare in ogni modo possibile. I nostri fratelli e sorelle cristiani uccisi in Nigeria e in altri Paesi del mondo sono i “Santi Innocenti” del XXI Secolo. Il sangue versato come seguaci di Gesù sarà, ne siamo certi, il seme di nuovi cristiani”.

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