domenica, 28 Aprile, 2024
Società

Alberi di Natale: 3,5 milioni di famiglie utilizzeranno quelli naturali

Anche quest’anno l’albero naturale di Natale trova spazio nelle case delle famiglie italiane. Nonostante la maggioranza degli italiani (65%) ricicla l’albero di plastica recuperato dalla cantina e una minoranza lo compra nuovo di plastica, nelle case di 3,5 milioni di famiglie ci sarà il consueto albero naturale di Natale. La spesa media degli italiani per l’albero vero è quest’anno di 38 euro, oltre un cittadino su due (57 per cento) contiene il budget sotto i 30 euro, un altro 15 per cento si orienta tra i 30 e i 50 euro, ma c’è anche un 13 per cento che spenderà fino a 100 euro, e chi andrà addirittura oltre. I prezzi variano a seconda dell’altezza e delle varietà con gli abeti più piccoli che non superano il metro e mezzo venduti tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari. È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa in occasione del villaggio della Coldiretti a Napoli in piazza Municipio, nel week end dell’Immacolata durante il quale tradizionalmente si acquista e si addobba l’albero delle feste.

Ambiente e tradizione

La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden, ma ottime occasioni si trovano anche in molti mercati degli agricoltori di Campagna amica. Si tratta della tradizione natalizia più radicata, con l’86% degli italiani che addobba l’albero, una percentuale largamente superiore a quella che fa il presepe, che sale addirittura al 93% nel caso dei giovani tra i 18 e i 34 anni. L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente poiché è coltivato soprattutto nelle zone montane e collinari, in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono, e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline e a combattere l’erosione e gli incendi. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90 per cento da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10 per cento (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto.

Gli abeti natalizi

Gli abeti ad uso natalizio vengono coltivati come una qualsiasi altra pianta ornamentale, sono commercializzati al quarto-quinto anno di coltivazione, con taglie tra i 1,20-1,80 metri e provengono da vivai autorizzati dalle regioni con apposita iscrizione. Ogni singolo abete è accompagnato da cartellino identificativo riportante i dati dell’impresa produttrice con il relativo codice di autorizzazione, oltre alla dicitura che trattasi di soggetti “non per uso forestale”. Le regioni attuano controlli annuali per verificare l’idoneità delle pratiche agronomiche e formali che l’azienda è tenuta a rispettare. L’albero finto invece è anche inquinante poiché impiega oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente. Un abete artificiale di circa 1,90 metri ha un’impronta di carbonio equivalente a circa 40 chili di emissioni di gas serra, che è più di 10 volte quello di un albero vero. A determinare la maggior parte dell’impronta di carbonio dell’albero di plastica è la sua fabbricazione, a partire dal petrolio alla quale si aggiungono le emissioni industriali derivanti dalla produzione dell’albero e la spedizione per lunghe distanze prima di arrivare al negozio, se si tiene conto che la maggioranza ha origine in Cina a circa novemila chilometri di distanza dall’Italia, senza dimenticare che contribuisce alla diffusione delle microplastiche nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare.

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