martedì, 30 Aprile, 2024
Società

Nuove norme europee per gli imballaggi. Le imprese: il Governo intervenga, a rischio intere filiere produttive

L’Unione europea determinata a bloccare imballaggi e riuso della plastica. Per l’Ue è necessaria una svolta in un settore che ha subito una crescita rilevante in un settore delicato e controverso per l’uso massiccio di materie plastiche. Il tempo stringe e le Confederazioni contestano lo stop e lanciano un allarme e un appello al Governo. Per Confartigianato, Confindustria Confagricoltura, Confcommercio, Confcooperative, Federdistribuzione, Casartigiani e Claai, c’è “l’assoluta necessità di fare pressione sulle Istituzioni Europee per un maggiore buon senso ed equilibrio nell’introduzione della nuova disciplina”.

L’allarme delle Associazioni

“Sono molti gli aspetti del provvedimento valutati come critici che, se approvato”, sottolineano le Associazioni, “rischiano di danneggiare un intero sistema di eccellenza. In forte difficoltà oltre il 30% del Prodotto Interno Lordo del Paese, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
“Parliamo”, fanno presente i firmatari dell’appello al Governo, “dei molteplici settori produttori di imballaggi, i loro fornitori di materie prime, dell’intera industria italiana del riciclo, delle imprese che utilizzano tali imballaggi per commercializzare ed esportare merci in Italia e all’estero, dall’agricoltura a tutte le filiere della produzione alimentare e della ristorazione, dalla cosmetica alla farmaceutica, dai pubblici esercizi al turismo, dalla piccola, media e grande distribuzione organizzata, alla logistica, ai produttori di macchinari”.

L’Ue deciderà il 22 novembre

Ciò che più preoccupa, a giudizio delle imprese del settore, è la “mancanza totale di neutralità tecnologica”.
“Il Governo si è assunto l’impegno di farsi portatore delle istanze delle imprese. Ma nelle prossime settimane i negoziati istituzionali giungeranno ad una fase decisiva”, evidenziano le Confederazioni, “in vista del voto in plenaria del Parlamento europeo, previsto per il prossimo 22 novembre, e dell’intenzione della Presidenza spagnola di accelerare ulteriormente il negoziato e far approvare un orientamento generale già al Consiglio ambiente del 18 dicembre, abbiamo ritenuto doveroso richiamare di nuovo l’attenzione delle Istituzioni italiane per i forti timori di pregiudizi irreversibili per l’economia e le filiere strategiche del Paese”.

Tutela dei beni alimentari

Nel documento le Confederazioni ammettono che c’è una necessità ecologica “imprescindibile di lavorare insieme ad obiettivi ambientali sempre più ambiziosi, in questo caso non ci sono evidenze scientifiche”, osservano le imprese “che confermano che il riuso sia migliore del riciclo sotto il profilo ambientale, anzi per quanto riguarda i beni alimentari è vero il contrario”.

Norma a rischio peggiorativo

A giudizio dei firmatari ci sono evidenze scientifiche che dimostrano un maggior consumo di acqua ed energia e le emissioni di CO2 sono nettamente peggiorative. “L’Italia è tra i Paesi dell’unione che, a detta della stessa Commissione, non corre il rischio di mancare gli obiettivi di riciclo né per gli imballaggi, né per i rifiuti urbani”, illustrano le Associazioni, “Non si capisce quindi il motivo di penalizzare il riciclo a favore del riuso, sia sotto il profilo ambientale che economico”.

Stop a produzione e riuso

Le criticità del provvedimento, tuttavia, non sono “limitate” solo al tema del riuso a scapito del riciclo. Sono presenti, infatti, anche divieti di produzione per diverse tipologie di imballaggi monouso. “Un’ulteriore e importante criticità è rappresentata dall’identificazione, per alcune tipologie di imballaggi monouso, del cauzionamento (ovvero nel c.d. Deposit Return System, DRS). Per tutto quanto, non possiamo che rinnovare l’auspicio”, evidenziano le sigle firmatarie del documento, “anche in questa sede, di una sostanziale e profonda rivisitazione dell’intero provvedimento, per orientarlo ad un maggiore equilibrio e flessibilità”.

Una proposta in tre punti

E’ fondamentale per le imprese concentrare con urgenza tutti gli sforzi su tre fronti: “la presentazione e il sostegno di emendamenti per il voto in Parlamento europeo; il dialogo con la Presidenza Spagnola e i Paesi che sostengono la proposta per evitare scelte arbitrarie ed estremamente impattanti per la nostra economia; il consolidamento delle alleanze con gli altri Stati membri – ve ne sono molti – che come l’Italia non condividono le misure del Regolamento, poiché non consentono”, sottolineano ancora le Confederazioni, “la necessaria flessibilità e non riconoscono il principio di neutralità tecnologica per il raggiungimento di ambiziosi obiettivi ambientali attraverso l’economia circolare”.

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