venerdì, 3 Maggio, 2024
Lavoro

Contratti. Rinnovi fermi per 10 milioni di lavoratori

Dai medici al pubblico impiego, dal terziario fino agli studi professionali, trattative a rilento

Dieci milioni di lavoratori che attendono il rinnovo del contratto. Una sfida che per molti è persa in partenza, dal momento che diverse categorie vedranno dei mini aumenti, dell’ordine di 1.5% in più per ogni
mensilità. Una corsa dove ci saranno profonde differenze, tra dipendenti e funzionari pubblici e privati, tra medici del servizio pubblico e quelli di cliniche private, fino alla categoria dei bancari che è diventata la punta di diamante delle contrattazioni a buon fine. Un modello che prevede aumenti di 435 euro mensili più una rimodulazione degli orari di lavoro. Accordo a cui il 99,5% dei 280 mila votanti ha detto sì, lo 0,2% no e lo 0,3% si è astenuto.

Se per i bancari tutti sono d’accordo, manca solo il via libera (già pronosticato) dell’Associazione Bancaria italiana, per i medici la strada rimane ardua, quasi una arrampicata, con una “coperta troppo
corta”, per dirla con le parole dell’Intersindacale medica, in quanto i fondi già pochi – previsti 3-4 miliardi in più – per la sanità non possono servire per gli aumenti di stipendio e, nel contempo, a rimettere in sesto gli ospedali. Le sigle sindacali sono all’attacco e attendono luglio per sapere cosa il Governo già considerato “tiepido” preveda per la sanità pubblica. Stipendi e inflazione Sovraesposti ai micidiali effetti dell’inflazione
ci sono oltre 7 milioni di lavoratori dei settori commercio, turismo e ristorazione in attesa di rinnovo del contratto, mentre gli altri sei milioni che hanno firmato il rinnovo hanno visto un aumento del solo
1,1%. Con un divario tra la dinamica dei prezzi e quella delle retribuzioni contrattuali salito a 7,6 punti percentuali. Potere di acquisto che cala vistosamente e debiti che aumentano in modo ancora più
vistoso. I numeri della Banca d’Italia ne sono uno specchio: circa un quarto delle famiglie – il 26,1% per la precisione – ha almeno un debito. E in media, mutui compresi, la cifra arriva a 51 mila 175 euro.

Statali, salari persi 10 punti

Il capitolo contratti per gli statali è ancora inesplorato, il Governo prende tempo in attesa di momenti migliori, così alle trattative ferme fanno da controcanto soluzioni tampone con una tantum che prevede l’erogazione, nel 2023, di un emolumento da corrispondere in tredici mensilità in misura dell’1,5 % dello stipendio. A conti fatti gli aumenti vanno secondo le fasce di impiego dalle 30 euro fino ad arrivare ad un massimo di 135 euro. A fare i calcoli è la Uil che illustra come le retribuzioni dei dipendenti pubblici a partire dal 2008 hanno perso circa 10 punti rispetto all’andamento del costo della vita. Tra rinvii, tagli, mancati rinnovi contrattuali è turnover di personale, c’è anche la sorpresa che in questi anni lo Stato ha risparmiato 13 miliardi. In
questo scenario, si manifesta un altro paradosso: il salario di chi lavora è scavalcato dall’assegno dei pensionati. La legge di Bilancio ha fissato l’aumento delle rivalutazioni pensionistiche al tasso del 7,3%.
L’assegno minimo Inps è passato da 525,38 euro a 563,73 euro con un aumento di 38,35 euro mensili e di 498 euro in un anno. Naturalmente si parla di fasce che ora sono da annoverare nella povertà, e quindi ogni
aumento è risultato un piccolo aiuto ma non tale da rendere sicura e agiata la vita.

Spesa, tagli e infrazione

Prevedere cosa accadrà in autunno è difficile ma alcuni tirano le somme, con una preoccupazione. C’è chi osserva, ad esempio, come in tempi di grande austerità, il Governo non ha spazi mentre l’inflazione sottrae 40 miliardi di spesa pubblica. Questo significa tagli e pochi fondi da stanziare in tutti i settori, dalla scuola alla sanità. Secondo il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, per rinnovare i contratti pubblici scaduti ormai dal 2021, sono necessari almeno 7-8 miliardi. Ma il tempo passa e di nuovo ci sono solo i ripetuti inviti del ministro dell’Economia e Finanze alla prudenza, e a tenere ben stretti i cordoni della borsa, anche per il prossimo anno. In quest’ottica quella del 2024 sarà una ulteriore amara pillola per il
settore statale. Si delinea una manovra di “proroghe”: per il taglio del cuneo fiscale (che vale 10 miliardi), proroga per Quota 103 (il pensionamento con 62 anni e 41 di contributi), proroga per l’una tantum
per i dipendenti pubblici. L’Italia deve inoltre stare attenta, perché sotto osservazione dell’Europa con un Patto di Stabilità da rispettare. Altrimenti rischia sui conti una nuova procedura d’infrazione da parte di Bruxelles.

Commercio e studi professionali

Riflettori accesi anche sugli oltre 5milioni di lavoratrici e lavoratori in attesa del rinnovo dei contratti nazionali nei settori del terziario di mercato. Sono gli addetti del commercio e della grande distribuzione
organizzata, del turismo, degli studi professionali, della vigilanza privata, del terzo settore socio-sanitario assistenziale educativo e del comparto termale. Infine vi sono anche loro in attesa, i dipendenti
degli studi professionali, che complessivamente occupa circa un milione di lavoratori subordinati, per il 90% donne, e 400mila tra praticanti e partite Iva, la maggior parte dei quali inseriti in piccoli studi professionali con meno di 10 dipendenti. “Nonostante gli sforzi profusi nel corso della lunga trattativa e le dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate dall’associazione datoriale del settore”, ricorda il segretario generale della Fiscat Cisl Davide Guarini, “ancora non si intravedono slanci da parte datoriale volti alla definizione del rinnovo
Contratto nazionale scaduto nel 2018”.

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