martedì, 16 Aprile, 2024
Esteri

Putin, la deportazione e il silenzio cinese

La politica del fatto compiuto è quella che pace di più al Cremlino. Occupare territori di altri Paesi, inscenare referendum farsa e poi decretare la deportazione di chi non accetta di diventare cittadino russo. Il tutto condito con bombardamenti massicci sulle popolazioni civili. Nel silenzio assordante e immorale di quei Paesi che non hanno condannato l’aggressione russa all’Ucraina, che non hanno né occhi né orecchie ma che non perdono occasione per invocare colloqui di pace. E quale pace? Quella che fa comodo all’aggressore che non intende ritrarsi dai territori che non sono suoi e che ha usurpato?

La Cina è il convitato di pietra di questo passaggio tragico della guerra in Ucraina. Assiste allo spettacolo senza muovere un dito. Pechino ha tutto da guadagnare da un conflitto che duri a lungo: aumenta l’export cinese verso la Russia e ottiene petrolio e gas a prezzi stracciati da Mosca. Nel frattempo Xi continua a illudere alcuni leader occidentali: racconta loro che la Cina è per il rispetto della sovranità e dell’integrità dei territori e firma accordi commerciali con cui “compra” di fatto la benevolenza di alcuni Pasi europei nella speranza di staccarli sempre di più dall’alleanza con gli Stati Uniti.

Francia e Germania sono i più attivi in questa politica di accondiscendenza verso il doppio gioco di Xi Jinping. L’Italia presto dovrà fare delle scelte precise, decidendo se rinnovare o meno l’accordo sulla Via della Seta sottoscritto da Giuseppe Conte.

Sarà un passaggio delicato su cui il Governo dovrà mostrare abilità diplomatica ma anche fermezza nella difesa dei princìpi.

La Cina non è un’organizzazione umanitaria. È uno stato non democratico che cura con… cinismo… i suoi interessi. Se avesse voluto bloccare l’aggressione russa avrebbe potuto farlo, Invece ha sottoscritto con Putin accordi di fraterna e infinita collaborazione. La neutralità cinese in questo conflitto è un colossale inganno.

C’è solo un tema su cui Pechino -forse- può e vuole esercitare una forte pressione su Putin: l’uso di armi nucleari. Xi non potrebbe sentirsi complice di una simile barbarie che rovinerebbe tutta la sua reputazione. E sarebbe costretto a mettere in discussione la sua amicizia con un Paese responsabile di tale scelleratezza. Quanto al resto, Pechino non ha fiatato davanti nessuna delle nefandezze compiute dalla Russia dal 24 febbraio 2022: stragi di innocenti, crimini contro l’umanità, deportazione di bambini. Non una parola di condanna. La Cina aspetta lo sviluppo degli eventi: intanto risparmia e guadagna. Che poi l’Ucraina continui ad essere distrutta dall’amico Putin, questo non è un problema e non fa perdere il sonno all’astuto e ambiguo Dragone.

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