venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

Governo, finito il rodaggio ora un cambio di passo

La squadra guidata da Giorgia Meloni attesa alla prova delle riforme e del Pnrr

Dalla fase identitaria a quella inclusiva?

Giorgia Meloni non ha bisogno di stampelle per il suo governo: ha una maggioranza ampia in Parlamento. Non le servono soccorsi esterni. Dovrebbe, invece, consolidare il consenso nel Paese dimostrando che il suo è il Governo di tutta l’Italia e non solo di una parte politica. Per fare questo la sua squadra è chiamata a misurarsi con problemi sociali e riforme strutturali evitando di enfatizzare i temi identitari. Insistere solo su ciò che fa sentire di destra quelli che sono di destra non è né necessario né utile. E rischia di rendere poco inclusiva l’immagine di un Governo da cui ci si aspetta concretezza e non rivendicazione di autenticità. Non ci serve un Governo DOCG.

Il 22 aprile saranno trascorsi sei mesi da quando Meloni è entrata a Palazzo Chigi. Una lunga luna di miele durante la quale è aumentato il numero degli italiani che hanno riposto in lei fiducia, ben al di là degli schieramenti elettorali. Fratelli d’Italia ha raggiunto il 30% nei sondaggiDifficile pensare che siano tutti voti di destra. Accanto a coloro che si sono ritrovati nel partito fondato 11 fa da Meloni, La Russa e Crosetto ci sono italiani delusi dai governi precedenti che hanno dato credito alla prima donna Presidente del Consiglio anche per il suo piglio decisionista che lasciava intravvedere la voglia di prendere di petto i problemi senza girarci intorno.

Meloni è stata molto prudente con i conti dello Stato. La legge di Bilancio ha resistito agli assalti alla diligenza e non ha scassato la finanza pubblica. Nei confronti dell’Europa il Presidente del Consiglio ha deluso chi si aspettava che andasse a Bruxelles a litigare e sbattere i pugni sul tavolo. E’ stata abile a non farsi isolare e a dialogare a testa alta con Francia e Germania. Rafforzando il legame con il Partito Popolare Europeo Meloni ha anche fatto capire che potrebbe avere un ruolo decisivo all’indomani delle elezioni europee dell’anno venturo.

I suoi ministri hanno, invece, puntato molto sulla scelta di tematiche, proposte, linguaggi e atteggiamenti finalizzati a strappare gli applausi dei seguaci di stretta osservanza.

Come se volessero a tutti i costi rafforzare un’identità altrimenti fragile. Ma non ce n’è alcun bisogno. Perché la coalizione che governa è guidata saldamente da un leader di destra che non necessita di avere pagelle e analisi del sangue sull’autenticità delle sue origini.

Esporre il Governo continuamente a polemiche su questioni che creano forti contrapposizioni nel Paese rende tutto più difficile. Sicuramente assottiglia il consenso e crea un clima poco favorevole all’elaborazione e implementazione di grandi riforme che non si costruiscono con la politica del muro contro muro.

Parlare dell’immigrazione come questione di “sicurezza” dei confini e di ordine pubblico crea l’illusione che facendo la faccia feroce tutto si risolverà. Ma i fatti poi vanno in altra direzione.

Sui delicatissimi temi bioetici basterebbe farsi scudo delle sentenze della Corte Costituzionale di quella di Cassazione senza scatenare uno scontro di civiltà e una guerra di religione.

Sulla storia passata sarebbe ora di voltare pagina senza complessi di colpa né residue ridicole nostalgie che confondono le idee e obnubilano la memoria storica. La destra non deve farsi perdonare il fascismo visto che quella tragedia è stata sepolta già 30 anni fa quando Gianfranco Fini definì il fascismo “il male assoluto”.

Alcune posture che esibiscono forzatamente un nazionalismo a volte caricaturale non giovano all’immagine di serietà che il Governo vuole offrire. Giorgia Meloni non è mica Beppe Grillo!!.

E allora non resta che lavorare sul serio, approfittando anche di due buone notizie: il calo dell’inflazione e una crescita doppia rispetto alle aspettative, nonostante le decisioni della Bce.

Meloni approfitti del buon vento e non lo sprechi per fstrambate avventurose. Fra un anno alle elezioni europee gli italiani giudicheranno dai risultati non dalle polemiche.

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