giovedì, 18 Aprile, 2024
Politica

La resistibile ascesa di Meloni. Anti-Salvini?

Da quando il leader leghista staccò, in pieno agosto, la spina al Governo, si è aperta una sorta di rincorsa a chi sia il migliore avversario di Salvini.

In tanti ci stanno provando, a cominciare da Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio si candidò per questo ruolo nel famoso discorso delle dimissioni in Senato il 20 Agosto strapazzando il suo ministro dell’Interno come nessuno si sarebbe mai aspettato.

Poi la voglia di sfidare il Matteo con la felpa è venuta all’altro Matteo: creando Italia Viva, Renzi ha pensato di puntare a scardinare il predominio incontrastato di Salvini sui media, social e no, con la sua efficace e tagliente verve polemica.

Zingaretti ha tentato più volte di qualificarsi come l’anti-Salvini ma lo stile pacato, la non ricerca di frasi efficaci e ad effetto, la scarsa presenza sui media e sui social non hanno certo giovato al segretario del Pd. Zingaretti può ben a ragione affermare che il Pd è l’unico vero avversario della Lega, ma in termini di leadership la sua non riesce certo a controbilanciare quella di Salvini.

Nei 5 Stelle nessuno ha provato a fare l’anti-Salvini anche perché, dopo essersi appiattiti per un anno di governo sui diktat del leader leghista, sarebbe stata poco credibile una posizione totalmente avversa; peraltro i vari leader del Movimento sono tutti più o meno, nel loro fondo, simpatizzanti per Salvini, anche se non lo ammettono.

Berlusconi, che è stato il leader storico del centro destra dal 1994, ha rinunciato in fretta e furia al suo ruolo guida e ha abdicato coraggiosamente in favore del capo leghista.

E poi c’è lei, Giorgia Meloni.

Avversaria di Salvini? In qualche senso sì.

Fratelli d’Italia dal 2013 ad oggi ha avuto una crescita costante: 1,95% alle politiche del 2013; 3,7 % alle europee del 2014; 4,4% alle politiche del 2018; 6,4% alle europee del 2019. E il dato più importante è che nel volgere di pochi mesi il partito di Giorgia Meloni ha continuato a crescere superando Forza Italia e andando oltre il 10%. Tutto questo mentre il consenso della Lega, dopo l’exploit del 34% alle europee, ha subìto qualche flessione. Oggi la Lega si attesta intorno al 30%.

Cosa fa di Giorgia Meloni un leader capace di attrarre consenso?

C’è innanzitutto il suo aspetto apparentemente fragile, poco aggressivo, da brava ragazza, sincera e coerente, che non minaccia nessuno, ha poco del piglio autoritario di Salvini o di un tipo come la Le Pen e intenerisce per i ritocchi photoshop ai suoi manifesti elettorali.

Giorgia Meloni è tranquillizzante anche se frizzante, non appare mai intollerante anche quando la sua parlantina, sicuramente più brillante e divertente di quella di Salvini, somiglia ad una mitragliatrice assordante: non ti dà tregua ma sembra caricata a salve. In fondo non fa male anche quando sembra colpire. Meloni non convince con gli argomenti ma conquista attenzione per la sua semplicità, freschezza e una certa credibilità: non fa giochi di parole né piroette. La dice nuda e cruda come le viene in mente, è verace ma in modo diverso dalla Mussolini che aggiungeva sempre un tono un po’ più greve al suo eloquio. E Meloni è tutt’altro che La Russa che, invece, col suo aspetto mefistofelico e l’asprezza fonetica della voce, spaventava e sembrava offendere anche quando non ne aveva alcuna intenzione.

Oltre allo stile comunicativo Meloni può vantare un comportamento lineare: non ha cambiato posizioni, non ha ceduto alle lusinghe del Governo e ha cercato di rappresentare una destra che non si vergogna delle sue nostalgie ma che non reclama i pieni poteri e non prefigura scenari di autoritarismo. È una destra che sa dire un sacco di no alla politica corrente ma che non aizza gli animi e non solletica gli irrazionalismi che invece Salvini fomenta. Alcune frange di estrema destra trovano più sponde in Salvini che in Meloni.

Sarà dunque lei l’anti-Salvini? Beh non esageriamo. Lei è di destra e di Salvini presumibilmente sarà alleata e non avversaria nelle prossime elezioni. Ma nella coalizione di centro-destra Meloni potrebbe, riuscire ad attrarre più del leader leghista il consenso di delusi dei 5 Stelle o di Forza Italia. In ogni caso, se Meloni continuerà a crescere raggiungendo il 12-15% Salvini dovrà fare i conti con lei. E non è scontato che nel braccio di ferro tra i due Meloni non riesca ad ottenere più di quanto Salvini abbia mai pensato di concederle.

Diciamola tutta: finora Salvini ha trattato Meloni con sufficienza e una certa arroganza. Ora però è lei che può determinare la realizzabilità dei sogni di Salvini e il capo leghista dovrà fare i conti con lei e scendere a patti.

Speriamo che questa competizione all’interno della destra costringa entrambi a cercare di moderarsi soprattutto nelle spinte ostili all’Europa e al modello occidentale che ha negli Stati Uniti un punto di riferimento.

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