sabato, 20 Aprile, 2024
Cultura

“Guerra e Pace” secondo l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

 

Marzo è cominciato all’insegna di due graditi ritorni sul palco della sala Santa Cecilia: il direttore slovacco Juraj Valčuha, che qui ha debuttato nel 2011, e il pianista svizzero Francesco Piemontesi, già ospite nel 2018 e in seguito esibitosi anche in tournée a Mosca e in Svizzera con l’orchestra ceciliana diretta da Pappano. Il concerto, dal titolo tanto azzeccato quanto suggestivo, “Guerra e Pace”, ha infiammato l’Auditorium Parco della Musica in questo inizio di marzo, con musiche di Franz Liszt e Dmitrij Šostakovič. La scelta di questi due autori mi appare felice ed epica, sia per la capacità di toccare una policromia di vibrazioni per il pubblico e condurlo davvero dentro una riflessione su questi temi universali, sia per l’impegno a cui sono sottoposti tutti i musicisti dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che si confermano tra i migliori musicisti al mondo.

Se fiumi d’inchiostro sono stati spesi senza possibilità di esaurire il da dirsi sull’ottava Sinfonia di Šostakovič, altrettanti potremmo spenderne tentare di raccontare la tensione e lo stato di quasi trascendenza che impegna i musicisti e il Direttore d’Orchestra nel confrontarsi con la partitura di quest’opera. Qui dentro c’è l’umano che sale e ricade, tra altezze e abissi, dentro se stesso e dentro la storia, c’è una tragedia mai finita e una tensione verso la vita, verso la pace, mai attesa. L’esecuzione della Sinfonia, in particolare, è stata una prova di abilità, competenza, capacità interpretativa straordinaria: dall’incipit cupo dei violoncelli al primo movimento, al fortissimo fino quasi allo spasmo di tutta, ai violenti colpi di piatti che rompono ed esasperano, al contempo, la tensione. Un concerto e una direzione ineccepibili, magistrali, certamente emozionanti.

Juraj Valčuha, Music Director della Houston Symphony, del San Carlo di Napoli nonché Primo Direttore Ospite dell’Orchestra del Konzerthaus di Berlino, ha aperto le serate dal 2 al 4 marzo con il Secondo Concerto per pianoforte di Liszt, definito dal suo Autore un Concert Symphonique in omaggio a Henry C. Litolff, autore di diversi concerti per pianoforte in cui all’orchestra venne attribuito un ruolo di primo piano. Il Secondo Concerto fu composto a Weimar sul finire degli anni Quaranta e lì eseguito, dopo avere subito diverse revisioni, nel gennaio del 1857. La parte pianistica è affidata a Francesco Piemontesi, definito da Martha Argerich “un pianista meraviglioso, appassionato e intelligente”, riconosciuto interprete delle musiche di Liszt, che ha registrato anche su cd, per esempio, gli Années de pélerinage: “Mi sento molto vicino a Liszt. […] È stato uno dei personaggi più affascinanti a livello culturale, che seppe fare moltissimo in poco tempo, sia come pianista, sia come compositore. […].

Per noi pianisti rimane, ancora oggi, un grande punto di riferimento. Pensandoci bene, il pianoforte in Liszt diventa come una piccola orchestra”, ha ribadito Piemontesi. Nella seconda parte del concerto Valčuha, che in Russia ha perfezionato i suoi studi di direzione d’orchestra, ha affrontato con il solito dominio tecnico e innata sensibilità l’Ottava Sinfonia del russo Dmitrij Šostakovič, scritta nel 1943, anno della sconfitta dell’armata tedesca a Stalingrado. Anche se il musicista non fa riferimenti specifici a un programma, è evidente quanto il clima psicologico di quegli anni si addensi sulla sinfonia, concepita come una dolorosa riflessione sull’esperienza bellica, intrisa di suoni di una tragedia ancora vicina, una composizione scura ed epica a proposito della quale il compitore dichiarò: “Questa nuova composizione è il tentativo di guardare al futuro, verso un tempo dopo la guerra.

L’Ottava Sinfonia contiene molti conflitti interiori, tragici e drammatici, ma nel complesso è una composizione ottimistica e affermativa nei confronti della vita. Il quinto (e ultimo, n.d.r.) movimento contiene una musica serena e pastorale con diversi elementi danzanti, attraversati da motivi di musica popolare” ha sottolineato Valčuha . La prima esecuzione ebbe luogo a Mosca il 9 settembre 1943, con l’Orchestra Sinfonica dell’URSS diretta da Evgenij Mravinskij, che fu anche il dedicatario della composizione. Ma andiamo a conoscere meglio questi due straordinari interpreti: Juraj Valčuha è Music Director della Houston Symphony nonché Primo Direttore Ospite della Konzerthausorchester di Berlino. Inoltre è stato Direttore Musicale del Teatro di San Carlo di Napoli dal 2016 al 2022 e Direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal 2009 al 2016. Nato a Bratislava, vi studia Composizione e Direzione, proseguendo poi gli studi a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi. Nel 2006 debutta con l’Orchestre National de France e inizia la carriera italiana al Comunale di Bologna con La bohème. Da allora è salito sul podio delle orchestre più prestigiose al mondo.

Con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ha effettuato tournée al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di Berlino, a Colonia, Monaco e Zurigo, nella stagione di Abu Dhabi Classics e al Festival Enescu di Bucarest. Le ultime due stagioni lo hanno visto impegnato con la Chicago Symphony, la Cleveland Orchestra, New York Philharmonic, San Francisco e Pittsburg Symphony, la BBC Symphony, Philharmonia, i Wiener Symphoniker, i Münchner Philharmoniker, le orchestre di Radio di Francoforte, Amburgo, BBC Londra, la Konzerthausorchester a Berlino e in tournée nelle capitali baltiche, nonché le Orchestre dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’OSN Rai. Recenti produzioni operistiche lo hanno portato in particolare alla Deutsche Oper di Berlino con Elektra, alla Fenice di Venezia con Peter Grimes al Comunale di Bologna con Tristan und Isolde e Ariadne auf Naxos, Faust all’Opera di Firenze. Notevoli produzioni di Elektra, La fanciulla del West, Lady Macbeth del distretto di Mtsensk, Kát’a Kabanová, Die Walküre, Don Carlo al San Carlo di Napoli. È stato insignito del Premio Abbiati 2018 come migliore direttore d’orchestra. La stagione 2022/2023 lo vede impegnato in apertura di stagione con il Teatro San Carlo (Don Carlo), alle Deutsche Oper Berlin (Turandot)., alla Bayerische Staatsoper di Munich con Boheme e Tristan und Isolde.

Francesco Piemontesi è un pianista di eccezionale raffinatezza espressiva e impeccabile abilità tecnica. Nato a Locarno, Francesco Piemontesi ha studiato con Arie Vardi prima di lavorare con Alfred Brendel, Murray Perahia, Cécile Ousset e Alexis Weissenberg. È diventato famoso a livello internazionale con premi in diversi importanti concorsi, tra cui la Queen Elisabeth Competition del 2007. Dal 2012 Francesco Piemontesi è Direttore Artistico delle Settimane Musicali di Ascona. Ampiamente rinomato per la sua interpretazione di Mozart e del repertorio del primo Romanticismo, il suo stile e la sua sensibilità hanno una stretta affinità anche con il repertorio del tardo XIX e XX secolo, con Brahms, Liszt, Dvořák, Ravel, Debussy, Bartók e oltre. Francesco Piemontesi dice, a proposito di uno dei suoi grandi maestri e mentori, Alfred Brendel, che gli insegnò “ad amare il dettaglio delle cose”.

La stagione 2021/22 ha portato Francesco Piemontesi ad esibirsi con la London Philharmonic Orchestra e Robin Ticciati, con cui ha suonato i concerti di apertura delle nuove sale da concerto di Ankara e Istanbul, a cui hanno fatto seguito impegni con la Bergen Philharmonic Orchestra, la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin, la Budapest Festival Orchestra, la Finnish Radio Symphony Orchestra, la Gürzenic-Orchester, la Philharmonia Zürich, i Wiener Symphoniker, la Seattle Symphony e la Museumsorchester di Francoforte sotto la direzione di Constantinos Carydis.

I suoi recenti impegni salienti hanno incluso la “residenza” all’Orchestre de la Suisse Romande, la prima residenza che l’Orchestra abbia mai assegnato, così come il debutto con i Berliner Philharmoniker. Francesco Piemontesi si esibisce regolarmente con i maggiori ensemble in tutto il mondo: la London Symphony Orchestra, la Los Angeles Philharmonic, la Boston Symphony, la NHK Symphony, la Cleveland Orchestra, la Israel Philharmonic Orchestra, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, la Filarmonica di Monaco, la London Philharmonic Orchestra, la Gewandhausorchester di Lipsia, la Pittsburgh Symphony Orchestra, la Filarmonica Ceca, la Filarmonica di Oslo, la Swedish Radio Symphony Orchestra, la Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestre de Paris, l’Orchestre Symphonique de Montréal, l’Orchestre National de France, la Tonhalle-Orchester Zürich, l’Orchestra Nazionale della RAI di Torino e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Si è esibito con direttori del calibro di Vladimir Ashkenazy, Charles Dutoit, Ivan Fischer, Daniel Harding, Manfred Honeck, Marek Janowski, Neeme Järvi, Emmanuel Krivine, Ton Koopman, Zubin Mehta, Roger Norrington, Gianandrea Noseda, Antonio Pappano e Yuri Temirkanov. Nel 2019 Francesco Piemontesi ha pubblicato un CD intitolato “Schubert Last Piano Sonatas” per Pentatone.

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