giovedì, 25 Aprile, 2024
Attualità

Una scelta di coscienza

L’interruzione dell’esercizio del ministerium scelta da Papa Ratzinger è scaturita da un’esigenza imprescindibile e, a quel tempo, ormai improrogabile della Sua coscienza. L’analisi introspettiva teologico-dottrinale della coscienza, che Benedetto XVI ha condotto e scrutato sistematicamente e metodicamente sin dai primi anni del Suo Pontificato, si incarna nel rapporto tra munus petrino e contesto ecclesiale, e non, all’interno del Vaticano, e non. L’esito di quel travaglio lacerante si è conseguentemente imposto nella scelta. È la mia opinione.

“L’elogio della coscienza – la verità interroga il cuore”, testo di Joseph Ratzinger, infatti, viene pubblicato nel 2009, nel quarto degli otto anni di Papato di Benedetto XVI. A me non sembra l’effetto di un caso. Mi sembra, piuttosto, una pietra miliare, seppure incisa con inchiostro simpatico, agli occhi di Alcuni, o con pennarello fluorescente, agli occhi di Altri. Mi colloco tra questi ultimi. La maggior parte dei primi, invece, ha preferito non riuscire a vedere, a leggere tra le righe. Questo sì, molto probabilmente, un calcolato effetto temporaneo dell’Autore. Con sguardo retrospettivo, invece, il messaggio velato si coglie comunque.

Certamente, il Cardinale Ratzinger conosceva già bene la Curia Romana. Diventare Pontefice, però, quindi pontificare, implica venire a conoscenza di tutti gli aspetti, anche i più oscuri, in tutti gli ambiti, ecclesiali e non, al fine di poter responsabilmente assumere ed attuare le decisioni conseguenti.

Chi sta al timone, infatti, si trova a dover operare scelte che possono implicare anche possibili eventuali correzioni di deviazioni in atto, della grande nave della Chiesa, che portano alla deriva. L’interruzione brusca di una deriva, però, cioè il viraggio repentino necessario, o correzione della rotta, denuncia e rende evidente la deriva stessa e l’entità e la gravità della deviazione. Venti di traversia possono determinare l’incanalamento in una rotta errata. Perciò, quanto maggiore è la deviazione dalla giusta rotta e quanto più forti sono i venti contrari, tanto maggiore sarà lo scossone che seguirà alla correzione della rotta stessa e tanto più evidente e grave sarà il peso della colpa dei venti che hanno determinato tale deviazione.

Non volendo accusare della deriva i venti di traversia e non potendo operare un alleggio, che inevitabilmente ne avrebbe chiarito i nomi, poiché la nave della Chiesa viaggia sempre, grazie allo Spirito Santo, in navigazione di altura, l’opzione che emergeva dalla estremamente accurata, competente e coscienziosa disamina era solo una. Coraggiosa, geniale, impopolare, quasi imperscrutabile, quasi, ma unica. Tutta la complessa analisi teologico-dottrinale della coscienza convergeva infine su un’unica scelta. Quella meno probabile, anzi, alla comune memoria recente, apparentemente impossibile.

La delicatezza, l’estrema raffinatezza dell’animo e della mente dell’uomo Ratzinger si sono allora manifestate nelle Sue vesti di Pontefice: “dimettersi”, lasciare il ministerium, far ricadere su di sé una, davvero improbabile, inadeguatezza alla guida del timone. Un’eroica avocazione, una mirabile  gestione del munus. Santo subito.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Il Parlamento della Legalità Internazionale ai funerali di Papa Ratzinger

Redazione

La chiesa sinodale raggiunga le periferie

Nicolò Mannino

Nessuno tocchi Abele!

Michele Rutigliano

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.