giovedì, 25 Aprile, 2024
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158mila profughi ucraini hanno chiesto la “protezione temporanea” italiana

Dall’inizio dell’aggressione russa sono oltre 170.000 le persone in fuga dall’Ucraina giunte in Italia, in maggior parte donne e minori. Lo status di “protezione temporanea” dà loro accesso alle misure di accoglienza e assistenza sociale, al sistema sanitario, allo studio, al lavoro, alla formazione professionale, a tirocini nelle imprese e ad altre misure di politica attiva.

“Le domande di protezione temporanea presentate fino ad ora sono 158.000. Il nostro sistema di accoglienza prevede che le persone in fuga dall’Ucraina vengano ospitate tramite un sistema pubblico potenziato per l’emergenza e un sistema di accoglienza diffusa gestito dalle organizzazioni dell’economia sociale che svolgono anche in questo caso un ruolo fondamentale”, lo ha detto il ministro Andrea Orlando, nel suo intervento alla riunione informale dei ministri del Lavoro e delle Politiche sociali del Consiglio dell’Unione Europea in corso a Praga.

“Per quanto riguarda l’inserimento nel mercato del lavoro, fondamentale è innanzitutto l’offerta di informazione qualificata introdotta relativamente ad assunzioni, politiche attive, formazione professionale. I titolari di protezione temporanea sono stati inseriti tra i destinatari degli interventi dedicati ai migranti vulnerabili promossi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tra questi, segnalo il Progetto PUOI, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, per la realizzazione di 2000 percorsi di inserimento socio-lavorativo con la collaborazione di operatori pubblici e privati, l’erogazione di servizi specialistici di orientamento, la valorizzazione e lo sviluppo di competenze e l’accompagnamento alla ricerca di un lavoro, l’offerta di tirocini di 6 mesi in azienda”, ha aggiunto.

“Tra le misure per facilitare l’accesso al lavoro, è stata prevista una deroga alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie per medici, infermieri e operatori sociosanitari ucraini per agevolarne l’impiego presso strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche o private”, ha concluso il ministro.

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