venerdì, 3 Maggio, 2024
Lavoro

Confartigianato: sempre meno lavoro dipendente. Personale introvabile fino al 52,2%

Pressione senza precedenti dei costi energetici e un mercato del lavoro che perde vistosamente terreno. Due problemi, l’aumento di lavoratori autonomi e il crollo di quelli dipendenti, su cui riflettere con preoccupazione la Confartigianato. Il primo appare un segnale positivo, cresce il lavoro autonomo ma nel contempo diminuisce il lavoro dipendente. “Un segnale di tenuta”, scrive la Confartigianato, “emerge confrontando il trimestre giugno-agosto 2022 con quello precedente (marzo-maggio 2022), che registra un aumento del numero di occupati di 85mila unità, pari allo 0,4%”.

Manca il personale specializzato

Nella classifica dei guai allestita dalla Confartigianato c’è sempre un posto di rilievo alle difficoltà di reperimento personale specializzato, come emerge dall’esame dell’ultimo bollettino Unioncamere-Anpal. Per la prima volta, a settembre 2022 la difficoltà di reperimento supera la metà delle assunzioni, arrivando al 52,2%, in salita di 2,4 punti rispetto al 49,8% di agosto e di 7,6 punti rispetto al 44,6% di un anno prima. Le situazioni più critiche si registrano per gli operai specializzati e i conduttori di impianti per attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (60,1%), moda (59,4%) e legno e carta (57,4%). Un conduttore di mezzi di trasporto su due (50,3%) è difficile da reperire. Il 32,8% delle assunzioni è difficile reperimento per mancanza di candidati e il 15,4% per la preparazione inadeguata dei candidati.

Proiezioni negative

“Nell’ipotesi di proiettare le tendenze rilevate a settembre sulla domanda di lavoro tra settembre e novembre 2022”, osserva la Confartigianato, “si stima che nel trimestre in esame 222mila le assunzioni di operai specializzati risultano difficili da reperire”. La difficoltà di reperimento per il totale delle assunzioni è del 43,3%. “In chiave territoriale, tra le maggiori regioni – con almeno 20mila assunzioni previste – la quota è superiore alla media in Emilia-Romagna con 48,7%”, a seguire scrive la Confederazione, “Veneto con 48,5%, Toscana con 48,4%, Piemonte con 46,9%, Tra le altre regioni si registrano i valori più elevati in Friuli-Venezia Giulia con 52,3%, Valle d’Aosta con 51,7% e Trentino-Alto Adige con 49,7%, seguita da Marche con 48,7%, Umbria con 48,4% e Sardegna con 47,7%”.

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