sabato, 20 Aprile, 2024
Agroalimentare

Cia-Agricoltura: siccità e speculazioni affondano la produzione di mais

Siccità e speculazioni commerciali abbattono la produzione del mais e fanno salire i prezzi. La doppia preoccupazione arriva dalla Cia-Agricoltura che fa il conto alla rovescia di una crisi annunciata da settimane. “Ancora altri 10 giorni di siccità e la produzione nazionale di mais rischia di essere irrecuperabile”.

Produzione, crollo del 50%

“Senza piogge”, sottolinea la Cia-Agricoltori Italiani “stima un crollo del 50% con una resa di 40/50 quintali per ettaro, paragonabile all’annus horribilis del 2003. Il livello di autosufficienza calerebbe al 30%, con effetto a valanga per l’alimentazione del bestiame delle nostre stalle e per tutte le eccellenze del Made in Italy”.

I fondi speculativi

Al danno, la beffa arriva per gli agricoltori dalla finanza internazionale. “Gli hedge fund e fondi speculativi”, evidenzia la Confederazione, “che sta affondando il prezzo del mais, arrivato a 35 euro/qt e destinato a scendere ancora, noncurante della forte contrazione sul mercato globale dopo il conflitto ucraino. Secondo Cia, a fronte di una spesa media per ettaro schizzata a 3mila euro dopo i rincari energetici e dei fertilizzanti, al cerealicoltore servirebbero almeno 40euro/qt per raggiungere un risicato pareggio”.

Tracollo per settembre

“La mancanza di acqua nelle settimane cruciali di sviluppo della pianta”, calcola l Cia/Agricoltura, “avrebbe effetti catastrofici sul raccolto a settembre, che sarebbe scarso e mal pagato”. Il risultato di una tale annata, calcola la Cia, porterebbe la maggior parte delle aziende agricole, scoraggiate dall’aumento dei costi e dagli effetti della siccità, ad abbandonare questa coltura, di cui fino a 20 anni fa l’Italia era autosufficiente all’80%. “Tutta la zootecnia nazionale sarebbe sempre più in balia dell’import”, sottolinea la Confederazione, “ed esposta alla volatilità dei prezzi, decisi sulla testa degli agricoltori dalle speculazioni dei mercati finanziari e slegati dalle dinamiche della domanda e dell’offerta”.

Rincari e crisi di produzione

Fra i rincari più pesanti per le aziende cerealicole, segnala la Cia-Agricoltura, “i costi per il fabbisogno idrico (laddove sia ancora possibile e non ci siano razionamenti da parte dei Consorzi di bonifica), che dagli abituali 150 euro per ettaro sono saliti a più di 400, dovendo implementare l’irrigazione per le altissime temperature di queste settimane”. “Lo scenario così negativo sta, addirittura”, rivela la Confederazione, “inducendo alcuni a non investire nelle irrigazioni di emergenza, convinti che il costo maggiorato non verrebbe ripagato in fase di commercializzazione del mais in autunno”.

Solo 6% di superficie coltivate

Cia reputa che anche la deroga Ue sulla coltivazione delle aree a riposo abbia sortito pochi effetti nello stimolare la ripresa della produzione nazionale di mais. “Se la superficie coltivata era, persino, scesa del 6% nell’ultima semina”, commenta la Confederazione, “la siccità e i fattori produttivi alle stelle potrebbero far desistere molti cerealicoltori italiani dall’investire nuovamente nel granturco”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

L’emergenza: in agricoltura solo 0.3% infortuni da Covid ma è il settore più penalizzato dalle restrizioni

Angelica Bianco

Commercio. De Luise (Confesercenti): non nascono più nuove imprese

Francesco Gentile

Nel 2021 l’80% dei diplomati ITS ha trovato occupazione

Marco Santarelli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.