MILANO (ITALPRESS) – Le imprese italiane che si sono dotate di modelli di governance più evoluti hanno tenuto meglio nel periodo della pandemia, e hanno saputo valutare più correttamente i rischi derivanti dall'internazionalizzazione, investendo maggiormente nei Paesi più sicuri. Lo rileva il Report 2022 del Corporate Governance Lab della SDA Bocconi, firmato dal direttore del centro di ricerca Alessandro Minichilli, insieme a Daniela Montemerlo, Valentino D'Angelo e Chiara Pia D'Ambrosio e realizzato con il contributo di PwC TLS, Banca Generali e NUO. Il rapporto considera il biennio 2018-2020 e analizza tutte le 5.398 imprese italiane con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, monitorandone la governance e l'assetto proprietario. Ogni anno per ciascuna impresa è calcolato l'indice di corporate governance (ICG), elaborato dal CGLab sulla base di cinque parametri: esistenza di un CdA, leadership individuale (ossia presenza di un solo leader esecutivo), presenza di consiglieri esterni, separazione delle cariche di presidente e amministratore delegato e diversity del CdA, ossia eterogeneità del Consiglio per bilanciamento di genere, età e provenienza geografica.
Tutti i parametri si sono mossi in senso positivo: la diversity è aumentata in 229 imprese, il CdA è stato introdotto ed è stato aperto a consiglieri esterni rispettivamente in 79 e 182 casi. Hanno separato le cariche di presidente e amministratore delegato 377 imprese, e 251 sono passate a una leadership individuale. Le imprese con un ICG in crescita sono state 771, il 14% del totale.
Un primo risultato di rilievo emerso nel rapporto è che, per quanto nel periodo considerato le imprese italiane mediamente abbiano perso l'8,4% del fatturato, le imprese in cui l'ICG è migliorato hanno perso 2,3 punti in meno rispetto a quelle in cui è peggiorato. In queste ultime, nel 2020, è più frequente che si manifesti una perdita (+7,1 punti percentuali rispetto ai +5,2 p.p. delle imprese con indice stabile e +4,4 p.p. delle imprese con indice in miglioramento).
Un miglioramento dell'indice è associato anche a una maggior probabilità di distribuire dividendi. Un punto aggiuntivo di indice infatti porta a un aumento addirittura del 14,9% della probabilità di pagare dividendi. Inoltre, un punto aggiuntivo di indice si accompagna a una diminuzione del 7,4% della necessità di ricorrere a misure statali di sostegno.
Altri risultati di rilievo, ed emersi per la prima volta su questi temi, si trovano nella parte del rapporto dedicata al rischio legato all'internazionalizzazione delle aziende. Per ciascuna delle tre categorie di rischio (politici, climatici e di credito) è stata condotta un'analisi della correlazione tra esposizione al rischio e ICG. Il risultato è molto chiaro: le imprese con una governance migliore riescono a valutare meglio i rischi, riducendo l'esposizione a contesti ad elevata incertezza.
Ad esempio, le imprese con ICG più elevato hanno il 2,22% di possibilità di essere presenti nei Paesi a basso rischio politico ma solo lo 0,86% in quelli ad alto rischio politico, mentre per quelle con indice ICG più basso avviene il contrario: hanno l'1,27% di probabilità di investire in Paesi a minor rischio, contro una probabilità quasi doppia (il 2,44%) di essere in Paesi più problematici. Ciò è vero, seppure in misura diversa, per tutte e tre le categorie di rischi. Come sintetizza efficacemente Alessandro Minichilli, "i risultati della ricerca dimostrano l'importanza di una buona governance nel saper valutare le scelte strategiche in funzione dei rischi. Di fronte ad un rischio basso, una buona governance tranquillizza. Ma se il rischio è alto, la governance mitiga. E questo ruolo diventa particolarmente rilevante nel momento di straordinaria incertezza che stiamo vivendo, in cui al fianco di rischi tradizionali si assiste all'escalation di rischi sanitari e geopolitici in forme del tutto nuove rispetto al passato".
"I risultati del Corporate Governance Lab confermano in positivo – nonostante il periodo di crisi – la correlazione diretta tra governance d'impresa e risultati finanziari. Si tratta di un concetto che si rende sempre più evidente dal confronto con le aziende sul territorio e che ci ha spinti a sviluppare un intero modulo di consulenza ad hoc per i nostri clienti-imprenditori. Il nostro obiettivo è ora quello di integrare all'interno del nostro modello di open banking i risultati e le best practice emerse dall'Osservatorio, così da fornire ai nostri clienti soluzioni accurate e personalizzate per prendersi cura del proprio patrimonio d'azienda in uno scenario di mercato reso sempre più complesso dalle incognite geopolitiche, inflazionistiche e legate alla ripresa", dichiara Andrea Ragaini, Vice Direttore Generale di Banca Generali. – Photo credit: agenziafotogramma.it (ITALPRESS).
vbo/com
28-Apr-22 11:04