giovedì, 25 Aprile, 2024
Attualità

L’infinita discriminazione di genere sul lavoro

Se riuscissimo a vedere le differenze tra sessi in chiave positiva, non le considereremmo mai come fattori discriminanti o in qualche maniera ostativi per il perseguimento paritetico dei diritti dei due generi. Perché differenza non è un termine di per sé avente un’accezione negativa, anzi. La differenza è ciò che conduce alla ricerca incessante e dunque alla scoperta; significa novità e comporta pertanto la forza forse più prolifica dell’intera umanità: la possibilità – di pensare, credere, volere, scegliere, agire.

LE DOMANDE ALLE DONNE

Ancora oggi sul posto di lavoro le donne sono costrette a subire domande inopportune, ed incredibili per quelle di noi nate a cavallo tra le generazioni Y e Z. “Pensi di sposarti? Convivi? Hai figli? Ne vorresti? Hai in programma di averne a breve termine?” Ed ancora “Come pensi di conciliare il lavoro con l’impegno familiare?” Tutte domande che ad un uomo non verrebbero mai poste, naturalmente. Ed è inutile odiare qualcosa che fa parte di un retaggio culturale, di un costume sociale ed etico – però, certo, lo si può e deve cambiare.

LA RICCHEZZA DELLA DIVERSITA’

Eppure, il cambiamento non dovrebbe annullare le differenze costitutive del genere. Perché questo significherebbe affermare con forza che il diverso è qualcosa da abbattere e distruggere, anziché scoprire quale mezzo di crescita personale e valoriale. Le caratteristiche di una donna, elevano il suo spirito e la sua essenza – un po’ come nella concezione evoliana che, pur con le discriminanti dell’epoca e le relative influenze di Weininger (della sua opera Sesso e carattere), rivendica la sua natura identitaria, nobilitante del suo ruolo e del suo sesso.

LE DOMANDE ILLEGALI SECONDO LA COSTITUZIONE

Tutto ciò conformemente non soltanto ad un’attitudine umana ma anche legale. Infatti, le domande di tal genere poste sul luogo di lavoro non sono semplicemente inopportune – bensì appunto illegali, poiché del tutto violanti rispetto al Codice delle pari opportunità, dello Statuto dei lavoratori e della Costituzione in quanto – come nell’articolo 37: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.” Ed ancora “Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.

LA CULTURA IMMERITOCRATICA DEL TECNICISMO

Le domande inappropriate ed illecite sono il frutto, certo, di una cultura di genere discriminante – e questo è indubbio. Ma anche di quello stesso retaggio culturale che s’impone pregiudizialmente di non valutare il merito e le capacità dell’individuo – e che prescinde finanche dalle dinamiche di genere. La società del tecnicismo infatti si basa su attitudini e valutazioni come se il rapporto cosiddetto interpersonale si svolgesse da computer a computer e non, appunto, da persona a persona. Si pretende, innaturalmente, di basarsi unicamente su test, punti, schemi, risultati brevi senza considerare ad ampio spettro l’unicità – ed ancora, sempre – la diversità dell’individuo nelle sue complessive capacità, molto più grandi e pertanto adempienti rispetto a quelle che si fermano sulla superficie della carta.

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