giovedì, 25 Aprile, 2024
Sanità

Biden: difendere la democrazia contro l’autocrazia. Putin ripiega sulla conquista del solo Donbass?

Difficoltà tra le truppe russe. L'ambasciatore Razov confonde Roma con Mosca

La Polonia è il Paese europeo più vicino al teatro di guerra, il più esposto a tentazioni di gesti sconsiderati da parte della Russia.

Quella di Biden è una visita ad  alto significato simbolico. E’ la riaffermazione che l’Occidente è compatto e determinato a difendere la propria democrazia da chi vorrebbe abbatterla e instaurare regimi autocratici. Ed è anche il segnale che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di lasciare sola l’Europa. Anzi, rafforzano i legami ideali, politici economici e militari e sono in prima linea all’interno della Nato per difendere ogni centimetro del territorio dei Paesi membri dell’Alleanza.

L’altolà di Biden alla Russia sull’uso di armi chimiche è stato perentorio, Altrettanto netto è stato il chiarimento del consigliere per la sicurezza nazionale Jack Sullivan: gli Stati Uniti non ricorreranno ad armi chimiche “in nessuna circostanza”, indipendentemente da cosa farà la Russia nella guerra in Ucraina.

Ma cosa farà la Russia? Secondo voci insistenti  Putin vorrebbe presentarsi sulla piazza Rossa il 9 maggio, anniversario della fine della seconda Guerra Mondiale, con un risultato concreto in mano per cantare così vittoria e allentare la pressione di parti consistenti dell’establishment di Mosca contrarie a questo conflitto. Probabilmente Putin si è reso conto che la conquista dell’intera Ucraina è impresa impossibile. E potrebbe ridimensionare le sue ambizioni tornando all’obbiettivo minimale: mettere sotto tutela russa le repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk.

Di questo aveva parlato nella famosa riunione del  Cremlino quando obbligò tutti i suoi collaboratori a pronunciarsi a favore della sua decisione. Quando Sergei Naryshkin, incalzato da Putin,  balbettando disse: “Sì io supporto l’annessione delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk alla Federazione russa”, il capo del Cremlino lo corresse: “Non è di questo che stiamo discutendo-precisò Putin- ma dalla loro indipendenza”.

Mantenere la Crimea e portare a casa quella che lui chiama “l’indipendenza” di Donetsk e Lugansk da Kiev potrebbe essere una via d’uscita da una guerra che finora  per Putin è un insuccesso. Le notizie di sedizioni tra le truppe russe in Ucraina e della morte di altri generali e vertici militari sta creando più di una breccia nella compattezza delle forze armate russe.

Probabilmente le diplomazie sotterranee della Cina, della Turchia e di Israele stanno forse  portando il Cremlino su una linea di ragionevolezza.

Intanto la propaganda continua e non solo a Mosca. Con un gesto  di scarsa qualità diplomatica l’ambasciatore russo è andato alla Procura della repubblica di Roma per presentare un esposto contro il giornale La Stampa. Dimenticando che Roma non è Mosca.

fonte foto: Twitter

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