sabato, 20 Aprile, 2024
Esteri

La Francia verso le elezioni presidenziali. Gli angoli difficili dell’Esagono francese

Dopo la Rivoluzione del 1789 la Francia ha fatto della laicità una fede culturale, da conservare come un’ indispensabile connotazione ideologica.
Il ruolo dei cattolici tra istituzioni atee e  attività caritatevoli e sociali. Oggi le società multireligiose di molti Paesi del Vecchio Continente pongono sfide articolate mentre i rischi di conflitti sociali si moltiplicano. Un dibattito che si riaccende in imminenza delle elezioni presidenziali.

“Annus horribilis”. Riprendendo la ormai celebre definizione data dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra al 1992, l’anno che vide la Gran Bretagna travolta dalla crisi della Monarchia e da un consenso ridotto al lumicino dopo la morte della principessa Diana, anche  Emmanuel Macron si è trovato a chiudere un 2021 travagliato , insanguinato e angosciante per i cittadini.

La Francia è attraversata da una serie di disastri ripetuti

Il Covid-19 ha colpito “l’Exagone” con una furia che  è stata riscontrata con tanta virulenza solo in pochi Paesi. Parigi rimane una delle metropoli più piagate . La facciata annerita dall’incendio di Notre Dame conferisce alla città uno stigma sofferente mentre altre cattedrali hanno dovuto fare i conti con incendi, profanazioni.

A Champigny-sur-Marne, banlieue della capitale, comune con oltre 70mila abitanti a sud-est di Parigi, una quarantina di giovani hanno attaccato  con mortai e spranghe gli uffici della polizia, sfondando il portone d’ingresso, bruciando numerose auto e costringendo i poliziotti a rifugiarsi all’interno.

Ma la tragica fine di Samuel Paty, il giovane professore decapitato a Confians (fino a poco tempo fa tranquillo borgo a nord-ovest della capitale, cittadina simbolo della piccola borghesia che lavora in città e torna la sera nelle villette a schiera), ecco quella morte ha sconvolto il Paese, squarciando il velo su un dibattito rimasto a lungo in un recinto di analisi e letture sociologiche della realtà francese.

Un senso di nobiltà perduta pervade larghi strati della popolazione che chiede alla politica, alle istituzioni, di battere un colpo, di far sentire la voce del governo repubblicano. Le proteste dei gilet gialli, sotto traccia in questi mesi di isolamento e di restrizioni, sono solo rimandate, in attesa di dover fare i conti con nuovi problemi occupazionali e di ordine sociale. L’inquietudine attraversa gli strati della popolazione, rendendo il tessuto civile sfilacciato e diviso, nonostante i ripetuti inviti a mantenere vivi gli ideali repubblicani. Le città diventano meno sfavillanti, la “Ville Lumiére” fa i conti con l’assenza del turismo ricco e la “douce France” delle campagne è ormai il ritornello di una canzone lontana dal vago sapore melanconico.

Un universo ateo con testimoni cristiani

Sembra che, improvvisamente, tutto quanto si sapeva della Francia, della sua storia, della narrazione del Paese, sia completamente da riscrivere, da aggiornare in una cornice complicata e travagliata. I codici di convivenza vengono stressati dagli attacchi omicidi, dalla furia delle devastazioni durante i cortei e le manifestazioni, mentre la gente comune e molti osservatori si chiedono se “la fille ainée de l’Eglise” è ancora cristiana o se ormai si debba parlare a tutti gli effetti di una società “post-cristiana”.

All’epoca del Concilio di Trento (1545 – 1563) la condizione religiosa francese era uniforme. L’adesione al cattolicesimo era un dato scontato anche se la società dell’epoca era  meno profondamente cristiana di quanto possiamo immaginare a distanza di tanto tempo.

Nel XVII secolo la Chiesa vive una primavera mistica e apostolica che dà origine a figure religiose capaci di rigenerare il tessuto cristiano transalpino fino al XX secolo. Sono queste figure ( san Vincenzo de’ Paoli, per citarne solo uno, i religiosi nati in Vandea, Bretagna, Rouergue…) a segnare profondamente la terra di Francia anche quando larghe fasce, dall’aristocrazia alle nascenti classi urbane, erano ampiamente influenzate dalla filosofia del secolo dei Lumi e dalla sua critica alla religione.

In un contesto culturalmente difficile, così come nelle persecuzioni successive, il sentimento religioso era “naturalmente” presente. Quando sono sopraggiunti i rivolgimenti della Rivoluzione  e poi dell’Impero essi hanno resistito a questa corrente anti-religiosa.

Quando con Lamennais e Montalembert  fonda il giornale “L’Avenir” in un contesto rivoluzionario  a maggioranza anticlericale, Lacordaire rivendicava “in primo luogo la libertà di coscienza, cioè la libertà di religione piena, universale, senza distinzioni e senza privilegi , e di conseguenza, cosa che tocca noi cattolici, la totale distinzione della Chiesa dallo Stato (…) Come oggi non può esserci nulla di religioso nella politica, così nella religione non deve esserci nulla di politico”. Lacordaire ricorderà ai  preti di Francia di rifiutare il salario  versatogli dal governo, ed esaltò la povertà del clero. E questa condizione è arrivata fino a noi. I preti francesi non ricevono soldi dallo Stato (in virtù di condizioni concordatarie) come in Germania, Spagna e la stessa Italia. Questa libertà ha permesso di creare una terreno nuovo per l’opera religiosa nel milieu degli emerginati. (1-continua)

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