giovedì, 18 Aprile, 2024
Economia

Bolletta energetica. Le Pmi pagano il doppio dei grandi gruppi

L’Italia non è un Paese a misura di piccole imprese. Sono loro a sostenere l’economia e il lavoro ma con difficoltà crescenti.

A ribadirlo ancora una volta è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. La ricerca mette in evidenza come le tariffe di luce e gas, siano una batosta per le piccole realtà ed un vantaggio per i grandi gruppi.

Confronto impietoso

Per quanto concerne l’energia elettrica, le nostre piccole aziende pagano mediamente 151,4 euro ogni 1.000 kWh consumati (Iva esclusa) contro i 77 euro ogni 1.000 kWh delle grandi, praticamente quasi il doppio (per la precisone il 96,6 per cento in più). In riferimento al gas, invece, il divario è ancor più pesante. A fronte di un costo medio in capo alle piccole imprese di 59 euro ogni 1.000 kWh (Iva esclusa), alle grandi aziende viene applicata una tariffa media di 21,2 euro ogni 1.000 kWh. “In buona sostanza”, annota la Cgia, “le prime pagano addirittura il 178 per cento in più delle seconde”.

I costi più alti d’Europa

“In nessun altro paese dell’Area euro”, sottolinea la Cgia, “c’è un disallineamento delle tariffe energetiche così elevato tra queste due classi dimensionali”. “E il peso di tale disallineamento sul sistema produttivo nazionale”, calcola il Centro studi, “risulta evidente se si considera che il 99,5 per cento circa delle aziende è di piccola dimensione (meno di 50 addetti) e dà lavoro, al netto del pubblico impiego, al 65 per cento degli italiani”.

Elettricità, pagano i piccoli

In merito alle tariffe dell’energia elettrica, ad aver aumentato lo storico differenziale tra piccole e grandi imprese ha contribuito l’entrata in vigore, dal primo gennaio 2018, della riforma degli energivori. “L’effetto prodotto da questa novità legislativa”, ricorda la Cgia, “che prevede un costo agevolato dell’energia elettrica per le grandi industrie, di fatto ha azzerato a queste ultime la voce ‘Oneri e Imposte’, ridistribuendola a carico di tutte le altre categorie di imprese escluse dalle agevolazioni”. Stesso discorso per il gas, il divario tariffario è riconducibile al fatto che tutte le grandi imprese ricevono dai fornitori delle offerte personalizzate con un prezzo stabilito su misura e sulla base delle proprie necessità. “Pertanto, in sede di trattativa, il peso dei consumi è determinante per strappare al fornitore una tariffa molto vantaggiosa. Possibilità che, ovviamente, alle piccole imprese è preclusa”.

Tariffe e tassazioni salate

Quando analizziamo il costo del gas, invece, tra i Paesi dell’Area euro le Pmi italiane sono al terzo posto dopo Finlandia e Portogallo.

“Assieme all’andamento del costo della materia prima”, sottolinea infine il Centro studi della Cgia, “la componente fiscale è l’altra voce che contribuisce in maniera determinante ad innalzare il costo delle tariffe. Per la bolletta elettrica, ad esempio, in Italia il 50 per cento del costo totale è riconducibile a tasse e oneri: la media dell’Area euro, invece, è del 48 per cento”.

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