giovedì, 25 Aprile, 2024
Esteri

L’Africa si colora di Russia. Armi ed energia, contratti miliardari 

Dopo quasi 30 anni la Russia mostra una rinnovata attenzione per il Continente nero e che voglia fare sul serio lo si è capito nel 2019, quando a Sochi si è tenuto il primo vertice Russia-Africa della storia, con la partecipazione dei rappresentanti di tutti i 54 paesi continentali.

 L’ambizione sovietica, che fa da contrappeso a quella cinese, assume le forme della Diplomazia, degli investimenti, della ricerca di basi militari, della vendita di armi e di altri beni, dell’esportazione di know-how in campo bellico e della penetrazione dei colossi energetici.

CANCELLAZIONE DEI DEBITI IN CAMBIO DI CONCESSIONI MILIARDARIE
Il ritrovato interesse della Russia per quel continente ricco di materie prime preziose, generalmente segue uno schema fisso a due tempi: prima cancella il debito contratto dai governi africani e poi firma accordi nei settori dell’armamento e delle materie prime. La cancellazione del debito pubblico era un obiettivo condiviso dai Paesi del G8, di cui la Russia faceva parte prima delle sanzioni, ma che Putin ha deciso di applicare in Africa in cambio di vantaggi concreti. Zero solidarietà. È quanto avvenuto, ad esempio, in Algeria. Nel 2006, Putin ha, infatti,  annullato un debito di 4,7 miliardi di dollari dello stato algerino in cambio di contratti militari miliardari per Rosoboronexport e affari energetici fra Gazprom e Sonatrach. In Angola, il sistema ha fruttato diamanti e cooperazione spaziale.

INVESTITORI PUBBLICI E PRIVATI
Approccio differente, invece, con i Paesi che non hanno fatto parte negli Anni ’70 della sfera d’influenza sovietica. Ad accaparrarsi i nuovi mercati sono stati soprattutto i gruppi privati, che effettuano tuttora investimenti in una pura logica di mercato. È il caso della Renova Group, di Viktor Vekselberg, in Sudafrica, Rusal, di Oleg Deripaska, in Guinea, o della compagnia petrolifera Lukoil in Costa d’Avorio, in Nigeria e in Ghana. I colossi pubblici non sono, però, da meno: Gazprom ha firmato la stragrande maggioranza dei contratti di cooperazione nel settore del gas e del petrolio e sta puntando, fra gli altri, a collegar\le risorse gasifere nigeriane con l’Europa, mentre Rosneft è attivissima soprattutto in Nordafrica. Rosatom ha fatto scorta di miniere d’uranio in Tanzania e in Namibia e ha progetti di cooperazione nucleare non solo con l’Egitto, ma anche con l’Algeria, con la Nigeria e con lo Zambia. Rostec punta ai giacimenti di platino Darwendale in Zimbabwe, mentre Rosoboronexport ha fatto un primo exploit in Uganda. Tra il 2009-2019,  e esportazioni russe in Africa hanno raggiunto i 100 miliardi di dollari, per l’80% concentrate in sette paesi: Egitto, Algeria, Marocco, Tunisia, Nigeria, Sudan e Sudafrica. Una presenza economica in costante crescita, anche se ancora debole rispetto ai 300 miliardi di scambi tra la Ue e l’Africa o se paragonata ai circa 200 miliardi di dollari di scambi commerciali della Cina.

 

Nella Fotoin: Putin e alcuni dei capi di stato africani durante il vertice Russia-Africa a Sochi (ottobre 2019) Fonte: Valery Sharifulin / TASS Host Photo Agency

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