In Emilia-Romagna le donne con tumore della mammella in fase iniziale possono sin d’ora accedere gratuitamente ai test genomici per la cura della patologia.
Esami che, di fatto, rappresentano un aiuto in piu’ per i clinici nella scelta dei percorsi terapeutici piu’ adatti alle pazienti. Ci sono tumori al seno, infatti, in cui e’ chiaro se occorra o no fare la chemioterapia; altri, invece, in cui gli esami “tradizionali” non sono sufficienti. Ed e’ qui che viene in aiuto la genomica, con test in grado di “predire” l’aggressivita’ di un tumore in fase iniziale e capire quanto sia utile aggiungere la chemioterapia alla terapia ormonale. La stima delle pazienti che, da Piacenza a Rimini, potrebbero usufruire di questa prestazione e’ pari a circa 850 l’anno, con una possibile riduzione del 50%-65% dei casi di ricorso alla chemioterapia. Le risorse per effettuare gratuitamente questo tipo di test sono nazionali: si tratta di 20 milioni di euro annui stanziati in un Fondo specifico dalla legge di Bilancio (n.178/2020), resi disponibili con Decreto del ministro della Salute del 18 maggio 2021.
Alla Regione Emilia-Romagna sono destinati 1.681.000 euro all’anno. Con questo tipo di test, dunque, le pazienti possono accedere gratuitamente a esami fondamentali per una cura oncologica personalizzata, ed evitare chemioterapie inappropriate. I Centri di Senologia di altissimo livello presenti in regione, in seguito alla valutazione multidisciplinare, possono gia’ procedere all’eventuale richiesta del test. Ogni anno, da Piacenza a Rimini vengono diagnosticati circa 4.500 nuovi casi (128/100.00 abitanti). La Regione Emilia-Romagna, tramite un’apposita delibera, ha recepito quanto previsto dal Decreto relativamente all’erogazione dei test genomici “ormonoresponsivi” per il carcinoma mammario in stadio precoce, inserendo nel nomenclatore tariffario regionale della specialistica ambulatoriale la prestazione 91.30.6 – Test genomici per patologia mammaria neoplastica in stadio precoce istologicamente diagnosticata. La delibera prevede che la prestazione venga erogata a carico del Servizio sanitario nazionale, senza oneri a carico dei cittadini.