Nel 2020 il 65% degli accordi aziendali e’ stato siglato al Nord, il 21% al Centro e solo 7% al Sud. E’ quanto emerge dai dati dal 6° rapporto Ocsel-Cisl. Le materie trattate dalla contrattazione nel 2020 sono fortemente influenzate dalla pandemia da Covid. Ne risulta una netta cesura con quanto avvenuto nel 2019 e negli anni precedenti. La crisi economica originata dalla pandemia determina che nel 2020 oltre l’80% degli accordi debba affrontare questo problema (contro una percentuale che negli anni precedenti non superava il 30% del totale). In concreto la crisi viene affrontata con accordi di sospensione (87% degli accordi di crisi complessivamente stipulati, pari a 1.392) e il ricorso alla cassa integrazione (62% degli accordi di crisi
992 accordi). Da tener presente che gli effetti occupazionali della crisi sono contenuti, oltre che dagli accordi, anche dalla norma governativa sul blocco dei licenziamenti.
L’orario di lavoro e’ trattato nel 2020 nel 16% degli accordi, con un lieve calo rispetto al 2019, quasi esclusivamente in relazione alla situazione generatasi con la pandemia. Sempre per garantire il distanziamento sociale, esplode nel 2020 l’utilizzo dello smart-working che, in breve tempo, coinvolge oltre 5 milioni di lavoratori. Tali numeri non sono, pero’, il frutto di un’impennata della contrattazione su questo tema, quanto della liberalizzazione dello strumento definita dal governo che ha permesso alle imprese di adottare tale modalita’ di prestazione anche senza il consenso del lavoratore. Gli accordi stipulati per smart-working nel 2020 risultano infatti essere 112 (il 37% degli accordi relativi all’organizzazione del lavoro), contro i 111 dell’anno precedente (93% degli accordi relativi all’organizzazione del lavoro che, nel 2019 costituivano il 13% dei 922 accordi rilevati).
L’eccezionalita’ del 2020 e’ riscontrabile anche nel diverso peso che hanno avuto i settori merceologici nella produzione contrattuale. Il settore metalmeccanico viene superato dal settore dei trasporti e dal settore del commercio. Poiche’ la crisi incide con modalita’ diverse sui diversi settori sono diversi fattori che determinano questa nuova classifica. Anche nel 2020 si conferma il trend crescita della contrattazione aziendale nelle piccole e piccolissime imprese, in cui gia’ negli anni precedenti si era arrivati a stipulare circa il 30% degli accordi. La clamorosa, ulteriore, crescita della contrattazione, nel 2020, nella piccolissima azienda (sotto i 20 dipendenti) dipende, pero’ quasi esclusivamente dalla pandemia. Il valore dei premi definiti nel biennio 2019-2020 si attesta attorno ad una mensilita’ (1.544 euro), in linea con le cifre medie definite negli anni precedenti.
Per quanto ovvio, la stragrande maggioranza degli accordi afferenti. a questo tema e’ sottoscritta nel 2019.
La quota di salario e’ molto differenziata a seconda delle aziende e dei settori. Vale la pena di sottolineare che circa un terzo dei premi e’ inferiore a 1000 euro, il 20% si colloca da 1.000 a 1.500 euro, un ulteriore 20% da 1.500 a 2.000 euro e ben il 24% dei premi risulta superiore a 2.000 euro. Gli accordi sul welfare aziendale subiscono nel 2020 una battuta d’arresto e rappresentano il 2% delle materie contrattate, contro un 32% dell’anno precedente. Attorno al tema si possono pero’ intravvedere tentativi di riqualificazione per dare nuove risposte come, ad esempio, in materia di conciliazione. Anche in tema di formazione, mercato del lavoro, partecipazione, ambiente e sicurezza la contrattazione aziendale non cerca di replicare semplici adempimenti di legge, ma di caratterizzarsi verso misure nuove che aumentano il grado di coinvolgimento e responsabilita’ delle RSU e del sindacato in azienda.