lunedì, 25 Novembre, 2024
Ambiente

EuroMed. Fondazione Anna Lindh: contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento del Mediterraneo

Salvare il Mediterraneo significa portare in salvo l’Europa, i sui valori culturali, materiali e anche spirituali. C’è un legame profondo che unisce i popoli che vi abitano con civiltà, idee e progetti che possono essere condivisi. Su queste idee si fonda il dialogo interculturale come uno strumento per sostenere il processo di cooperazione contro il cambiamento climatico nella regione del Mediterraneo.

È il pensiero che accomuna le iniziative del “How Intercultural Dialogue could address Climate Change?”, organizzato dalla Fondazione Anna Lindh come parte della Maratona virtuale per il dialogo nella regione EuroMed, con decine di attività online in programma fino al 29 giugno. Le prime iniziative hanno già ottenuto un largo seguito con un insieme di proposte. L’obiettivo è ricordare l’importanza del dialogo interculturale per costruire società sostenibili nella regione EuroMed.

“Verso questo obiettivo”, sottolinea una nota, “oltre ad un ricco programma di attività della società civile e dei partner, una serie di Settimanali Dialoghi virtuali pubblici settimanali organizzati dalla Fondazione Anna Lindh sono stati progettati per stimolare un’ampia conversazione e la riflessione su questioni significative che hanno un impatto sulle percezioni reciproche tra le persone della regione e un’azione congiunta per affrontare le sfide sociali e culturali che colpiscono le società del Nord, Sud, Est e Ovest del Mediterraneo”. Numerosi i protagonisti delle varie sessioni, tra questi:

Eleonora Insalaco della Fondazione Anna Lindh, Sergi Nuss dell’Università di Girona, Gilda Catalano dell’Università della Calabria, Ahmed Yassin dell’organizzazione egiziana Banlastic, Marco Musso dell’onlus ComeUnaMarea, Raniah Alsayed dell’ong egiziana Alwan wa awtar e Sahar Mahfouz della Makassed Abs Cambridge International School in Libano. E Aissam Benaissa di Connect NordAfrika, che ha il ruolo di moderatore degli incontri.

“Con l’esplosione della pandemia Covid-19, le persone sono diventate più sensibili ai temi dell’ambiente”, sottolinea Eleonora Insalaco, che ha presentato alcuni risultati di ricerche realizzate dalla Fondazione Anna Lindh dove emerge l’interesse dei cittadini della regione alle questioni ambientali. “L’ambiente è l’area che vede le due sponde del Mediterraneo completamente interconnesse, in relazione alle sfide ma anche alle opportunità derivanti dalla cooperazione”, aggiunge Ahmed Yassin,”senza il dialogo interculturale, perderemo sempre questa battaglia. Tutti devono essere inclusi del dialogo sull’emergenza climatica”. Tra i temi quello di un Mediterraneo come una delle aree del mondo più colpite dal degrado ambientale.
Di fronte a questa situazione, la piena attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, dell’Accordo di Parigi e degli obiettivi sulla biodiversità concordati a livello internazionale sono considerati fondamentali per prevenire futuri shock sistemici. É stata inoltre sottolineata l’opportunità che il Green Deal europeo rappresenta per la cooperazione su priorità quali lo sviluppo sostenibile, la creazione di posti di lavoro la questione migratoria. “C’è poca attenzione sulla migrazione ambientale, una componente importante dei flussi nel Mediterraneo”, osserva Eleonora Insalaco. Il cambiamento climatico “mostra le disuguaglianze geografiche” e “se vogliamo iniziare a migliorare il dialogo tra i Paesi, è necessario dire che le popolazioni costrette alla migrazione forzata sono quelle che in passato hanno ricevuto i minori benefici dalla nostra crescita economica”, fa presente Gilda Catalano.

“Quello che vediamo nel Mediterraneo con i flussi migratori è molto drammatico”, evidenzia Sergi Nuss, “Spero che il dialogo interculturale possa aiutarci a essere più empatici come società verso coloro che hanno la necessità di lasciare le loro case per un futuro migliore, e ci faccia aprire le porte a queste persone”. Il progetto prevede una valorizzazione dei temi e proposte dei movimenti dal basso, dell’impegno della società civile e dell’educazione nell’innescare cambiamenti per un maggiore rispetto dell’ambiente. “Il dialogo ha il potere di modificare la percezione delle persone per capire che possono fare qualcosa su questa crisi, e condividere pratiche dal loro background culturale”, sottolinea Raniah Alsayed. Marco Musso. Pone l’accento sugli educatori Sahar Mahfouz perché hanno il potere di “responsabilizzare giovani agenti del cambiamento sostenibile, per affrontare le sfide del cambiamento climatico”.

Numerosi i delegati per le varie sessioni, tra questi rappresentanti della società civile rappresentanti della società civile, giovani, educatori, media e partner istituzionali, come Vesna Loncaric (membro del Gabinetto di Dubravka Suica, vicepresidente dell’UE, commissario per la democrazia e la demografia); Sid ElMohri (partecipante al YMV, Algeria); Nadia Henni-Moulai (Journaliste politique Jeune Afrique): Viktória Mihalkó (Associazione Anthropolis, Ungheria); Rachida Mohtaram El Alaoui (Association Marocaine des petits débrouillards); Lurdes Vidal (IEM, autore del rapporto ALF 2021); Michael Bush, (Education and Society, British Council).
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