mercoledì, 27 Novembre, 2024
Attualità

Bus e mezzi pubblici vecchi e inquinanti. E nel PNRR pochi fondi per veicoli ad emissioni zero

Mentre i grandi gruppi dell’auto puntano su ricerca e investimenti nell’elettrico, la grande mobilità urbana è fatta di automezzi alimentati a combustibili fossili. È il contrastante scenario che si sta determinando in Italia. Situazione che non sarà ribaltata nemmeno con i fondi delle Recovery Fund in quanto nelle bozze dei progetti sono previsti acquisti di mezzi pubblici ancora a trazione di idrocarburi fossili e a gas.

Per gli ambientalisti puntare ancora su un parco circolante pubblico ancora fortemente dominato da veicoli inquinanti è un errore che stiamo pagando in termini di una pessima qualità dell’aria in particolare nelle aree urbane.

L’Italia, secondo le valutazioni, degli ambientalisti è in forte ritardo sugli investimenti in mobilità elettrica. Lo dicono anche i numeri, ad esempio l’80% degli investimenti tedeschi del 2020 sono stati destinati ad autobus elettrici, e la Polonia ha annunciato che nelle città con una popolazione di 100.000 o più persone tutto il trasporto pubblico sarà elettrico entro il 2030, stanziando oltre 290 milioni di euro per sostenere questo obiettivo. L’Italia resta invece indietro. Nel 2019 sono stati, infatti, immatricolati appena 63 bus elettrici e a idrogeno: 16 in Sicilia, 15 in Lombardia, 13 in Piemonte, 10 in Liguria.

A rivelarlo è il nuovo studio di Transport & Environment, ONG ambientalista e promotrice della campagna “Clean Cities”, a cui aderisce anche Legambiente. La ricerca mette dotto la lente 17 Paesi europei con l’obiettivo di verificare la percentuale di immatricolazione di nuovi autobus a zero emissioni. L’Italia è in fondo alla classifica, con solo il 5,4% di nuovi bus entrati in servizio nel 2019 a idrogeno o elettrici, seguita solo da Grecia, Svizzera, Irlanda e Austria.

Un dato che diventa ancora più preoccupante se si pensa che il nostro Paese è uno tra i principali acquirenti di autobus in Europa: Italia, Polonia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia acquistano circa il 70% dei bus urbani europei. Il lato negativo per l’Italia è la mancata conversione dei mezzi meccanici in favore di una mobilità più sostenibile, situazione che rallenta in modo significativo la diffusione di bus a emissioni zero con un impatto altissimo per l’ambiente. Inoltre l’Italia rischia di diventare un caso. Lo spiega Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente. “In seguito all’emergenza Covid sono stati estesi i contributi pubblici per l’acquisto di nuovi autobus, anche di quelli a metano o diesel, con il risultato che compriamo meno autobus dei grandi paesi europei e gran parte dei quali ancora fortemente inquinanti”. Senza una svolta i centri urbani saranno sempre più inquinati da mezzi pubblici vecchi, alimentati a gasolio o gas fossile, con l’unica eccezione dell’olio di palma, ancora più nocivo del petrolio a livello ambientale. Inutile dire che se l’Italia è nel girone dei paesi a ritardo di innovazione c’è anche una classifica Europea che dimostra come ci siano luoghi dove circolano bus a emissioni zero. Si tratta di Danimarca, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il 78% degli autobus danesi immatricolati nel 2019 è elettrico o a idrogeno, come il 67% di quelli lussemburghesi e il 66% degli olandesi. Anche Svezia, Norvegia e Finlandia sono tra i primi, i cui autobus elettrici rappresentano rispettivamente il 26%, 24% e 23% degli immatricolati.

A sottolineare i ritardi dell’Italia è Veronica Aneris, Direttrice per l’Italia di Transport & Environment che ricorda: “con oltre 200 miliardi in arrivo dall’Europa, la bozza di Recovery Plan approvata dal Consiglio dei Ministri preveda l’acquisto di circa 5000 nuovi autobus di cui ben 2.700 a gas fossile, ovvero centinaia di milioni di euro sprecati in fossili tecnologie obsolete”.

Secondo i calcoli degli ambientalisti i bus elettrici riducono l’inquinamento atmosferico, aiutano a combattere il cambiamento climatico, a ridurre il rumore e il costo totale d’esercizio. L’augurio ora
che il Parlamento ponga rimedio e rimoduli gli investimenti puntando ad implementare la percentuale di autobus elettrici su strada. L’obiettivo, almeno la speranza, di prevedere un trasporto pubblico locale a emissioni zero entro il 2030.

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