lunedì, 25 Novembre, 2024
Società

L’intelligenza umana dovrà imparare a competere sempre più con l’intelligenza artificiale: questo è ”il secolo dell’intelligence”

Il Professor Mario Caligiuri, Presidente della Società di Intelligence Italiana, ha aperto la X edizione del Master in Intelligence dell’Unical.

Caligiuri ha definito l’Intelligence come lo strumento principale in grado di fare comprendere la realtà e di anticipare il futuro. “Saper cogliere i segnali deboli del cambiamento significa comprendere ed anticipare il futuro. Oggi – secondo Caligiuri – la realtà si trasforma in modo talmente veloce che supera la nostra capacità di comprenderla e non abbiamo le parole adatte per descrivere i fenomeni che abbiamo difronte”. Questo determina sia la difficoltà di adattamento biologico delle persone che il ritardo dell’organizzazione statale rispetto all’evoluzione sociale. L’intelligence consente di inquadrare i fenomeni nel contesto storico e culturale, avvicinandosi alla sempre difficile comprensione della realtà.

“Viviamo nella Società della disinformazione intenzionale e permanente, caratterizzata da due elementi: la dismisura delle informazione da un lato e il basso livello sostanziale di istruzione dall’altro. Queste due condizioni – spiega Caligiuri – determinano un corto circuito cognitivo, che impedisce una corretta percezione della realtà. Per comprendere abbiamo  bisogno dell’intelligence che è un metodo di selezione delle informazioni. Per le persone, le imprese e gli Stati. Di vitale importanza individuare i dati fondamentali per comprendere la realtà. Serve alle persone per orientarsi nella realtà; serve alle aziende per confrontarsi con i meccanismi della globalizzazione sempre più dinamici e serve agli Stati per garantire il benessere e la sicurezza dei cittadini”.

Caligiuri ha esaminato storicamente la nascita e lo sviluppo dell’Intelligence, ribadendo come l’Intelligence sia stata vitale fin dall’antichità, con la creazioni delle comunità umane. Ma è nell’Inghilterra di Elisabetta I che nasce l’Intelligence come la conosciamo oggi.

“È nel mondo anglosassone che nascono i servizi segreti come oggi li conosciamo, con scuole dove formare gli agenti e sviluppare le tecniche per occultare la corrispondenza, con gli operatori reclutati  nelle università  e tra gli intellettuali. Sempre in Inghilterra con Thomas Hobbes si pongono le basi politiche e filosofiche della nascita dello Stato Moderno, che  prende vita con pace di Vestfalia del 1648. Tutti gli Stati – afferma Caligiuri – hanno  eserciti all’interno dei quali l’intelligence raccoglie informazioni fondamentali. L’intelligence sarà di fondamentale importanza sia durante la Prima che la Seconda Guerra Mondiale, con l’utilizzo delle spie per anticipare le mosse del nemico e con le strategie della disinformazione per disorientare il nemico. L’intelligence avrà un ruolo rilevante anche e soprattutto negli stati totalitaristi guidati da Adolf Hitler, Joseph Stalin e Benito Mussolini. Caligiuri ha poi individuato alcune fasi importanti nella storia e nell’evoluzione dell’intelligence. La prima fase dei servizi segreti viene collocata nel periodo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale (1945) fino alla caduta del muro di Berlino (1989). Questo periodo è caratterizzato dalla “Guerra Fredda” che viene combattuta con l’utilizzo delle spie, attraverso la disinformazione e la guerra culturale. Infatti, i servizi segreti finanziano le attività culturali, film, movimenti artistici e anche i partiti per la la propaganda e l’organizzazione.

La seconda fase viene collocata tra il 1989 ed il 2001. Dopo il crollo del muro di Berlino lo scenario cambia totalmente con il fenomeno della globalizzazione. L’intelligence si trasforma in intelligence economica e satellitare. Nasce “Echelon” un sistema di intercettazione satellitare messo in piedi durante la guerra fredda dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Inizialmente aveva come obiettivo l’intercettazione delle informazioni che provenivano dal blocco sovietico, successivamente questo sistema è stato utilizzato per la raccolta di dati economici, in modo sostenere le imprese del mondo anglosassone. L’ acquisizioni di informazioni privilegiate venivano utilizzate per prevalere nell’ambito economico.

Questa fase si interrompe con l’attacco nel 2001 alle Torri Gemelle, nel cuore degli Stati Uniti,  poiché L’intelligence tecnologica mostra la sua fragilità.

La terza fase va dal 2001 al 2015. L’intelligence con i suoi apparati viene utilizzata per giustificare le scelte politiche decisionali dei governi. L’esempio più eclatante è dimostrato dell’entrata in guerra dell’America contro l’Iraq nel 2003, dichiarata sulla base di false informazioni di intelligence.

Questa fase si conclude secondo Caligiuri il 7 gennaio del 2015 con l’attacco terroristico alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi. Da quel momento cambia la percezione culturale sull’intelligence che da ambito oscuro dello Stato viene identificata in uno strumento fondamentale per la difesa della democrazia. Caligiuri si è poi soffermato sul ruolo dell’intelligence in Italia.

“Nel nostro Paese anche chi si occupava di intelligence a livello scientifico e culturale veniva guardato con sospetto. Nel 1977 c’è stata la prima legge sui servizi in un contesto segnato dal terrorismo, dalla guerra fredda, dalla inedita collaborazione nel governo del Paese tra Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Viene creato il servizio segreto militare per l’esterno (Sismi) e il servizio segreto militare per l’interno (Sisde). Nasce anche il Cesis come organismo di coordinamento. Nel 2007 c’è stata la nuova riforma dei Servizi Segreti, che attribuisce al Presidente del Consiglio dei Ministri la direzione e la responsabilità politica dell’intelligence. Nascono due organismi l’Aise (Agenzia informazione e sicurezza esterna), che sostituisce il Sismi e l’Aisi (Agenzia informazione e sicurezza interna) che sostituisce il Sisde,  mentre un ruolo significativo viene assegnato al DIS che sostituisce nel ruolo di coordinamento dei servizi il Cesis”, ha spiegato Caligiuri.

Infine, il Preside del Master, si è soffermato sul futuro dell’intelligence.

”In un mondo in cui l’intelligenza umana dovrà competere e confrontarsi sempre di più con l’intelligenza artificiale, l’intelligence avrà sempre maggiore importanza. Ed ipotizza che questo potrebbe diventare “il secolo dell’intelligence”, per mantenere al centro la persona umana.  L’intelligence è quindi una necessità sociale per evitare che siano gli algoritmi a orientare i destini delle persone come docili consumatori e passivi elettori.

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