La Procura generale libica ha avviato un procedimento penale contro Osama Najim Almasri, ex capo della polizia giudiziaria responsabile dei centri di detenzione di Tripoli. L’indagine, formalizzata con un ordine di comparizione, riguarda una lunga serie di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani commessi nel carcere di Mitiga, tra cui tortura, stupro, omicidio e trattamento inumano. La decisione arriva dopo la rimozione delle restrizioni procedurali da parte del Ministero della Giustizia e rappresenta un cambio di passo nella giustizia libica, che ha scelto di valorizzare il mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI). Almasri è stato interrogato il 28 aprile 2025 e informato delle accuse a suo carico. Le sue dichiarazioni sono state verbalizzate e l’udienza successiva è stata rinviata in attesa della richiesta di assistenza giudiziaria all’Ufficio del Procuratore della CPI. Il caso ha suscitato reazioni anche in Italia, dove Almasri era stato arrestato a Torino e successivamente rimpatriato con un volo di Stato, tra le polemiche dell’opposizione. La Procura della CPI ha accusato il governo italiano di inadempienza e di aver ostacolato la giustizia internazionale, sollevando interrogativi sulla cooperazione tra Roma e Tripoli. In Libia, intanto, la magistratura sembra voler dimostrare una nuova determinazione. “Nonostante l’instabilità politica, il nostro sistema giudiziario è pronto a fare chiarezza,” ha dichiarato un portavoce della Procura. Il procedimento penale nazionale si affianca alle indagini internazionali e potrebbe portare a un processo storico per crimini contro l’umanità.