L’accordo di cessate il fuoco tra India e Pakistan, accolto con favore dagli Stati Uniti, si è dimostrato di breve durata. Poche ore dopo la sua entrata in vigore, i due Paesi si sono accusati reciprocamente di aver violato la tregua, riaccendendo le tensioni lungo la linea di controllo nel Kashmir. L’India ha segnalato “ripetute violazioni” da parte del Pakistan, sostenendo che le forze armate pakistane abbiano condotto attacchi mirati contro postazioni militari indiane. Il ministro degli Esteri indiano, Vikram Misri, ha dichiarato che l’esercito sta rispondendo in modo “adeguato e proporzionato” alle provocazioni subite. Dal canto suo, il Pakistan ha accusato l’India di aver preso di mira infrastrutture strategiche, tra cui l’aeroporto di Pathankot e la base aerea di Udhampur, in una rappresaglia definita “occhio per occhio”. In risposta, l’esercito pakistano ha avviato l’Operazione Bunyanun Marsoos, un’azione militare volta a contrastare quelle che definisce aggressioni indiane. La comunità internazionale ha espresso forte preoccupazione per la rapida escalation. Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha invitato entrambe le nazioni a percorrere la via diplomatica per evitare un conflitto su larga scala. Anche la Cina ha sollecitato India e Pakistan a mantenere la calma e a rispettare i termini dell’accordo appena raggiunto. Nonostante i tentativi diplomatici, la situazione rimane estremamente delicata. Ciò che avrebbe dovuto rappresentare un passo verso la pace rischia di trasformarsi in un nuovo capitolo di tensioni tra le due potenze nucleari. Resta da vedere se gli sforzi della comunità internazionale riusciranno a riportare le parti al dialogo o se la crisi continuerà a intensificarsi, minacciando ulteriormente la stabilità regionale.