Durante un incontro avvenuto lunedì con Donald Trump, il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha affermato che non procederà al rimpatrio di un uomo deportato per errore, secondo quanto riportato dal Dipartimento di Giustizia. “Come potrei riportarlo negli Stati Uniti? Illegalmente? – ha detto Bukele, riferendosi a Kilmar Abrego Garcia. “Ovviamente no. È una domanda assurda”. Alla domanda sul rilascio di Garcia in El Salvador, Bukele ha risposto: “Non abbiamo intenzione di liberare terroristi”. Trump, rivolgendosi ai giornalisti, ha aggiunto: “Vorrebbero tanto che un criminale fosse liberato qui. Sono fuori di testa.” Tuttavia, i documenti del tribunale mostrano che Garcia non ha precedenti penali né negli USA né in El Salvador. Il Dipartimento di Giustizia ha ammesso che la sua espulsione è stata un errore amministrativo, e la Corte Suprema ha ordinato il suo ritorno, definendo illegale l’allontanamento. Durante l’incontro, il Segretario di Stato, Marco Rubio, ha ribadito che la politica estera è competenza del presidente, non dei tribunali. Il Procuratore Generale, Pam Bondi, ha aggiunto che, qualora El Salvador decidesse di rimpatriare Garcia, gli USA agevolerebbero il trasferimento. Tuttavia, il consigliere della Casa Bianca, Stephen Miller, ha negato l’esistenza di errori, mentre la Corte Suprema ha, invece, confermato l’illegalità della deportazione stabilendo che Garcia era protetto da un ordine che ne impediva l’espulsione. Nel frattempo, l’amministrazione Trump ha firmato un accordo da 6 milioni di dollari con El Salvador per incarcerare membri di gang come MS-13, con cui Garcia nega di avere alcun legame. Un giudice federale ha sottolineato che le accuse contro di lui si basavano su dettagli irrilevanti, come un cappello dei Chicago Bulls. Miller ha dichiarato che, qualora Garcia fosse rimpatriato, sarebbe nuovamente deportato.
