Il mondo ha bisogno di giovani che siano “pellegrini di speranza, coraggiosi nel dedicare la propria vita a Cristo, pieni di gioia per il fatto stesso di essere suoi discepoli-missionari”. Con queste parole, ieri il Papa si è rivolto alle nuove generazioni nel messaggio diffuso dal Policlinico Gemelli di Roma in occasione della 62esima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si celebrerà l’11 maggio prossimo. Un messaggio forte e incisivo, che si inserisce nel contesto di una società in cui molti giovani si sentono smarriti di fronte alle incertezze del futuro. Nel suo appello, il Pontefice ha sottolineato come oggi i giovani siano spesso travolti da una crisi d’identità profonda, che va oltre la semplice precarietà lavorativa. “È una crisi di senso e di valori – ha scritto il Papa – che la confusione digitale rende ancora più difficile da attraversare”. In un mondo segnato da ingiustizie sociali, dalla marginalizzazione dei più deboli e dalla brutalità della guerra, i giovani faticano a trovare un percorso chiaro per realizzare i propri sogni e aspirazioni.
Eppure, il messaggio Bergoglio è stato un messaggio di speranza. “Il Signore, che conosce il cuore dell’uomo, non abbandona nell’insicurezza”, ha detto, invitando le nuove generazioni a riscoprire la bellezza della chiamata alla fede. Una chiamata che non si traduce solo in vocazioni religiose, ma in una vita vissuta come dono, in una missione quotidiana che trasforma ogni giovane in un pellegrino di speranza.
Il ruolo della Chiesa
La responsabilità di orientare e sostenere i giovani nel loro cammino non è solo personale, ma coinvolge anche la comunità ecclesiale. “Noi membri adulti della Chiesa, specialmente i pastori – ha continuato il Vescovo di Roma – siamo sollecitati ad accogliere, discernere e accompagnare il cammino vocazionale delle nuove generazioni”. Questo significa creare spazi di ascolto, promuovere momenti di preghiera e silenzio, e soprattutto dare ai giovani gli strumenti per comprendere quale sia il loro posto nel mondo alla luce della fede. Il Papa ha invitato a guardare ai giovani santi e beati come esempi di vocazione vissuta con gioia e dedizione. Tra questi cita Santa Rosa di Lima, San Domenico Savio, Santa Teresa di Gesù Bambino, San Gabriele dell’Addolorata, il Beato Carlo Acutis e il Beato – presto Santo – Pier Giorgio Frassati. “Ciascuno di loro – ha continuato – ha vissuto la vocazione come cammino verso la felicità piena, nella relazione con Gesù vivo”.
Un invito che si rivolge direttamente ai giovani di oggi, spesso distratti da un mondo che li spinge a scelte affrettate e a una vita frenetica, riempita di rumore. “Abbiate il coraggio di fermarvi, di ascoltare dentro voi stessi e di chiedere a Dio cosa sogna per voi”, ha chiesto il Pontefice. Un suggerimento che si traduce in un’esortazione alla preghiera, al raccoglimento e alla riflessione, elementi indispensabili per discernere la propria vocazione.
Un messaggio di speranza
Nel giorno in cui Francesco ha diffuso il suo messaggio, è giunta anche la lettera del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha espresso gratitudine e riconoscenza per i dodici anni di pontificato del Santo Padre. “Insieme a me, il popolo italiano le è riconoscente per questi dodici anni nei quali ha offerto la più autentica testimonianza dei valori evangelici, in un servizio costante non soltanto alla Chiesa cattolica ma all’umanità tutta”, ha scritto il Capo dello Stato. Mattarella ha sottolineato inoltre il ruolo centrale del Papa nei principali consessi internazionali, dal G7 al G20, fino alla Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. “Vostra Santità ha portato un vibrante richiamo alla riscoperta della speranza, all’accantonamento di logiche di forza e di prevaricazione, a quelle istanze di rinnovamento dischiuse da un uso etico delle nuove tecnologie”, ha evidenziato il Presidente della Repubblica, riconoscendo l’importanza della voce del Pontefice nel dibattito globale.