martedì, 18 Marzo, 2025
Esteri

Crisi nel Mar Rosso: raid americani scattano le rappresaglie Houthi

In Yemen 53 morti di cui 5 bambini, colpito anche un ospedale oncologico. Netanyahu licenzia Ronen Bar, capo dello Shin Bet.

Mentre il rischio di un allargamento del conflitto in medio oriente diventa sempre più concreto, le tensioni tra Israele e Hamas rimangono irrisolte e le divisioni interne alla politica israeliana si approfondiscono dopo la decisione del premier Netanyahu di licenziare il capo dello Shin Bet. Gli Stati Uniti hanno lanciato una serie di attacchi aerei sulle postazioni Houthi in Yemen, causando almeno 53 vittime, tra cui cinque bambini. Un ospedale oncologico nella città di Ansrallah è stato colpito, provocando una dura reazione da parte delle autorità locali. Gli Houthi hanno risposto intensificando i loro attacchi, rivendicando un secondo assalto in 24 ore contro la portaerei statunitense USS Harry Truman nel Mar Rosso settentrionale. Secondo il gruppo, lo scontro è durato diverse ore e ha coinvolto missili balistici, missili da crociera e droni. Le offensive americane hanno scatenato proteste di massa nelle aree yemenite controllate dagli Houthi. Migliaia di persone sono scese in piazza a Sanàa, Saada, Dhamar, Hodeida e Amran, sventolando cartelli e scandendo slogan contro gli Stati Uniti e Israele. La Casa Bianca ha giustificato gli attacchi come una risposta agli assalti degli Houthi contro le navi commerciali nel Mar Rosso, accusando il gruppo di voler destabilizzare la regione per conto dell’Iran. Gli Houthi, dal canto loro, hanno ribadito che le loro azioni mirano a costringere Israele a porre fine all’operazione militare su Gaza e hanno definito i bombardamenti statunitensi “crimini di guerra”.

Licenziato il capo dello Shin Bet

In un’altra mossa controversa, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di rimuovere Ronen Bar dalla guida dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna. La decisione, ufficialmente motivata dalla “mancanza di piena fiducia”, ha scatenato un’ondata di critiche e manifestazioni in Israele. Bar, ex militare dell’IDF e direttore dello Shin Bet dal 2021, aveva ammesso gravi errori nella gestione della sicurezza prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Tuttavia, nonostante le richieste di dimissioni, era rimasto alla guida dell’agenzia. L’opposizione israeliana ha duramente contestato la decisione, ritenendola un atto politico volto a consolidare il potere di Netanyahu. I partiti di opposizione hanno annunciato un ricorso all’Alta Corte di Giustizia per bloccare il licenziamento e hanno convocato una grande manifestazione davanti all’ufficio del primo ministro a Gerusalemme. Oltre ai politici, anche il mondo accademico ha reagito con fermezza: il presidente dell’Università di Tel Aviv e altri dirigenti hanno annunciato scioperi, mentre alcune scuole hanno deciso di partecipare alle proteste. Secondo alcuni analisti, la rimozione di Bar potrebbe avere conseguenze sulla stabilità interna di Israele, alimentando ulteriormente il malcontento nei confronti del governo Netanyahu.

Raid su Gaza e tensioni con Hamas

Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno condotto nuovi attacchi su Gaza, dichiarando di aver colpito militanti che stavano operando un drone destinato a compiere attacchi terroristici. Hamas ha denunciato l’uccisione di civili e giornalisti, sostenendo che le forze israeliane abbiano preso di mira individui non coinvolti in operazioni militari. Tra le vittime, secondo Hamas, vi sarebbero fotoreporter e personale della Jihad Islamica. L’IDF ha invece diffuso un elenco dei militanti eliminati, tra cui alcuni ex detenuti rilasciati nell’ultimo scambio di prigionieri. Parallelamente, secondo fonti della CBS, Israele e Stati Uniti starebbero valutando l’opzione di sfollare la popolazione di Gaza in altri paesi, tra cui Siria, Sudan e Somalia. L’idea, proposta in passato da Donald Trump come parte di un piano per la ricostruzione di Gaza, ha sollevato forti reazioni internazionali. Le autorità siriane e somale hanno smentito contatti ufficiali, mentre dal Sudan, impegnato in una guerra civile, non è arrivato alcun commento. L’ipotesi di un trasferimento forzato della popolazione palestinese rimane una questione altamente controversa.

Mediazione giordana e ruolo dell’Italia

Sul piano diplomatico, ieri il re di Giordania Abdullah II, in visita a Roma, ha incontrato il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni per discutere delle tensioni in Medio Oriente. Abdullah ha ringraziato l’Italia per il suo supporto umanitario e ha sottolineato l’importanza della cooperazione per affrontare le sfide della regione. Mattarella ha ribadito il sostegno italiano agli sforzi di mediazione della Giordania e ha elogiato il ruolo del paese nel tentativo di garantire stabilità e sicurezza.

 

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