La guerra in Ucraina continua a evolversi con nuovi sviluppi sul fronte orientale. Mosca ha lanciato un ultimatum alle truppe ucraine nella regione di Kursk, avvertendo che il tempo per la resa sta per scadere. “L’offerta del presidente Vladimir Putin di risparmiare i soldati ucraini che deporranno le armi è ancora valida, ma il tempo stringe”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Dal canto suo, l’Ucraina ha intensificato le operazioni nel Kursk: le autorità di Mosca hanno dichiarato di aver abbattuto 126 droni ucraini in una sola notte, segnale di una crescente intensità del conflitto. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha negato che le forze di Kyiv siano accerchiate. “Le nostre truppe stanno combattendo e la situazione è sotto controllo. Non siamo di fronte a un accerchiamento”, ha dichiarato in un messaggio sui social media. Zelensky ha anche denunciato un massiccio accumulo di forze russe lungo il confine, in particolare nella regione di Sumy. Contemporaneamente le forze russe hanno lanciato attacchi massicci a Odessa e nella regione di Kherson, causando blackout e vittime civili. A Kryvyi Rih, un bombardamento missilistico ha ferito 11 persone, mentre nel nord-est del Paese i droni russi hanno colpito infrastrutture strategiche.
Nuova squadra di negoziatori per Kiev
In questo quadro Zelensky ha istituito una delegazione per guidare i negoziati di pace con Mosca. Il team, composto da esponenti di spicco del governo ucraino, ha recentemente partecipato a colloqui in Arabia Saudita con rappresentanti statunitensi, culminati in una proposta di cessate il fuoco di 30 giorni. Zelensky, però, si mostra scettico sulla reale volontà russa di porre fine al conflitto. In un messaggio pubblicato su X (ex Twitter), ha accusato Putin di mentire sulla situazione sul campo e di procrastinare volutamente la guerra. “Mosca capisce solo la lingua della pressione. Non basta parlare di cessate il fuoco, servono sanzioni più severe e un’azione diplomatica decisa”, ha dichiarato.
Le trattative con Putin
Mentre sul campo il conflitto continua a intensificarsi, il presidente Donald Trump che assicura di aver ricevuto segnali positivi da Mosca. “Abbiamo avuto ottimi colloqui con la Russia e abbiamo ricevuto risposte promettenti”, ha dichiarato il leader statunitense durante un discorso al Dipartimento di Giustizia. Trump ha rivelato di aver avuto conversazioni telefoniche “molto positive” sia con i rappresentanti ucraini sia con il Cremlino, sottolineando che il governo di Kyiv sarebbe disposto a un cessate il fuoco se anche la Russia accettasse. “Non è facile”, ha ammesso il presidente americano, facendo eco alle difficoltà incontrate nei precedenti tentativi diplomatici. In un’intervista rilasciata alla testata ‘Full Measure’, Trump ha espresso un cauto ottimismo, affermando che Putin potrebbe accettare la tregua e che i dettagli saranno chiariti nei prossimi giorni. “È una guerra terribile, ma stiamo trattando e la situazione potrebbe evolversi positivamente”, ha affermato.
Musk taglia i fondi per i bambini ucraini
Nel frattempo, emergono preoccupazioni anche sul fronte umanitario. Il Mirror ha riportato che i tagli ai finanziamenti decisi dal Dipartimento Doge, sotto l’influenza di Elon Musk, hanno interrotto il lavoro di un team della Yale University impegnato nel recupero di bambini ucraini deportati in Russia. Il progetto, che aveva contribuito al salvataggio di centinaia di minori grazie all’uso di tecnologie open source, si è visto privare delle risorse necessarie a proseguire. Secondo fonti ucraine, sarebbero circa 20.000 i bambini sottratti illegalmente dall’inizio dell’invasione russa nel 2022.
il veto dell’Ungheria e criticità Ue
Sul versante europeo, il panorama geopolitico si complica ulteriormente con le posizioni dell’Ungheria. Il primo ministro Viktor Orban, in un post su Facebook, ha ribadito il suo netto rifiuto all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, avanzando richieste radicali a Bruxelles. Tra le principali istanze di Budapest figurano il rafforzamento della sovranità nazionale, il diritto di veto assoluto per gli Stati membri, l’espulsione degli “agenti di Soros” dalla Commissione Europea e la protezione delle frontiere contro i flussi migratori.