Tra raid militari e tentativi di tregua, il conflitto a Gaza continua a mietere vittime mentre la diplomazia internazionale cerca di delineare il futuro dell’intera regione. Il piano arabo per la ricostruzione di Gaza ha ottenuto il sostegno di diversi Paesi europei, ma il conflitto siriano riaccende tensioni nella regione, con attacchi agli alawiti e dure reazioni da parte di Israele.
Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano, ha annunciato che il governo Netanyahu sta lavorando alla creazione di un’”amministrazione per la migrazione” per coordinare l’evacuazione “volontaria” della popolazione palestinese dalla Striscia di Gaza. Secondo Smotrich, il processo potrebbe portare all’uscita di circa 5.000 persone al giorno, completando l’operazione nell’arco di un anno. Smotrich ha inoltre rivelato che Israele sta discutendo direttamente con Washington su come attuare il piano proposto da Donald Trump per il trasferimento dei residenti di Gaza all’estero. Se le operazioni militari riprenderanno con intensità, ha dichiarato Smotrich, “i gazawi non avranno più nulla da cercare lì nei prossimi 10-15 anni”. Sul fronte militare, l’Idf ha dichiarato di aver condotto un raid contro militanti che stavano piazzando esplosivi nel nord di Gaza. Secondo l’esercito, un aereo da guerra israeliano ha colpito i sospetti terroristi dopo averli individuati vicino alle truppe israeliane.
Questione degli Ostaggi
Parallelamente Hamas ha confermato di aver tenuto incontri con l’inviato statunitense Adam Boehler per discutere la questione degli ostaggi. Il gruppo palestinese ha accettato di rilasciare alcuni prigionieri ancora vivi in cambio di una proroga di due mesi del cessate il fuoco. Secondo fonti citate dal Times of Israel, i recenti negoziati al Cairo avrebbero portato alla decisione di Israele di inviare una delegazione in Qatar per proseguire le trattative. Tuttavia, Israele ha espresso irritazione per i contatti diretti tra gli Stati Uniti e Hamas, ritenendo che Washington stia facendo concessioni senza consultare lo Stato ebraico. Attualmente si stima che Hamas abbia ancora in ostaggio 24 persone vive e i corpi di altri 35. Israele ha interrotto i rifornimenti alla Striscia di Gaza, mettendo ulteriore pressione sul gruppo militante affinché accetti il rilascio.
Il Piano Arabo
Intanto Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna hanno espresso il loro sostegno al piano arabo per la ricostruzione della Striscia, approvato in un recente vertice d’emergenza al Cairo. Il piano prevede un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e mira a migliorare rapidamente le condizioni di vita della popolazione palestinese. Un punto centrale dell’iniziativa è il rifiuto di Hamas come entità governativa, con un sostegno esplicito al ruolo dell’Autorità Palestinese e alla realizzazione di riforme. Hamas, pur non essendo escluso esplicitamente dal piano, ha accolto la proposta di rapide elezioni per determinare il futuro della leadership palestinese. Questo potrebbe rappresentare un punto di svolta per il futuro politico della Striscia di Gaza, aprendo la strada a un’eventuale transizione.
Siria e condanna Ue
Parallelamente la Siria torna a essere un punto critico per la stabilità regionale. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha denunciato la recente offensiva contro i membri della setta alawita, legata all’ex presidente siriano Bashar al-Assad.Secondo l’Osservatorio per i Diritti Umani in Siria, centinaia di civili alawiti sarebbero stati uccisi in attacchi condotti da gruppi islamisti. Katz ha puntato il dito contro Abu Mohammed al-Jolani, leader dell’organizzazione jihadista HTS (Hayat Tahrir al-Sham), accusandolo di commettere atrocità contro la popolazione civile. “Al-Jolani si è presentato con un volto moderato, ma ora ha mostrato il suo vero volto: un terrorista jihadista della scuola di al-Qaida”, ha dichiarato Katz. Ha inoltre assicurato che Israele continuerà a mantenere una zona cuscinetto lungo il confine siriano per prevenire minacce alla sicurezza dello Stato ebraico. L’Unione Europea ha espresso una ferma condanna degli attacchi contro le forze governative provvisorie in Siria e delle violenze contro i civili. In una nota ufficiale, il portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha ribadito l’importanza di proteggere i civili nel rispetto del diritto internazionale. L’UE ha inoltre invitato tutti gli attori esterni a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della Siria, sottolineando che qualsiasi tentativo di destabilizzazione potrebbe compromettere le prospettive di una transizione pacifica.