martedì, 4 Marzo, 2025
Economia

Pil +0,7%, deficit in calo al 3,4%: i numeri dell’Istat sui dati economici del 2024

Il debito pubblico sale al 135,3% del Prodotto interno lordomentre la pressione fiscale tocca il 42,6%. Giorgetti: “Dati migliori del previsto”

L’Istat ha diffuso ieri i dati economici relativi al 2024: è venuto fuori un incremento del Pil dello 0,7% in volume e un miglioramento del deficit pubblico, che scende al 3,4% del Prodotto interno lordo. Sebbene il debito pubblico sia aumentato al 135,3% del Pil, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è detto soddisfatto, parlando di una situazione economica migliore del previsto.

Entrando nello specifico, nel 2024, il Prodotto Interno Lordo ai prezzi di mercato ha raggiunto i 2.192.182 milioni di euro, registrando una crescita nominale del 2,9%. Ma in termini di volume, la crescita si è attestata allo 0,7%, confermando una ripresa economica più lenta rispetto agli anni precedenti. La domanda interna ha contribuito in maniera positiva, con un incremento dello 0,5% degli investimenti fissi lordi e dello 0,6% dei consumi finali nazionali. A livello di flussi commerciali, il 2024 ha visto un calo delle importazioni dello 0,7% e un aumento delle esportazioni dello 0,4%, segnali di una domanda interna ancora incerta ma di una lieve ripresa della competitività sui mercati esteri. La domanda nazionale, al netto delle scorte, ha apportato un contributo positivo di +0,5 punti percentuali alla crescita del Pil, mentre la domanda estera netta ha contribuito per +0,4 punti percentuali. L’unico elemento negativo è stato il contributo della variazione delle scorte, pari a -0,1 punti percentuali.

Settori economici

Analizzando i diversi settori economici, l’agricoltura, silvicoltura e pesca hanno registrato una crescita del 2,0% in volume, seguite dalle costruzioni con un +1,2%. Il settore dei servizi ha segnato un incremento dello 0,6%, mentre l’industria in senso stretto ha subito una leggera contrazione dello 0,1%, segno che le difficoltà del settore manifatturiero non sono ancora completamente superate.

Uno degli aspetti più rilevanti dei dati Istat riguarda la finanza pubblica. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche si è attestato al -3,4% del Pil, in netto miglioramento rispetto al -7,2% del 2023. Anche il saldo primario, ovvero il deficit al netto della spesa per interessi, ha registrato un miglioramento significativo, passando dal -3,6% del 2023 a un avanzo dello 0,4% nel 2024. Secondo Giorgetti, questi dati dimostrano una gestione più efficace della spesa pubblica e delle entrate fiscali.

Tendenze nei consumi

Nel 2024 la spesa per consumi finali delle famiglie è aumentata dello 0,4%, con incrementi più marcati nel settore dei trasporti (+3,5%), dell’informazione e comunicazioni (+3,6%) e della ristorazione e alberghi (+2,0%). Di contro, si sono registrate contrazioni significative nei consumi di vestiario e calzature (-3,6%) e nei servizi sanitari (-3,7%). La spesa delle Amministrazioni pubbliche è aumentata dell’1,1%, mentre quella delle Istituzioni sociali private (Isp) del 2,1%. Gli investimenti fissi lordi hanno registrato una crescita dello 0,5%, nettamente inferiore rispetto al +9,0% del 2023. Tra le componenti, si segnalano aumenti del 2,0% per le costruzioni e del 2,6% per i prodotti della proprietà intellettuale, mentre i macchinari e le attrezzature hanno subito un calo dell’1,8% e i mezzi di trasporto del 6,3%.

Pmi manifatturiero

L’Indice Pmi manifatturiero italiano, elaborato da Hcob, è salito a 47,4 a febbraio, rispetto ai 46,3 di gennaio, superando le stime degli analisti che lo davano a 46,6. Sebbene il settore manifatturiero sia ancora in contrazione, il miglioramento dell’indice indica un possibile rallentamento della crisi industriale e una graduale stabilizzazione del settore.

Debito pubblico e pressione fiscale

Il rapporto debito/Pil è salito al 135,3%, in aumento rispetto al 134,6% del 2023. La pressione fiscale complessiva, ovvero l’ammontare delle imposte dirette, indirette e dei contributi sociali rispetto al Pil, è cresciuta al 42,6%, contro il 41,4% dell’anno precedente. Questo aumento è dovuto a una crescita delle entrate fiscali e contributive (+5,7%), superiore all’incremento del Pilnominale (+2,9%).

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