Un’importante scoperta nel campo dell’oncologia polmonare potrebbe portare speranza a molti pazienti affetti da tumore al polmone non a piccole cellule (Nsclc), in particolare quelli con la rara mutazione del gene ALK. Il farmaco “Lorlatinib”, un innovativo inibitore della tirosin-chinasi, ha mostrato risultati straordinari in uno studio clinico di fase 3, aumentando significativamente le possibilità di sopravvivenza e di controllo della malattia.
I dati, presentati lo scorso 31 maggio al Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO) a New York, rivelano che il Lorlatinib ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte dell’81% rispetto ai pazienti trattati con il farmaco antitumorale standard Crizotinib. Nel dettaglio, il 60% dei pazienti trattati con Lorlatinib ha raggiunto una sopravvivenza di cinque anni senza segni di progressione della malattia, un tasso “senza precedenti nel panorama della terapia oncologica”, soprattutto se confrontato con l’8% di sopravvivenza senza progressione dimostrato nei soggetti trattati con Crizotinib.
Un’eccezionale protezione contro le metastasi cerebrali
Lo studio, che ha coinvolto 296 pazienti maggiorenni provenienti da 23 Paesi tra il 2017 e il 2019, ha anche evidenziato un’eccezionale protezione contro le metastasi cerebrali, un preoccupante complicato del Nsclc, con una riduzione del rischio di progressione intracranica pari al 94%. Il carcinoma polmonare non a piccole cellule rappresenta la forma più comune di tumore polmonare, incidendo sull’85-90% dei casi. Tuttavia, solo una ristretta percentuale dei pazienti (circa il 3-5%) presenta la mutazione ALK e questa condizione colpisce in particolare i non fumatori e i pazienti giovani, spesso con meno di 55 anni. Questi soggetti si trovano ad affrontare un decorso rapido della malattia, con circa un terzo di loro che sviluppa metastasi cerebrali entro due anni dalla diagnosi iniziale.
Risultati estremamente promettenti
Filippo de Marinis, direttore della divisione di Oncologia toracica presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e membro del comitato direttivo dello studio Crown, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta: “La molecola Lorlatinib ha già mostrato una chiara superiorità nel controllo della malattia rispetto al Crizotinib, diventando un nuovo standard terapeutico. Con il 92% dei pazienti che non ha presentato progressione cerebrale a cinque anni, rispetto al 20% nei pazienti trattati con Crizotinib, i risultati sono estremamente promettenti.”