martedì, 30 Aprile, 2024
Economia

Non solo credito, finanza e garanzie di Stato

Iricav 2020-2040: nuove opere pubbliche e infrastrutture per i prossimi 20 anni di economia e occupazione.

La sensazione che emerge dalla lettura dei vari testi normativi è che si cerchi la soluzione alla crisi economica, post covid-19, con una bolla di misure finanziarie, immissione di liquidità garantita da debito pubblico (dallo Stato, tramite la Sace): come se la soluzione a tutti i problemi passi unicamente dalla sola continuità nella circolazione di moneta. È necessario, ma non sufficiente.

È certamente servita l’immediata risposta del settore bancario con iniziative che si sono contraddistinte per aver puntellato l’economia italiana senza attendere l’azione di governo, quest’ultima più direttamente impegnata a fronteggiare l’emergenza sanitaria, la riorganizzazione del sistema sanitario, la riconversione del sistema produttivo per i DPI. 

Preoccupa tuttavia la proposta di alcuni che vorrebbero attingere al patrimonio delle Fondazioni bancarie per risolvere l’emergenza economica: svuotare il fortino che ha consentito a Intesa San Paolo, ed in particolare al suo AD Carlo Messina, di muovere le prime mosse per sostenere l’economia italiana non è lungimirante e potrebbe poi esporre il nostro sistema economico a scalate ostili. Diffidiamo, pertanto, dalle scorciatoie: quelle che poi nel tempo hanno messo all’angolo l’Italia. Servono ben altre misure ed interventi e  bene, quindi, l’inserimento del sistema finanziario e creditizio italiano nella tutela della nuova Golden Power, approvata dal Governo lunedì 6 aprile, al fine di prevenire azioni perniciose per il nostro tessuto economico.

Alla prima ondata di iniziative del sistema bancario per sostenere l’economia circolante, deve rapidamente fare seguito una ripartenza dell’economia reale: in particolare, quella delle opere pubbliche che ha sempre giocato un ruolo importante nell’economia di Stato.

È da tempo asfittico il mercato delle opere pubbliche, prima ancora della adozione del Codice dei contratti pubblici, d.lgs. n. 50/2016, sotto il Governo Renzi con l’allora Ministro dell’Infrastrutture Graziano Delrio, per recepire le direttive dell’Unione europea nel settore delle opere, servizi, forniture e concessioni. È subito risultata un’opera complessa e di difficile attuazione: ben 220 articoli (con XXV allegati) da interpretare e leggere insieme a molteplici linee guida dell’Anac.

Una babele normativa che ha “inchiodato” il comparto e ha richiesto ripetuti successivi interventi con i c.d. “sblocca cantieri”. 

Tra le più recenti iniziative, in questa direzione di semplificazione dei procedimenti e accelerazione delle tempistiche, la proposta di nomina degli amministratori di ANAS e RFI quali commissari straordinari per la realizzazione di opere e interventi del contratto di programma ANAS 2016-2020 e del contratto di programma RFI – parte Investimenti 2017-2021. Qui si misurerà la sensibilità politica del Governo nel valutare il rapporto costo-benefici rispetto ad iniziative e opere finanziate da un lustro e non realizzate, nonché rispetto alle future priorità ed esigenze del Paese di modernizzare i servizi ai cittadini a fronte di risorse economiche da ricercare con garanzie, debito pubblico e prove di forza con l’UE (Eurobond o Mes?).

Il tema centrale è (e resta) far convergere le energie (politiche, legislative, amministrative, imprenditoriali ed economiche) sull’economia reale: serve una ripartenza del mercato delle grandi opere pubbliche e delle infrastrutture strategiche, con un piano di ammodernamento del Paese. Operazione che richiederebbe un nuovo rapporto tra Stato, General Contractor, sistema bancario e imprese del settore. Quello che, a partire dagli anni ’90, pur se con qualche disfunzione, nota anche alle cronache giudiziarie, ha consentito (ad es., con i consorzi Iricav1 e Iricav2) la realizzazione dell’alta velocità in Italia che ha cambiato le abitudini degli italiani e reso il trasporto aereo non più competitivo.

Il centro della discussione va spostato dalle norme alle azioni.

Non sono le norme a sbloccare i cantieri: le norme non hanno capacità di generare e creare da sole valore, se non per fictio iuris. La realtà dei fatti non è modellabile dalle norme e il legislatore segue e regola fatti: questo uno degli insegnamenti dei maestri del diritto commerciale in Italia, tra cui l’emerito prof. Berardino Libonati (che fu presidente della Banca di Roma, del Banco di Sicilia, di Telecom Italia, di TIM, di Alitalia e sindaco dell’Eni).

Comprendere la realtà dei fatti aiuta a legiferare per dare le giuste soluzioni. 

Nel settore delle opere pubbliche, il problema non è solo di burocrazia normativa e gli “sblocca cantieri” non sono sufficienti ed idonei a invertire la rotta nel rapporto tra opere pubbliche ed economia reale.

Parallelamente alla semplificazione del tessuto normativo, serve ricostruire un “contesto di fiducia”, un “clima di tranquillità”, “una classe imprenditoriale e dirigente” capace, dinamica e interattiva: in sintesi, occorre rinverdire quei luoghi e contesti dove si prendono decisioni nell’interesse dello Stato, senza che ciò sia visto o percepito come un fenomeno di rilievo per l’anticorruzione. 

Torna ad essere centrale il ruolo delle fondazioni bancarie (o di Intesa San Paolo) nel ricreare quei sani contesti (come, ad esempio, era originariamente l’IGI di Zamberletti) in cui discutere, elaborare, decidere, intraprendere al fine di iniettare nell’economia reale nuove energie e sostenere occupazione e produzione.

L’indirizzo politico resta imprescindibile per definire concordemente la direzione dell’ammodernamento del sistema Paese: ospedali, scuole, energie rinnovabili, impianti di recupero, riciclo e trattamento rifiuti, tutela e valorizzazione del patrimonio marittimo e culturale, reti tlc, strade e ponti. 

La lista delle priorità è notoriamente lunga, avendo trascurato nel trascorso ventennio quella programmazione delle opere, che, come per la TAV, accompagna i cambiamenti sociali e produttivi: d’altra parte, ogni cambiamento mancato genera un cambiamento inatteso! Il nostro spettro oggi è il cambiamento mancato per fronteggiare nell’immediato futuro il ritardo su molti fronti, come ci ha dimostrato il covid-19, quale conseguenza anche della politica europea di austerità che dal 2010 affanna il nostro Paese. 

Il prossimo cambiamento atteso, è una operazione sistemica modello Iricav 2020-2040: venti anni di grandi opere e infrastrutture strategiche, per cambiare pelle con una programmazione di lungo corso.

Può ora tornare utile la nomina di un commissario straordinario in più o un ulteriore sblocca cantieri: ma sono solo rattoppi e non soluzioni sistemiche di lungo periodo. Serve tornare ad avere visione, programmazione, fare scelte prospettiche, creando quei nuovi laboratori dove approntare ed eseguire le scelte per il bene comune e la solidarietà anche verso le prossime generazioni, che altrimenti si troveranno gravate da debito pubblico ma senza alcun utile lascito. 

L’ennesimo ponte crollato (di Albiano Magra), giorno 8 aprile, tra le province di La Spezia e Massa Carrara rende urgente tornare a fare buone opere pubbliche e a manutenerle correttamente.

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